Politica
Donatella Albano: «La banalità del bene è la denuncia»
La senatrice e componente della Commissione Antimafia ai nostri microfoni
Barletta - giovedì 13 marzo 2014
13.22
"Donne e mafia". Questo il tema al centro di un incontro tenuto venerdì 7 marzo presso il Circolo Unione Barletta con la senatrice Donatella Albano, Componente della Commissione Parlamentare Permanente di inchiesta sulle mafie e sulle associazioni criminali. Una conversazione che ha viaggiato tra le esperienze della Albano, tra cui la necessità di muoversi sotto scorta perchè nell'elenco dei testimoni al processo a carico della famiglia dei Pellegrino e di altre sette persone accusate di minacce ed estorsione, nell'ambito di un'inchiesta che nel 2010 aveva azzerato i vertici politici del comune di Bordighera. Un dialogo che ha avuto seguito in un'intervista in cui abbiamo ripercorso con la senatrice le varie declinazioni del termine "mafia", come quel male silenzioso che ormai invade strisciante la nostra quotidianità:
Senatrice Albano, come è cambiato il suo modo di vivere da quel lontano giugno 2010? Ha perso fiducia nel genere umano?
«Diciamo che dopo quello che mi è successo non ho trovato molta solidarietà. Bordighera è una città molto piccola, che è stata molto fredda nel caso: i cittadini sono stati freddi con me. Loro si sono sempre ritenuti l'ombelico del mondo, una piccola isola felice e l'essere sbattuti così in prima pagina non gli ha fatto piacere. Quindi ho provato solitudine: mi accusavano di aver infangato il nome della città, anche la parte politica avversa ha fatto quest'uso di quanto avevo detto. Effettivamente, però, delle persone sono state arrestate e in molti si sono ricreduti. Mi hanno anche accusato di aver usato la mia storia per arrivare al Senato, cosa che non è affatto vera. I fatti sono del 2010, la mia candidatura del 2012: il corso della giustizia mi ha dato ragione, ma ho avvertito un importante silenzio, quasi assordante. Ho capito che si è soli a combattere le proprie battaglie. Nando Dalla Chiesa mi ha definito la banalità del bene: ognuno di noi può fare quello che ho fatto io».
Cerchiamo di isolare il contesto dall'8 marzo: quanta resistenza trovate nel territorio dove la mafia impera? Quanti la vedono come sostitutiva dello Stato?
«Io parlo della mia zona, che è quella che conosco di più. A Bordighera non c'era consapevolezza della mafia: io ho tirato fuori e ho avuto il coraggio di parlare. Qualcuno mi ha anche accusato, perchè queste persone facevano girare il "lavoro". Negli ultimi giorni qualcosa si sta muovendo: quello che nasce anche dalla politica è il voto di scambio, un'altra forma di mafia».
A Barletta il voto di scambio è un problema più che vociferato: ha avuto modo di rapportarsi con le istituzioni sul tema?
«Ho avuto modo di incrociarmi con il sindaco Cascella, ma abbiamo parlato più di scuole e ragazzi. Io ho accennato al voto di scambio: è lì che la mafia ti dimostra che loro hanno il potere. Prendono uno sconosciuto e decidono che deve diventare qualcuno influente sul fronte politico. Molti comuni della Riviera di Ponente vivono il dramma della mafia: siamo zona di frontiera, che arriva anche in Francia, a Mentone e a Montecarlo, per esempio».
Un tipo di mafia molto presente è quella del settore turistico: recentemente nel Salento sono stati compiuti 43 arresti a carico della Scu.
«La Commissione è stata divisa in gruppi: abbiamo Rosaria Capacchione che è la paladina contro l'ecomafia e i fattacci della Terra dei Fuochi. Purtroppo si sviluppa un'altra mafia silente, quella commerciale: attività incendiate da concorrenti, ad esempio. Quello che io rimprovero è il fatto che i politici abbiano permesso a certa gente di infilarsi nelle maglie della quotidianità. Se un sindaco è debole, accetta questi voti e poi ne paga le conseguenze. Se vendi l'anima al diavolo, il diavolo prima o poi se la riprende».
La mafia è in tanti piccoli atti. E' un atteggiamento: come si educa contro i prodromi della mafia?
«La mafia è anche il parcheggio in doppia fila, è l'obbligo a porre dei paletti extra-legislativi. Io sono convinto che noi mamme, persone, dobbiamo collaborare con le scuole e gli insegnanti. Il politico deve scendere dal piedistallo e andare tra la gente: è quello che io sto cercando di fare. In Puglia e a Barletta abbiamo avuto belle risposte: la gente ci chiede attivamente di essere coinvolta, è questo il primo passo».
(Twitter: @GuerraLuca88)
Senatrice Albano, come è cambiato il suo modo di vivere da quel lontano giugno 2010? Ha perso fiducia nel genere umano?
«Diciamo che dopo quello che mi è successo non ho trovato molta solidarietà. Bordighera è una città molto piccola, che è stata molto fredda nel caso: i cittadini sono stati freddi con me. Loro si sono sempre ritenuti l'ombelico del mondo, una piccola isola felice e l'essere sbattuti così in prima pagina non gli ha fatto piacere. Quindi ho provato solitudine: mi accusavano di aver infangato il nome della città, anche la parte politica avversa ha fatto quest'uso di quanto avevo detto. Effettivamente, però, delle persone sono state arrestate e in molti si sono ricreduti. Mi hanno anche accusato di aver usato la mia storia per arrivare al Senato, cosa che non è affatto vera. I fatti sono del 2010, la mia candidatura del 2012: il corso della giustizia mi ha dato ragione, ma ho avvertito un importante silenzio, quasi assordante. Ho capito che si è soli a combattere le proprie battaglie. Nando Dalla Chiesa mi ha definito la banalità del bene: ognuno di noi può fare quello che ho fatto io».
Cerchiamo di isolare il contesto dall'8 marzo: quanta resistenza trovate nel territorio dove la mafia impera? Quanti la vedono come sostitutiva dello Stato?
«Io parlo della mia zona, che è quella che conosco di più. A Bordighera non c'era consapevolezza della mafia: io ho tirato fuori e ho avuto il coraggio di parlare. Qualcuno mi ha anche accusato, perchè queste persone facevano girare il "lavoro". Negli ultimi giorni qualcosa si sta muovendo: quello che nasce anche dalla politica è il voto di scambio, un'altra forma di mafia».
A Barletta il voto di scambio è un problema più che vociferato: ha avuto modo di rapportarsi con le istituzioni sul tema?
«Ho avuto modo di incrociarmi con il sindaco Cascella, ma abbiamo parlato più di scuole e ragazzi. Io ho accennato al voto di scambio: è lì che la mafia ti dimostra che loro hanno il potere. Prendono uno sconosciuto e decidono che deve diventare qualcuno influente sul fronte politico. Molti comuni della Riviera di Ponente vivono il dramma della mafia: siamo zona di frontiera, che arriva anche in Francia, a Mentone e a Montecarlo, per esempio».
Un tipo di mafia molto presente è quella del settore turistico: recentemente nel Salento sono stati compiuti 43 arresti a carico della Scu.
«La Commissione è stata divisa in gruppi: abbiamo Rosaria Capacchione che è la paladina contro l'ecomafia e i fattacci della Terra dei Fuochi. Purtroppo si sviluppa un'altra mafia silente, quella commerciale: attività incendiate da concorrenti, ad esempio. Quello che io rimprovero è il fatto che i politici abbiano permesso a certa gente di infilarsi nelle maglie della quotidianità. Se un sindaco è debole, accetta questi voti e poi ne paga le conseguenze. Se vendi l'anima al diavolo, il diavolo prima o poi se la riprende».
La mafia è in tanti piccoli atti. E' un atteggiamento: come si educa contro i prodromi della mafia?
«La mafia è anche il parcheggio in doppia fila, è l'obbligo a porre dei paletti extra-legislativi. Io sono convinto che noi mamme, persone, dobbiamo collaborare con le scuole e gli insegnanti. Il politico deve scendere dal piedistallo e andare tra la gente: è quello che io sto cercando di fare. In Puglia e a Barletta abbiamo avuto belle risposte: la gente ci chiede attivamente di essere coinvolta, è questo il primo passo».
(Twitter: @GuerraLuca88)