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Un percorso didattico nella pinacoteca De Nittis pensato per i più piccoli

La rivoluzione di lavorare con i bambini come futuri uomini

Negli scorsi giorni l'Associazione Culturale "DiDa - Progetti Studi e Servizi per i Beni Culturali" ha realizzato un percorso didattico pensato per bambini di 5 anni nelle sale della Pinacoteca De Nittis: un modo per rendere il museo uno spazio vivo e dinamico e per sensibilizzare i più piccoli alla tutela e valorizzazione del patrimonio cittadino. Il percorso è stato realizzato con il consenso dell'Amministrazione Comunale e in collaborazione con l'Istituto Comprensivo "Pietro Mennea" - Scuola dell'Infanzia "Carlo Maria Giulini". Abbiamo intervistato per l'occasione Ester De Rosa, storico dell'arte e responsabile scientifico dell'Associazione.

In che modo è nata l'idea di creare un percorso didattico adatto ai più piccoli?
«L'idea trae ispirazione dai miei studi nel campo della gestione e valorizzazione del patrimonio culturale, dalle diverse esperienze lavorative svolte in musei di fama internazionale, ma soprattutto dalla convinzione che un museo capace di coinvolgere ed emozionare i più piccoli sia un museo al passo con i tempi, in grado di raccontarsi e di promuoversi. L'idea si è sviluppata nella certezza di voler realizzare a Barletta e nella meravigliosa Pinacoteca De Nittis un'esperienza modulata appositamente per i più piccoli, sperimentare una modalità di "visita" più pratica e laboratoriale conformata agli standard internazionali di didattica museale. Fonte di ispirazione sono di sicuro il pensiero e il metodo di Bruno Munari: dall'idea che la vera rivoluzione sia proprio quella di lavorare con i bambini come futuri uomini, al sogno di promuovere una società fatta di persone creative e non ripetitive. Ho progettato il percorso didattico con l'ausilio delle altre guide specializzate dell'associazione, Mariangela Canale, Annalisa Canale, Claudia Montatore ed ho avuto modo di condividerla anche con le insegnanti della Scuola dell'Infanzia "Carlo Maria Giulini" che l'hanno accolta con grande entusiasmo, perché da sempre conducono un metodo educativo molto aperto al territorio, fatto di esperienze fuori dalla scuola stimolanti per i bambini. La loro collaborazione è stata preziosissima per lo sviluppo e la riuscita dell'iniziativa».

Qual è stata la risposta dei bambini al percorso didattico organizzato?
«Divertimento, curiosità, partecipazione, attenzione, entusiasmo… Potrei continuare all'infinito con un elenco di atteggiamenti e qualità che tutti i bambini hanno manifestato. Il percorso che abbiamo pensato è molto diverso dalla classica visita guidata, che alla stregua di una lezione frontale non prevede la partecipazione attiva dei fruitori; allo stesso tempo esso si distingue dai tradizionali laboratori didattici che si svolgono in aule specificatamente predisposte al di fuori del percorso museale. Abbiamo invece deciso di adottare una metodologia ad alto grado di interazione e di partecipazione pratica, che consente ai piccoli, appositamente guidati, di vivere esperienze sensoriali e tattili all'interno delle sale e di fronte alle opere, di sentirsi protagonisti, di esercitare spirito di osservazione, curiosità e creatività alla scoperta del patrimonio qui conservato. Esperienze capaci di abbattere ogni barriera tra il museo e i suoi piccoli utenti. Ogni bambino attraverso questo viaggio nella pittura si è sentito un piccolo De Nittis! Ciò che più ci ha emozionato è stata la genuinità delle loro osservazioni, l'approccio naturale e spontaneo che ha guidato le loro esperienze pratiche, l'attenzione e la dedizione con cui hanno affrontato il gioco e l'attività».

Barletta come le grandi realtà artistiche internazionali: in che modo si può rendere vivo un museo a volte dimenticato?
«Rendere un museo "vivo" a tutti gli effetti non è operazione da poco. Serve programmazione a lungo termine di attività espositive e non solo, profondamente diversificate, in grado di attrarre tutte le tipologie di utenza. Occorre uno staff di professionisti competenti nell'ambito, che possano occuparsi esclusivamente del museo, della sua mission e della sua valorizzazione e promozione. Per quanto concerne la didattica a Barletta come in molte altre realtà museali manca un dipartimento interno deputato alla organizzazione e programmazione: tutto ciò che si realizza e che comporta anche un intenso lavoro di collaborazione con le istituzioni scolastiche parte dal basso e dall'iniziativa diretta delle associazioni che si occupano di questo. Invece un organo interno creato appositamente o una gestione continuativa e unitaria dei servizi aggiuntivi museali permetterebbe di mettere a sistema le numerose esperienze, eccellenze e competenze del territorio e conferirebbe continuità alle attività rendendo il museo uno spazio da frequentare abitualmente, un luogo di appuntamenti fissi. Si creerebbe un punto di riferimento stabile con radici forti e ben agganciate al tessuto scolastico, potenziando l'efficacia e l'efficienza di queste iniziative e permettendo a molte giovani risorse del territorio di lavorare con serietà e continuità per la propria città e i cittadini di domani».
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