Esther
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La città

Esther, la nuova wave della Trap viene da Barletta

Vent'anni, tanta voglia di comunicare e il successo che attraversa le varie piattaforme digitali

Esther, pseudonimo artistico di Maria Barile, è una ragazza di Barletta classe 2001. Ha studiato al Liceo "A.Casardi", indirizzo Liceo Musicale, e si è subito messa in gioco con quello che più ama fare: la musica. I suoi primi singoli, "Bonsai" e "Arcobaleno", sono stati un immediato ed incredibile successo su tutte le piattaforme digitali, riscuotendo milioni di visualizzazioni e condivisioni. Da Spotify e YouTube, trampolino di lancio e confort zone della musica, fino alla piattaforma che sta spopolando in questo ultimo periodo: TikTok, sulla quale Esther è una vera e propria star.

Il 26 Marzo 2021 alle precedenti due si è aggiunta una terza canzone, intitolata "DIADORA", che è schizzata in vetta alle preferenze di moltissimi utenti di TikTok con ancora più precocità rispetto alle prime e tutt'ora conta più di 14 mila streaming solo su Spotify. "Diadora" è solo la prima di tre canzoni, che usciranno a distanza di poco tempo e che lanceranno Esther nel panorama del rap/trap di nuova generazione.Il riferimento al brand di abbigliamento è lo specchio di quello che Esther vuole essere: la rappresentante della nuova generazione dei nativi digitali, ma soprattutto la voce di tutti i suoi coetanei che non riescono a farsi sentire. Nelle sue canzoni si risente l'eco della sua infanzia, dei tanti problemi generati da un epoca che, tramite i social, accorcia alcune distanze, ma ne aumenta altre, e spesso l'ha spinta a doversela cavare da sola, ma anche quanto i social network siano un prezioso compagno di viaggio in questo periodo.

Ciao Esther, giovanissima ma già di successo a livello nazionale grazie ai tuoi numeri sulle piattaforme digitali. Quanto credi che sia importante utilizzare i social per emergere o per comunicare?

«Credo che oggi i social network siano uno dei mezzi più importanti per comunicare e interagire con il proprio pubblico, fanno parte della nostra vita quotidiana e della nostra routine e, soprattutto in quest'ultimo periodo, penso che abbiamo capito la loro importanza. Mi ritengo fortunata ad essere nata in questa epoca perché con le nuove tecnologie possiamo facilitare la vita e i social sono un grosso aiuto per emergere, per noi artisti, basandoci sulle nostre qualità. Però credo anche che non si debba dimenticare l'importanza del contatto umano, che rimane sempre una necessità per tutti, ad esempio per un artista le performance live o gli incontri con i fan».

Hai studiato per 5 anni al Liceo Musicale di Barletta canto, lirica e pianoforte e poi li hai uniti in un genere, quello della Trap. Quali sono i punti di contatto tra la tua formazione più classica e la modernità contemporanea della Trap?

«Ho studiato canto lirico e pianoforte, ma parallelamente anche musica pop. Nel mio periodo scolastico ho sentito di non appartenere al mondo classico al 100% e ho iniziato a cercare soluzioni pensando in un'ottica più moderna. Col passare del tempo mi sono avvicinata alla trap, sicuramente anche influenzata dalle nuove tendenze del momento, e ho unito le mie basi classiche, fondamentali per ogni artista, alla musica che ascoltavo. Le mie playlist erano (e sono) composte da canzoni rap, trap, di artisti sia italiani sia internazionali. Per questo motivo il mio sound spazia tra il genere pop e quello trap. I miei pezzi tendono ad uno stile trap sotto l'aspetto dei testi e della base, però mantengono anche una sonorità pop».

Quando si pensa al rap e alla trap, si pensa ad un genere crudo, diretto e tendenzialmente maschile. Eppure, in questi anni, le quote rosa del rap, rappresentate da artisti del calibro di Chadia Rodriguez, Anna Pepe e Beba, hanno fatto sentire la loro voce. A cosa imputi questo boom delle figure femminili nel rap, che fino a pochi anni fa erano pochissime e spesso sconosciute ai più?

«Secondo me è tutta una questione di tempi, mentalità sociale e pregiudizi. Pensare che la trap sia solo un genere maschile credo sia un'associazione sbagliata. Anche noi donne possiamo e sappiamo fare trap e, come me, ci sono molte esponenti, anche a livello nazionale e internazionale, a dimostrarlo. Credo che al giorno d'oggi siano stati superati molti di quei pregiudizi del passato riguardanti la figura femminile nel mondo della musica, la donna ha pari diritti dell'uomo, pari opportunità e non ci vedo niente di male nell'ascoltare un pezzo trap cantato da una ragazza. Siamo nel 2021, la gente ha una mentalità più aperta e sono contenta di questo. Spero anche di essere di da esempio per tutte quelle ragazze che stanno compiendo questo passo importante. A loro dico: sconfiggete le vostre paure e non abbiate timore di essere giudicate!»

Col tuo successo su TikTok, hai attirato anche l'attenzione da parte della Stardust House, in cui gli artisti diventano sempre più comunicatori, influencer e creatori di contenuti digitali. Questo implica la responsabilità di veicolare messaggi per le nuove generazioni. Quali sono i messaggi che vuoi diffondere?

«Sicuramente è una responsabilità importante: i messaggi che voglio trasmettere sono messaggi positivi. Voglio portare come messaggio la mia esperienza di vita: non ho avuto una bella infanzia e oggi posso dire di essere soddisfatta per aver raggiunto alcuni obiettivi che non avrei mai immaginato di raggiungere. Nel videoclip di Diadora ho voluto lanciare un messaggio a tutti i ragazzi, affinché seguano il loro sogno e non si abbattano davanti alle difficoltà della vita: bisogna lottare insistentemente se si vuole andare da qualche parte. Per quanto riguarda la Stardust House, son contenta del loro supporto, mi stanno trasmettendo tanta creatività e tante nuove idee».

Sei la voce della nuova generazione, la generazione Y, che è nata e cresciuta in un'epoca che è già intrisa di mezzi digitali nel quale svilupparsi e con i quali comunicare. Quanto ti senti rappresentata da questa definizione di "Generazione Y"?

«Penso di appartenere alla generazione Y solo in parte. Sono nata negli anni Duemila, ho avuto la fortuna di avere uno smartphone in mano sin da bambina, mi ritengo nativa dell'era digitale, facendo parte appunto della nuova generazione, la cosiddetta "generazione Z", che è la generazione dei nativi immersi già nella tecnologia. Il fatto di essere nata in questa generazione mi ha portato innumerevoli vantaggi, grazie alla possibilità di comunicare con uno smartphone sui social network, dandoci modo di arrivare a più gente possibile. Ad esempio io utilizzo molto TikTok e Instagram, nei quali conto più di 80 mila followers in totale, per interagire con il mio pubblico.

Penso che con l'arrivo delle generazioni Y e Z sia cambiato anche lo stile di vita di noi giovani, partendo dalle nostre abitudini fino al nostro modo di vestire. Non a caso nel videoclip di "Diadora" ho scelto di indossare FIK.Y un brand che nasce con la Generazione Y e per la Generazione Y, che identifica il nuovo modo di approcciarsi alla realtà da parte dei giovani».
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