Politica
Pastore: «La Fiat rispetti la legge e non sia sfacciata»
«Non servirà discutere sulle pretese di Marchionne». Il consigliere interviene sulla crisi del lavoro
Barletta - sabato 28 agosto 2010
Una nota del consigliere regionale del Gruppo SEL, Francesco Pastore.
"La delocalizzazione totale della produzione, oppure la permanenza in Italia a condizione che entrino in vigore le medesime 'non regole' dei paesi in via di sviluppo. Insomma una decostruzione che, non solo è intollerabile dal punto di vista del diritto del lavoro, della civiltà del nostro paese e che schiaffeggia anni di battaglie e legittime rivendicazioni che poi sono diventate istituzioni. Avviene pure che di tutto ciò, di chiederlo, anzi di pretenderlo, non ci si vergogni.
La Fiat è sfacciata, è come i vecchi sovrani assolutisti, parassitari e ingrati che, pur vivendo della miseria dei sudditi e consapevoli che fossero loro la fonte della loro ricchezza, non fecero nulla per consentirne la sopravvivenza. Ma quando questo accadde in Francia scoppiò la rivoluzione e la storia non si sbaglia mai, perché impara da se stessa e non mente.
Il conflitto, se si continua così, sarà difficile da evitare e a poco servirà discutere e disquisire sui sindacati, sulle loro differenze e sulle pretese di Marchionne e la sua arroganza.
Il lavoro è la priorità, sul lavoro e sulla casa si basa la convivenza civile di una società. Sono diritti imprescindibili. A partire da essi ci si può 'permettere' tutto il resto. Dobbiamo garantirlo, a tutti e nel migliore modo possibile, senza cedere a ricatti. Non lavoro ad ogni costo nel senso di essere disposti a rinunciare a tutto per lavorare. I diritti non si possono negoziare ma solo rispettare. Il lavoro ha un valore che va corrisposto. E' solo così che ridaremo il giusto valore a ogni cosa e, forse, potremo anche iniziare ad emergere dalla crisi".
"La delocalizzazione totale della produzione, oppure la permanenza in Italia a condizione che entrino in vigore le medesime 'non regole' dei paesi in via di sviluppo. Insomma una decostruzione che, non solo è intollerabile dal punto di vista del diritto del lavoro, della civiltà del nostro paese e che schiaffeggia anni di battaglie e legittime rivendicazioni che poi sono diventate istituzioni. Avviene pure che di tutto ciò, di chiederlo, anzi di pretenderlo, non ci si vergogni.
La Fiat è sfacciata, è come i vecchi sovrani assolutisti, parassitari e ingrati che, pur vivendo della miseria dei sudditi e consapevoli che fossero loro la fonte della loro ricchezza, non fecero nulla per consentirne la sopravvivenza. Ma quando questo accadde in Francia scoppiò la rivoluzione e la storia non si sbaglia mai, perché impara da se stessa e non mente.
Il conflitto, se si continua così, sarà difficile da evitare e a poco servirà discutere e disquisire sui sindacati, sulle loro differenze e sulle pretese di Marchionne e la sua arroganza.
Il lavoro è la priorità, sul lavoro e sulla casa si basa la convivenza civile di una società. Sono diritti imprescindibili. A partire da essi ci si può 'permettere' tutto il resto. Dobbiamo garantirlo, a tutti e nel migliore modo possibile, senza cedere a ricatti. Non lavoro ad ogni costo nel senso di essere disposti a rinunciare a tutto per lavorare. I diritti non si possono negoziare ma solo rispettare. Il lavoro ha un valore che va corrisposto. E' solo così che ridaremo il giusto valore a ogni cosa e, forse, potremo anche iniziare ad emergere dalla crisi".