Cronaca
Assolti gli imputati del delitto Scopece
La giovane foggiana fu trovata morta in un tratturo del Santuario di Barletta
Barletta - mercoledì 22 ottobre 2014
"I giudici d'appello sono pervenuti alla confutazione delle conclusioni assunte dalla Corte di Assise di Trani sulla base, da un lato, di una scrupolosa analisi delle argomentazioni poste a base della decisione di primo grado e, dall'altro, del puntuale esame delle risultanze processuali". Così la Corte di Cassazione motiva il rigetto del ricorso promosso dalla Procura Generale presso la Corte d'Appello di Bari avverso la sentenza d'assoluzione per l'omicidio di Marisa Scopece pronunciata dalla Corte d'Assise d'Appello del capoluogo pugliese il 2 ottobre 2012.
Il cadavere ucciso e martoriato della ventitreenne foggiana, con un passato difficile, connotato da frequentazioni pericolose e prostituzione, fu trovato casualmente da un agricoltore l'11 settembre 2007 in un tratturo adiacente il Santuario della Madonna dello Sterpeto di Barletta. All'identità del cadavere sfigurato si arrivò grazie ad un tatuaggio, "un cuore alato", che Marisa aveva sul fondoschiena.
La sentenza sovvertì il verdetto di primo grado della Corte d'Assise di Trani che il 29 aprile 2011 aveva condannato a 30 anni di reclusione Giuseppe Gallone e Raimondo Carbone a 27 anni, tutti di Trinitapoli: furono ritenuti colpevoli di omicidio premeditato, distruzione di cadavere, rapina ed illecita detenzione di una pistola.
In grado di appello la piena assoluzione dei tre presunti assassini fece venir meno anche le imputazioni nei confronti di Antonio Reddavide e Geremia Strafezza, entrambi di Cerignola, che in primo grado erano stati rispettivamente condannati ad 8 mesi di reclusione ed ad 1 anno e 8 mesi di reclusione perché accusati d'aver taciuto o reso false informazioni sugli ultimi spostamenti della vittima. Lo sviluppo degli eventi – prosegue la sentenza della Cassazione - è stato correttamente ritenuto incomprensibile, così come assolutamente incerto è stato ritenuto il contributo causale fornito da ciascuno degli imputati nella consumazione dell'omicidio avuto riguardo alla palese genericità dell'imputazione che oltre a riguardare la specificazione dei ruoli assunti dai prevenuti ha investito la stessa collocazione temporale dei fatti delittuosi indicati con ampio margine di oscillazione. Né, d'altra parte, possono trovare ingresso in questa sede prospezioni volte ad estrapolazioni della relazione di consulenza medico-legale e delle dichiarazioni dei testi dal più ampio tessuto narrativo oppure ad una non consentita lettura alternativa del contenuto degli atti acquisiti". L'assoluzione degli imputati è stata, dunque, confermata dalla Cassazione ed il delitto Scopece resta senza colpevoli.
Il cadavere ucciso e martoriato della ventitreenne foggiana, con un passato difficile, connotato da frequentazioni pericolose e prostituzione, fu trovato casualmente da un agricoltore l'11 settembre 2007 in un tratturo adiacente il Santuario della Madonna dello Sterpeto di Barletta. All'identità del cadavere sfigurato si arrivò grazie ad un tatuaggio, "un cuore alato", che Marisa aveva sul fondoschiena.
La sentenza sovvertì il verdetto di primo grado della Corte d'Assise di Trani che il 29 aprile 2011 aveva condannato a 30 anni di reclusione Giuseppe Gallone e Raimondo Carbone a 27 anni, tutti di Trinitapoli: furono ritenuti colpevoli di omicidio premeditato, distruzione di cadavere, rapina ed illecita detenzione di una pistola.
In grado di appello la piena assoluzione dei tre presunti assassini fece venir meno anche le imputazioni nei confronti di Antonio Reddavide e Geremia Strafezza, entrambi di Cerignola, che in primo grado erano stati rispettivamente condannati ad 8 mesi di reclusione ed ad 1 anno e 8 mesi di reclusione perché accusati d'aver taciuto o reso false informazioni sugli ultimi spostamenti della vittima. Lo sviluppo degli eventi – prosegue la sentenza della Cassazione - è stato correttamente ritenuto incomprensibile, così come assolutamente incerto è stato ritenuto il contributo causale fornito da ciascuno degli imputati nella consumazione dell'omicidio avuto riguardo alla palese genericità dell'imputazione che oltre a riguardare la specificazione dei ruoli assunti dai prevenuti ha investito la stessa collocazione temporale dei fatti delittuosi indicati con ampio margine di oscillazione. Né, d'altra parte, possono trovare ingresso in questa sede prospezioni volte ad estrapolazioni della relazione di consulenza medico-legale e delle dichiarazioni dei testi dal più ampio tessuto narrativo oppure ad una non consentita lettura alternativa del contenuto degli atti acquisiti". L'assoluzione degli imputati è stata, dunque, confermata dalla Cassazione ed il delitto Scopece resta senza colpevoli.