Scuola e Lavoro
Imprenditoria femminile, Bari e la Bat al top in Puglia
Indagine "Donne-Impresa" di Confartigianato Puglia
Puglia - lunedì 3 novembre 2014
Bari e la Bat sono le realtà imprenditoriali pugliesi maggiormente "in rosa". Questo è quanto si rileva dall'indagine di Confartigianato «Donne-Impresa», rielaborato in chiave regionale dal Centro studi di Confartigianato Imprese Puglia, su dati Istat e Unioncamere. In provincia di Bari e in terra di Barletta-Andria-Trani operano 6.443 donne pari al 41,6 del totale regionale), 3.501 in quella di Lecce (22,6 per cento), 2.085 in quella di Foggia (13,5 per cento), 1.819 in quella di Taranto (11,7 per cento) e 1.637 in quella di Brindisi (10,6 per cento). Complessivamente, nella nostra regione, si contano 99.121 tra imprenditrici e lavoratrici autonome: un incremento di 8.130 unità, pari all'8,9 per cento, rispetto a un anno fa, per un 23.6 % delle donne complessivamente occcupate in Puglia (419.530
Interessante anche la disaggregazione dei dati: in Puglia, le titolari di azienda (artigiana) sono 9.882, di cui 6.243 operano nel macro-settore dei «Servizi alle persone» (pari al 63,2 per cento del dato complessivo), 2.577 nel «Manifatturiero» (26,1 per cento), 771 nei «Servizi alle imprese» (7,8 per cento), 260 nelle «Costruzioni» (2,6 per cento) e 31 in altri comparti (0,3 per cento). In Italia, le donne che ricoprono cariche imprenditoriali nelle imprese artigiane sono 362.092. L'area geografica dove si riscontra la maggiore presenza di imprenditrici artigiane resta storicamente il Nord-ovest (31,2 per cento), seguita da Nord-est (25,2), Mezzogiorno (22,3) e Centro (21,2)
«I dati rielaborati dal nostro Centro Studi regionale dimostrano che il numero delle donne pugliesi che scelgono di lavorare come "indipendenti" è in continuo
aumento», commenta la presidente di Confartigianato Donne Impresa Puglia, Marici Levi. «Tuttavia – precisa – solo una piccola percentuale avvia un'attività in forma di impresa. Nonostante la presenza di specifici incentivi, la maggior parte delle ù pugliesi "indipendenti" si concentra nelle categorie del lavoro autonomo, soprattutto nell'area della libera professione. I motivi sottesi a tale fenomeno sono noti: mancano, sia a livello nazionale che locale, gli strumenti che consentano di raggiungere una sostenibile conciliazione dei tempi vita-lavoro. Questo problema, comune a tutte le lavoratrici – spiega la presidente – diventa drammatico per la donna imprenditrice, che non gode neanche delle tutele giustamente riconosciute alle dipendenti. Per questo Confartigianato Donne Impresa è impegnata nel formulare al Governo proposte fattive, che consentano di ridurre tale disagio. Tra queste, la possibilità di introdurre moratorie sulle contribuzioni aziendali almeno per il periodo di maternità e la previsione di sgravi in caso di assunzioni effettuate per coadiuvare l'imprenditrice in periodi di difficoltà».
(Twitter: @GuerraLuca88)
Interessante anche la disaggregazione dei dati: in Puglia, le titolari di azienda (artigiana) sono 9.882, di cui 6.243 operano nel macro-settore dei «Servizi alle persone» (pari al 63,2 per cento del dato complessivo), 2.577 nel «Manifatturiero» (26,1 per cento), 771 nei «Servizi alle imprese» (7,8 per cento), 260 nelle «Costruzioni» (2,6 per cento) e 31 in altri comparti (0,3 per cento). In Italia, le donne che ricoprono cariche imprenditoriali nelle imprese artigiane sono 362.092. L'area geografica dove si riscontra la maggiore presenza di imprenditrici artigiane resta storicamente il Nord-ovest (31,2 per cento), seguita da Nord-est (25,2), Mezzogiorno (22,3) e Centro (21,2)
«I dati rielaborati dal nostro Centro Studi regionale dimostrano che il numero delle donne pugliesi che scelgono di lavorare come "indipendenti" è in continuo
aumento», commenta la presidente di Confartigianato Donne Impresa Puglia, Marici Levi. «Tuttavia – precisa – solo una piccola percentuale avvia un'attività in forma di impresa. Nonostante la presenza di specifici incentivi, la maggior parte delle ù pugliesi "indipendenti" si concentra nelle categorie del lavoro autonomo, soprattutto nell'area della libera professione. I motivi sottesi a tale fenomeno sono noti: mancano, sia a livello nazionale che locale, gli strumenti che consentano di raggiungere una sostenibile conciliazione dei tempi vita-lavoro. Questo problema, comune a tutte le lavoratrici – spiega la presidente – diventa drammatico per la donna imprenditrice, che non gode neanche delle tutele giustamente riconosciute alle dipendenti. Per questo Confartigianato Donne Impresa è impegnata nel formulare al Governo proposte fattive, che consentano di ridurre tale disagio. Tra queste, la possibilità di introdurre moratorie sulle contribuzioni aziendali almeno per il periodo di maternità e la previsione di sgravi in caso di assunzioni effettuate per coadiuvare l'imprenditrice in periodi di difficoltà».
(Twitter: @GuerraLuca88)