Servizi sociali
Cure per l'Epatite C, nella Asl Bt sono garantite a tutti
La relazione di Narracci e Guglielmi sulla grave patologia cronica
Barletta - lunedì 31 ottobre 2016
Comunicato Stampa
Il dg Narracci e il professor Guglielmi hanno relazionato in commissione regionale Sanità: «L'accesso alla cura dell'epatite C va esteso a tutti i malati per evitare che la patologia si trasformi in tumore del fegato. Prima di poter procedere, è giunto il momento di creare un registro regionale per la mappatura della malattia e un osservatorio in grado di analizzare questa grave patologia cronica». Lo ha detto Michele Mazzarano, presidente del gruppo Pd in Consiglio regionale, oggi al termine della III commissione Sanità, durante la quale si è cominciato a esaminare la sua proposta finalizzata ad estendere, in Puglia, le cure che eradicano il virus dell'epatite C a tutti gli ammalati e non solo a quelli che rientrano nelle categorie indicate nel protocollo Aifa (e dunque ai soli ammalati gravi).
«La scelta di ampliare la platea degli ammalati che possono beneficiare dei farmaci più innovativi - ha sottolineato Mazzarano - è legata esclusivamente a problemi di tipo economico-finanziario. Per questo motivo le iniziative regionali si sono per lo più orientate nel senso non già di ampliare il numero degli ammalati curabili, ma di incrementare il numero dei centri deputati alla prescrizione dei medicinali innovativi. In Puglia sono 32. In questo modo si cerca di rendere quanto più prossime le cure ai cittadini bisognosi». E ha citato gli esempi della Lombardia (dove si vorrebbe creare un punto di erogazione per ogni azienda ospedaliera) e della Toscana (che ha previsto 60 milioni nel bilancio 2015-2017 per garantire l'accesso gratuito alla terapia farmacologica per la cura dell'epatite C, a prescindere dal grado di gravità della malattia).
Durante la seduta di oggi, sono stati auditi il direttore del dipartimento Promozione della Salute, Giovanni Gorgoni; il professor William Francesco Guglielmi, primario dell'unità di Gastroenterologia del San Nicola Pellegrino di Trani, e il direttore generale della Asl Bt, Ottavio Narracci. Particolarmente significativi si sono rivelati i contributi arrivati dalla Asl di Barletta-Andria-Trani, nella quale - secondo i dati illustrati - si concentra il 10% dei malati conclamati di Epatite C, ovvero 500 persone. Secondo quanto riferito dal professor Guglielmi, infatti, «i pazienti candidabili al trattamento in Puglia sono 5mila". Il dg Narracci ha, invece, sottolineato la necessità di «passare dal paradigma del costo per farmaco al paradigma del costo per investimento», in linea con quanto attuato nella sua Asl, nella quale le cure per l'Epatite C sono state inserite nelle spese d'investimento.
«Per l'esercizio del 2016 - ha sottolineato Mazzarano - non sono state previste risorse aggiuntive (come per il 2015) a cui la Regione Puglia potrebbe attingere laddove, per l'estensione della platea dei soggetti da curare, non dovessero essere sufficienti le risorse del Fondo statale. Per poter estendere le cure, dunque, occorre prima stimare concretamente il numero degli ammalati interessati, in deroga ai limiti stabiliti dall'Aifa; stimare la relativa spesa; verificare l'attuale disponibilità delle somme del Fondo statale a disposizione oppure quella dei fondi regionali; e verificare lo stato dei rimborsi ai centri attualmente prescrittori dei farmaci. In seconda battuta, si potrà procedere a includere le cure nelle spese per investimento, in modo - ha concluso - da poter estendere la somministrazione dei farmaci innovativi davvero a tutti».
«La scelta di ampliare la platea degli ammalati che possono beneficiare dei farmaci più innovativi - ha sottolineato Mazzarano - è legata esclusivamente a problemi di tipo economico-finanziario. Per questo motivo le iniziative regionali si sono per lo più orientate nel senso non già di ampliare il numero degli ammalati curabili, ma di incrementare il numero dei centri deputati alla prescrizione dei medicinali innovativi. In Puglia sono 32. In questo modo si cerca di rendere quanto più prossime le cure ai cittadini bisognosi». E ha citato gli esempi della Lombardia (dove si vorrebbe creare un punto di erogazione per ogni azienda ospedaliera) e della Toscana (che ha previsto 60 milioni nel bilancio 2015-2017 per garantire l'accesso gratuito alla terapia farmacologica per la cura dell'epatite C, a prescindere dal grado di gravità della malattia).
Durante la seduta di oggi, sono stati auditi il direttore del dipartimento Promozione della Salute, Giovanni Gorgoni; il professor William Francesco Guglielmi, primario dell'unità di Gastroenterologia del San Nicola Pellegrino di Trani, e il direttore generale della Asl Bt, Ottavio Narracci. Particolarmente significativi si sono rivelati i contributi arrivati dalla Asl di Barletta-Andria-Trani, nella quale - secondo i dati illustrati - si concentra il 10% dei malati conclamati di Epatite C, ovvero 500 persone. Secondo quanto riferito dal professor Guglielmi, infatti, «i pazienti candidabili al trattamento in Puglia sono 5mila". Il dg Narracci ha, invece, sottolineato la necessità di «passare dal paradigma del costo per farmaco al paradigma del costo per investimento», in linea con quanto attuato nella sua Asl, nella quale le cure per l'Epatite C sono state inserite nelle spese d'investimento.
«Per l'esercizio del 2016 - ha sottolineato Mazzarano - non sono state previste risorse aggiuntive (come per il 2015) a cui la Regione Puglia potrebbe attingere laddove, per l'estensione della platea dei soggetti da curare, non dovessero essere sufficienti le risorse del Fondo statale. Per poter estendere le cure, dunque, occorre prima stimare concretamente il numero degli ammalati interessati, in deroga ai limiti stabiliti dall'Aifa; stimare la relativa spesa; verificare l'attuale disponibilità delle somme del Fondo statale a disposizione oppure quella dei fondi regionali; e verificare lo stato dei rimborsi ai centri attualmente prescrittori dei farmaci. In seconda battuta, si potrà procedere a includere le cure nelle spese per investimento, in modo - ha concluso - da poter estendere la somministrazione dei farmaci innovativi davvero a tutti».