Protesta del Teatro Valle
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A Barletta il racconto dell’esperienza del Teatro Valle di Roma

«La cultura e l’arte devono tornare al centro del progetto dell’essere umano». Nasce a Barletta l’esperienza del Collettivo Lab_Aut

Precarietà, tagli alla cultura, e cittadinanza: questi i principali temi dell'iniziativa organizzata dal Collettivo Lab_Aut, che ha ospitato a Barletta alcuni rappresentanti del teatro Valle di Roma, una delle esperienze più importanti di occupazione in Italia. Abbiamo intervistato Fulvio ed Orsetta, rappresentanti delle lavoratrici e lavoratori dello spettacolo del Teatro Valle occupato.

Qual è stata la nascita e lo sviluppo di questa esperienza del Teatro Valle?
«Questa esperienza è iniziata il 14 Giugno 2011, all'indomani della vittoria dei referendum. Tutto è cominciato con un'iniziativa di soli tre giorni, ma è stata poi tanta cittadinanza a rispondere al nostro invito, che ci ha chiesto di rimanere, per discutere davvero delle politiche culturali nel nostro paese. E' partito così un processo costituente riguardante i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo, dopo i numerosi tagli subiti dal Fus (Fondo unico per lo spettacolo). L'obiettivo: trasformare il teatro in un bene comune. Il teatro Valle è un teatro stabile, per la cui gestione lo Stato spendeva 2 milioni di euro. Noi invece siamo riusciti ad andare avanti con i contributi dei cittadini. Questo è stato la dimostrazione che, se si scatena un processo di autonomia dal basso, se si creano così nuove relazioni, si può intraprendere una via alternativa alla gestione privata e alla stessa gestione pubblica, legata alle nomine politiche dei partiti».

Qual è stato l'effetto sul quartiere in cui si trova il teatro Valle?
«Il teatro Valle è il teatro più antico di Roma (1727), e tra i più importanti d'Italia, e si trova nel pieno centro di Roma, a pochi passi dal Senato. L'effetto è stato quello di creare non il solito centro del potere, ma un luogo riqualificato. Chi ama la cultura, si occupa davvero di essa, e dice no al sistema delle nomine. La città si è riappropriata del teatro come un centro culturale, come una piazza. E' tuttora in corso il percorso di scrittura dello statuto per la "Fondazione Teatro Valle Bene Comune", per la quale serve un capitale sociale di € 250.000».

Qual era la situazione precedente del teatro Valle?
«Il teatro Valle apparteneva all'Eti (Ente teatrale italiano). Quando l'Eti è stato soppresso, il Valle sarebbe passato nelle mani del comune di Roma, il quale avrebbe provveduto ad un bando, che avrebbe portato il teatro nelle mani dei privati. Così è iniziata la nostra occupazione, gemellata con quella del cinema Palazzo. Un'occupazione che si è inserita all'interno di una rete di occupazioni che comprende molte città d'Italia, come Milano, Palermo, Catania, in una vera operazione di "contagio". L'intento è quello di proporre un nuovo modello di autogoverno della cultura. Più che di spazi, ci si riappropria di un tempo. Il bene comune non è un concetto astratto, ma un concetto di lotta, che si costruisce di giorno in giorno».

Quale sarà il futuro di questa esperienza?
«L'obiettivo è quello di arrivare alla fondazione in un anno. Il 20 Ottobre scorso è stato presentato lo statuto, ad oggi siamo arrivati a € 130.000 di capitale sociale, e a 4.000 soci fondatori. Si può diventare soci con una quota minima di dieci euro, ma al momento di prendere le decisioni questo non conta: ogni testa vale comunque un voto. E' possibile tuttora, sul nostro sito, www.teatrovalleoccupato.it, emendare online lo statuto. Uno statuto scritto dalle lavoratrici e lavoratori dello spettacolo, da esperti, ma anche da comuni cittadini».

Da piazza del Real Monte di Pietà, luogo di partenza dell'iniziativa, è poi partito un corteo che ha attraversato le vie del centro storico, fino a giungere nei giardini del Castello, dove si è poi svolta un'assemblea pubblica. «A Barletta c'è la possibilità che si vendano immobili pubblici - ha detto Alessandro Zagaria - Ci chiediamo se sia possibile recuperare anche qui degli spazi, come palazzo Bonelli, l'ex carcere. Ci rendiamo conto che abbiamo un sito archeologico come Canne della battaglia completamente chiuso, e il polo museale del Castello poco frequentato?». «Non abbiamo nessun referente politico - ha detto Oliviero, un altro dei rappresentanti del Valle - Abbiamo sperimentato al Valle il sistema del consenso: tra due posizioni contrarie, si cerca una terza via che le comprenda». «Dobbiamo constatare il fallimento della rappresentanza democratica basata sulla delega - ha aggiunto Fulvio - Gestire il Valle è anche pulire i cessi, aggiustare le sedie in platea, per restituire il Valle meglio di come era prima. Dobbiamo lasciare un sistema basato sull'individualismo e costruire sul noi. Non possiamo più farci rappresentare. La cultura e l'arte devono tornare al centro del progetto dell'essere umano, invece con la Spending Review il governo sta svendendo la cultura».
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