Cara Barletta ti scrivo
«Quanto vale la vita di una persona?»
Una lettera aperta dopo il brutale omicidio di lunedì sera
giovedì 14 aprile 2022
17.27
«Quanto vale la vita di una persona? A questa domanda penso che non vi sia una giusta risposta, tale che possa spiegare la motivazione che induce un uomo ad uccidere, a sangue freddo, senza il benché minimo attimo di titubanza, un suo simile.
Per chi è innamorato di questa città, di quella Barletta che ha sempre nel cuore, ma che ha lasciato per lavoro, non vivendo più il quotidiano, rimane tristemente affranto quando giungono notizie ferali come queste, per atti di inaudita violenza. Risultano come delle sferzate d'indicibile disagio e rammarico per chi, come me, cerca sempre di trovare il motivo di supporto e di accorata difesa, ad una crescente nomea che sta impadronendosi di Barletta. Non si riesce proprio a trovare una spiegazione idonea, a chi chiede: come mai la tua città d'origine è piombata così in basso. Tal volta il silenzio è più eloquente di tantissime parole!
Non c'è una motivazione logica per fatti di sangue come quest'ultimo, non ci può essere una realistica spiegazione, se dalle parole seppur cruenti si passa inspiegabilmente ai fatti. Non è bello saltare agli onori della cronaca per fatti simili, purtroppo per Barletta è la terza volta di seguito, sarebbe bellissimo se una volta tanto ci fossero notizie che dessero lustro e il risalto che merita, a questa città.
Il mio pensiero personale di accorata vicinanza va alla famiglia, ai figli dello sfortunato Giuseppe, che non conosceranno mai più giorni lieti, privati dall'affetto paterno, da chi non riuscirà a farne così tanti nelle patrie galere, per via di leggi che lo reintegreranno dopo qualche decennio (forse) nel tessuto sociale.
Purtroppo la ferita è aperta, rimarrà tale sino a quando non si troverà la giusta soluzione a questi atti ferali d'inaudita violenza, di disagio sociale in cui vi è scaraventato non solo chi li commette, ma tutta la comunità, perché Barletta è di tutti e dobbiamo lottare strenuamente affinché ciò non accada più.
Ultima considerazione mi stringo intorno alla famiglia a chi ha perso un marito, a chi ha perso un padre, a chi ha perso un figlio e chi un fratello: Giuseppe io non lo conoscevo, ma ciò non mi esula dall'essere costernato e rattristato da quello che è accaduto, ho perso un compaesano e questo mi basta! Riposa in pace Giuseppe, che la terra ti sia lieve!».
Antonio Dibenedetto
Per chi è innamorato di questa città, di quella Barletta che ha sempre nel cuore, ma che ha lasciato per lavoro, non vivendo più il quotidiano, rimane tristemente affranto quando giungono notizie ferali come queste, per atti di inaudita violenza. Risultano come delle sferzate d'indicibile disagio e rammarico per chi, come me, cerca sempre di trovare il motivo di supporto e di accorata difesa, ad una crescente nomea che sta impadronendosi di Barletta. Non si riesce proprio a trovare una spiegazione idonea, a chi chiede: come mai la tua città d'origine è piombata così in basso. Tal volta il silenzio è più eloquente di tantissime parole!
Non c'è una motivazione logica per fatti di sangue come quest'ultimo, non ci può essere una realistica spiegazione, se dalle parole seppur cruenti si passa inspiegabilmente ai fatti. Non è bello saltare agli onori della cronaca per fatti simili, purtroppo per Barletta è la terza volta di seguito, sarebbe bellissimo se una volta tanto ci fossero notizie che dessero lustro e il risalto che merita, a questa città.
Il mio pensiero personale di accorata vicinanza va alla famiglia, ai figli dello sfortunato Giuseppe, che non conosceranno mai più giorni lieti, privati dall'affetto paterno, da chi non riuscirà a farne così tanti nelle patrie galere, per via di leggi che lo reintegreranno dopo qualche decennio (forse) nel tessuto sociale.
Purtroppo la ferita è aperta, rimarrà tale sino a quando non si troverà la giusta soluzione a questi atti ferali d'inaudita violenza, di disagio sociale in cui vi è scaraventato non solo chi li commette, ma tutta la comunità, perché Barletta è di tutti e dobbiamo lottare strenuamente affinché ciò non accada più.
Ultima considerazione mi stringo intorno alla famiglia a chi ha perso un marito, a chi ha perso un padre, a chi ha perso un figlio e chi un fratello: Giuseppe io non lo conoscevo, ma ciò non mi esula dall'essere costernato e rattristato da quello che è accaduto, ho perso un compaesano e questo mi basta! Riposa in pace Giuseppe, che la terra ti sia lieve!».
Antonio Dibenedetto