Ruggiero Mennea Canne
Ruggiero Mennea Canne
Politica

La trasparente intervista a Ruggiero Mennea

«I barlettani non ci daranno un’ulteriore prova d’appello». «Barletta si fa in 4 non è un progetto ad orologeria»

Dott. Mennea la prima domanda di questa intervista è inequivocabile e immaginiamo tale sarà la sua risposta. Lei ha inneggiato il risultato delle Primarie; il giorno successivo, l'atmosfera all'interno della coalizione si è lesionata con le violente contrapposizioni tra il SEL e i Socialisti che hanno rasentato la colluttazione fisica. La motivazione dei socialisti è riconducibile alla sovraesposizione mediatica utilizzata da Maffei. Senza partigianeria di sorta ci ricostruisce l'attuale situazione politica del centrosinistra?
Resto convinto che le primarie siano state una grande occasione di partecipazione. Però ci si è arrivati in un clima non proprio sereno. Capisco le proteste dei socialisti, in effetti ci sarebbe voluta un po' più di sobrietà. Invece si è ricostruito un clima da campagna elettorale. Ma ci sta, non mi sembra neanche tanto il caso di fare il moralista. Ora però Maffei ha l'arduo compito di mettere insieme tutte le anime, mettendo da parte l'esaltazione per un risultato che tutto sommato era anche piuttosto prevedibile considerando la compattezza del Partito Democratico. E' il leader della coalizione e deve ricucire quegli strappi che le primarie hanno reso ancor più evidenti. Il percorso non è affatto in discesa e, al di là delle considerazioni meramente elettoralistiche, c'è da mettere insieme una squadra che poi dovrà dimostrare di saper fare il salto di qualità auspicato da tanti, me compreso. I barlettani non ci daranno un'ulteriore prova d'appello. Questa volta, quindi, non possiamo fallire. Ho già detto e lo ribadisco che Barletta non ha bisogno di un condottiero, ma di un amministratore, di un sindaco in grado di guardare in prospettiva e di garantire a questa città quello sviluppo necessario a farci uscire da una palude che ci trascina sempre più a fondo.

Tanti Le danno atto della Sua decisione a non candidarsi alle prossime amministrative. Davvero lodevole e da rimarcare. Un principio ed un effetto che tutti dovrebbero emulare. Ma è davvero difficile fare diventare questa Sua determinazione, ovvia emulazione?
Guardi, basterebbe saper anteporre gli interessi della città a quelli personali. Io non faccio politica per vivere, né per apparire. Io amo Barletta e il mio sogno è quello di poter contribuire a rendere grande questa città, a garantire a tutti i miei concittadini una qualità di vita migliore. Per fare questo mi ero dichiarato disponibile a rinunciare a un ruolo più prestigioso e, inutile nasconderlo, più remunerativo, quale quello di consigliere regionale. Ho sempre detto che l'avrei fatto se me lo avessero chiesto i cittadini e i miei compagni di partito. I cittadini lo hanno fatto, in questi mesi ho ricevuto richieste e attestazioni ad ogni livello. Il Pd e gli altri alleati non l'ha fatto e siccome io mi considero uno che unisce e non che divide, ho preferito soprassedere. Cercherò comunque di dare il mio contributo dalla Regione e continuerò a sognare, un giorno, di poter determinare in prima persona il futuro di questa città.

Tra un imprenditore e un politico chi secondo lei è più adatto come sindaco a rispondere alle esigenza della città di Barletta?

Barletta ha bisogno di qualcuno che abbia una visione chiara del futuro di questa città. Inutile starvi a raccontare che cos'era Barletta negli anni Settanta e Ottanta e che cos'è oggi. E' sotto gli occhi di tutti. Certo, la colpa non è delle amministrazioni comunali che fin qui si sono succedute, però è evidente che a un certo punto si sarebbe dovuto decidere di dare a Barletta una linea di sviluppo ben precisa. Io sono fermamente convinto che bisognerebbe puntare sul turismo, sullo sviluppo turistico-ricettivo del nostro litorale. Lo ho detto pubblicamente, ho anche cominciato a progettarlo. E' una mia convinzione. Mi piacerebbe che a guidare Barletta fosse qualcuno che avesse un'idea chiara in tal senso. Che poi sia un politico, un imprenditore, un professionista o un disoccupato, per me conta poco.

La progettualità del movimento che fa a Lei riferimento Barletta si fa in quattro proseguirà nel tempo e con quali altri temi?

Certo che proseguirà. Guardi, Barletta si fa in 4 non è un progetto ad orologeria. Non scomparirà dopo le elezioni. Anzi, le dirò di più: Barletta si fa in 4 molto probabilmente non parteciperà alle elezioni comunali, ma questo lo spiegheranno meglio di me i giovani che hanno dato vita al movimento. Continueremo a lavorare, puntando tutto su quelle quattro direttrici che poi ispirano il nome del gruppo. C'è un progetto di sviluppo di Barletta, lo abbiamo chiaro in mente e continueremo a lavorarci per presentarlo alla città. Naturalmente ci poniamo l'obiettivo a breve scadenza di essere da stimolo e spirito critico della prossima amministrazione comunale.

Per finire Le chiediamo qual è la sua opinione in merito alla difficile intesa tra il ministro Fitto e il governatore Vendola attinente i finanziamenti ai progetti per lo sviluppo logistico? La messa in sicurezza dell'Ofanto di cui si è occupato di recente può trovare posto all'interno di questi progetti?
Certo che sì. Sto già lavorando per portare a Barletta e all'intera provincia di Barletta-Andria-Trani una cospicua parte delle risorse che saranno a disposizione della Regione Puglia. Per l'Ofanto mi sono già confrontato con l'assessore Amati, presto inizierà una progettazione per la definitiva messa in sicurezza del fiume. Presto si cominceranno a vedere sul territorio i frutti di un lavoro che mi vede impegnato sin dalla mia elezione a consigliere regionale. Questa è la politica dei fatti a cui mi ispiro. Non vorrò mai appartenere alla categoria dei politici fannulloni.
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