In Web Veritas
Da grande voglio fare l'influencer, ma occhio alla pubblicità occulta
L'Autorità Garante della Concorrenza interviene sul fenomeno di web marketing più richiesto del momento
martedì 7 agosto 2018
Richiestissimi dal mercato, trendy soprattutto tra i più giovani, con la loro artefatta spontaneità gli influencer sono l'oggetto del desiderio più ambito del mercato. Per chi si occupa di web marketing, è ormai indispensabile veicolare la promozione di un brand attraverso i canali social degli influencer, vere e proprie celebrità nelle loro nicchie di settore. Ma chi controlla gli influencer? In un periodo storico in cui la pubblicità ci circonda a 360 gradi, in Italia è l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che osserva con attenzione il fenomeno.
Dopo un primo intervento nel 2017, l'Autorità si è espressa con una seconda moral suasion (l'invito a modificare e correggere alcuni comportamenti diffusi in un'ottica moralmente corretta) rivolgendosi ai titolari di brand, di prodotti e alle agenzie di comunicazione al fine di evitare che l'influencer marketing possa spingersi oltre il limite della pubblicità occulta. Sebbene non esistano veri e propri regolamenti da rispettare, l'Autorità ha ricordato che "la pubblicità deve essere chiaramente riconoscibile come tale, affinché l'intento commerciale di una comunicazione sia percepibile dal consumatore, e ha evidenziato come il divieto di pubblicità occulta abbia portata generale e debba, dunque, essere applicato anche con riferimento alle comunicazioni diffuse tramite i social network, non potendo gli influencer lasciar credere di agire in modo spontaneo e disinteressato se, in realtà, stanno promuovendo un brand".
Cari influencer, come fare allora? Nei propri post occorre inserire alcuni hashtag che mettendo in evidenza la qualità promozionale del messaggio, come #pubblicità, #sponsorizzato, #advertising, #inserzioneapagamento, oppure #prodottofornitoda (nel caso di fornitura del bene ancorché a titolo gratuito) seguiti dal nome del brand. Non sarà di certo l'elisir per scongiurare abusi, ma sono comunque valide norme di comportamento per rendere trasparente la finalità promozionale dei seguitissimi post.
«È il mercato, bellezza» e quando si parla di social difficilmente è possibile monitorare elementi come tutela dei consumatori o leale concorrenza: tuttavia piccoli suggerimenti di questo tenore possono scongiurare il travolgente spirito di emulazione che porta soprattutto i giovanissimi (e le giovanissime) a seguire le tendenze lanciate dai propri idoli del web, tra fashion blogger e youtubers.
Dopo un primo intervento nel 2017, l'Autorità si è espressa con una seconda moral suasion (l'invito a modificare e correggere alcuni comportamenti diffusi in un'ottica moralmente corretta) rivolgendosi ai titolari di brand, di prodotti e alle agenzie di comunicazione al fine di evitare che l'influencer marketing possa spingersi oltre il limite della pubblicità occulta. Sebbene non esistano veri e propri regolamenti da rispettare, l'Autorità ha ricordato che "la pubblicità deve essere chiaramente riconoscibile come tale, affinché l'intento commerciale di una comunicazione sia percepibile dal consumatore, e ha evidenziato come il divieto di pubblicità occulta abbia portata generale e debba, dunque, essere applicato anche con riferimento alle comunicazioni diffuse tramite i social network, non potendo gli influencer lasciar credere di agire in modo spontaneo e disinteressato se, in realtà, stanno promuovendo un brand".
Cari influencer, come fare allora? Nei propri post occorre inserire alcuni hashtag che mettendo in evidenza la qualità promozionale del messaggio, come #pubblicità, #sponsorizzato, #advertising, #inserzioneapagamento, oppure #prodottofornitoda (nel caso di fornitura del bene ancorché a titolo gratuito) seguiti dal nome del brand. Non sarà di certo l'elisir per scongiurare abusi, ma sono comunque valide norme di comportamento per rendere trasparente la finalità promozionale dei seguitissimi post.
«È il mercato, bellezza» e quando si parla di social difficilmente è possibile monitorare elementi come tutela dei consumatori o leale concorrenza: tuttavia piccoli suggerimenti di questo tenore possono scongiurare il travolgente spirito di emulazione che porta soprattutto i giovanissimi (e le giovanissime) a seguire le tendenze lanciate dai propri idoli del web, tra fashion blogger e youtubers.