Cronaca
Michele, il barlettano morto nel disastro ferroviario. L'amico: «Si spendeva per gli altri»
Le parole di Giovanni Ferrini a cinque anni dalla tragedia sulla Andria-Corato
Barletta - lunedì 12 luglio 2021
«Gianni, siediti. Nell'incidente è morto Michele». Era appena rientrato a casa da lavoro Giovanni Ferrini quando sua moglie gli ha dato la notizia. Il suo amico, Michele Corsini, era tra le 23 vittime dello scontro frontale di due treni tra le città di Andria e Corato.
«È stata una doccia fredda», ci dice a distanza di 5 anni. In quelle ore non si parlava di altro. Anche in fabbrica, dove Giovanni lavorava, i colleghi sapevano della tragedia. Ma, come accade per ogni evento simile, l'idea che quel dolore avrebbe colpito anche lui era distante.
La Bari-Nord, la tratta ferroviaria che collega la zona a nord del capoluogo pugliese, era il modo più semplice per arrivare in aeroporto. «Michele era una persona molto precisa – ci dice Giovanni – Ogni volta che prendeva la Bari-Nord per andare in aeroporto, sceglieva di sedersi nella vettura in testa al treno perché era quella che fermava davanti al sottovia dell'aeroporto».
Un'abitudine che, però, sarebbe stata la sua sventura perché sarebbero state proprio le prime vetture quelle maggiormente coinvolte nell'impatto frontale.
Lui, Michele, che quando ha avuto l'occasione di gestire un bar nel centro storico di Barletta, è tornato nella sua città d'origine. «Si è riappropriato delle sue radici – ci racconta Giovanni – Da quel momento non è più andato via e ha trasmesso la sua barlettanità alla moglie Tiziana. Anche lei non perde occasione per venire a Barletta, la città del suo Michele».
Un legame lungo 10 anni tra Michele e Gianni. Tanti i ricordi. «Avevamo gli stessi ideali», racconta l'amico. L'associazionismo, le iniziative di raccolta fondi e l'impegno per le persone con disabilità: «Ci dedicavamo a chi non ha voce in questa città».
Giovanni è felice di poter ricordare il suo amico. Per questo, ogni anno, organizza una messa commemorativa con l'amica Rosa Tuosto. «È da cinque anni che lo facciamo, ma l'unica amministrazione che in questi anni ha partecipato alla celebrazione è stata quella del sindaco Cascella».
Ma «quello che fa più rabbia – ci confida, amareggiato, Giovanni – è che a Barletta non si è fatto nulla per ricordare chi ha perso la vita in quella tragedia».
«È stata una doccia fredda», ci dice a distanza di 5 anni. In quelle ore non si parlava di altro. Anche in fabbrica, dove Giovanni lavorava, i colleghi sapevano della tragedia. Ma, come accade per ogni evento simile, l'idea che quel dolore avrebbe colpito anche lui era distante.
Fatalità
Gianni e Michele si erano visti l'ultima volta solo qualche giorno prima. Il 12 luglio 2016 Michele avrebbe dovuto raggiungere da Barletta l'aeroporto di Bari. Aveva un aereo in partenza per Bergamo, dove avrebbe fatto un controllo medico. «Lo aveva prenotato lì perché qui da noi le liste di attesa erano troppo lunghe», ci spiega Giovanni.La Bari-Nord, la tratta ferroviaria che collega la zona a nord del capoluogo pugliese, era il modo più semplice per arrivare in aeroporto. «Michele era una persona molto precisa – ci dice Giovanni – Ogni volta che prendeva la Bari-Nord per andare in aeroporto, sceglieva di sedersi nella vettura in testa al treno perché era quella che fermava davanti al sottovia dell'aeroporto».
Un'abitudine che, però, sarebbe stata la sua sventura perché sarebbero state proprio le prime vetture quelle maggiormente coinvolte nell'impatto frontale.
Il ricordo
Michele Corsini era «un barlettano trapiantato al nord». Giovanni avrebbe tanto da dire del suo amico. Ma decide di raccontare quanto basta a descriverlo. «Quando passava dal suo bar qualche venditore ambulante, lui gli chiedeva se avesse mangiato – ricorda Giovanni –. Se la risposta era negativa, Michele gli offriva qualcosa».Lui, Michele, che quando ha avuto l'occasione di gestire un bar nel centro storico di Barletta, è tornato nella sua città d'origine. «Si è riappropriato delle sue radici – ci racconta Giovanni – Da quel momento non è più andato via e ha trasmesso la sua barlettanità alla moglie Tiziana. Anche lei non perde occasione per venire a Barletta, la città del suo Michele».
Un legame lungo 10 anni tra Michele e Gianni. Tanti i ricordi. «Avevamo gli stessi ideali», racconta l'amico. L'associazionismo, le iniziative di raccolta fondi e l'impegno per le persone con disabilità: «Ci dedicavamo a chi non ha voce in questa città».
Giovanni è felice di poter ricordare il suo amico. Per questo, ogni anno, organizza una messa commemorativa con l'amica Rosa Tuosto. «È da cinque anni che lo facciamo, ma l'unica amministrazione che in questi anni ha partecipato alla celebrazione è stata quella del sindaco Cascella».
Ma «quello che fa più rabbia – ci confida, amareggiato, Giovanni – è che a Barletta non si è fatto nulla per ricordare chi ha perso la vita in quella tragedia».