Cara Barletta ti scrivo
De Nittis o Denittis? Questo è il dilemma!
Un viaggio tra i documenti dell'Archivio nella nota a firma del direttore Michele Grimaldi
venerdì 25 febbraio 2022
«Questa riflessione nasce dalle manifestazioni organizzate in occasione del 176° anniversario della nascita dell' amatissimo e famoso pittore barlettano Giuseppe De Nittis. La presa di potere nel Regno delle due Sicilie ad opera di Giuseppe Bonaparte, formalizzata con decreto dello stesso Napoleone nel maggio del 1806, dette il via alla riforma delle strutture burocratiche dell'amministrazione ripartendo il governo in Ministeri che spiccavano per centralità politica ed efficienza tecnica. Tra le altre innovazioni quelle contenute nel libro I titolo 2 del Codice Napoleonico e nel Real Decreto del 29 Ottobre 1808 con le quali veniva fatto obbligo di registrare le nascite, matrimoni e morti di tutti i residenti e non di una città. In quasi duecento anni la normativa in questione è cambiata molto poco rispetto ad altre importanti leggi (si pensi a quelle che regolano la quiescenza o pensione che dir si voglia) e le ultime modifiche sono state apportate con il D.P.R. 445 del 2000.
Alcuni si sono occupati, tra i tanti argomenti, delle "metamorfosi" dei cognomi della famiglia del pittore in maniera completa e puntuale ma qualcosa, non proprio trascurabile, è sfuggita, vuoi per l'intricatissima "selva" di leggi che regola lo stato civile e vuoi per la non abitudine a rapportarsi con documenti che hanno un secolo e più di vita.
Innanzi tutto facciamo chiarezza su un dato certo che può essere utile per i ricercatori o gli studiosi, la così detta comunicazione di servizio. Gli atti di stato civile dell'ex provincia di Bari che comprendeva, ovviamente, anche le città della BAT, non è possibile trovarli presso l'Archivio di Stato di Bari bensì, ormai da una trentina di anni, sono depositati presso la Sezione di Archivio di Stato di Trani mentre, la terza copia degli atti di stato civile facente parte dell'archivio storico del comune di Barletta, viene conservata dalla Sezione di Archivio di Stato di Barletta.
Altro punto da chiarire e forse il più fondamentale, è il De Nittis o Denittis? Per la legge è chiara ed inderogabile la norma che prevede l'ufficialità del nome e cognome riferita esclusivamente a quello registrato sull'atto di nascita redatto dall'ufficiale d'anagrafe il quale, potrebbe anche sbagliare nella registrazione del nome o del cognome ma, purtroppo, quell' "errore" assume, a tutti gli effetti di legge, la veste di ufficialità. Né si può fare obiezione, affermando che sull'atto di matrimonio o di morte il cognome (o nome) era scritto in maniera diversa. Ancor peggio quando qualcuno dice "Si…però, lui si firmava così". Niente di più sbagliato e fuorviante.
Già in precedenza e cioè in occasione delle manifestazioni organizzate per il centenario della morte dello storico barlettano Savino e non Sabino Loffredo, al quale oltretutto è intitolata la biblioteca comunale (!!!), era stata perpetrata la stessa svista. Stesse considerazioni possono essere associate al gesuita barlettano Giuseppe Filograssi (?). Nel Comune di Barletta non risulta essere nato nessun FILOGRASSI Giuseppe bensì, come si evince dall'atto di nascita n.1.341 dello stato civile del Comune di Barletta, " … il giorno 17 novembre dell'anno 1875 alle ore antimeridiane dieci in via Mulini n.13 è nato FILOGRASSO Giuseppe figlio di Michele, contadino, e Monterisi Angela Michele, donna di casa". Per completezza d'informazione il gesuita è morto a Roma il 12 aprile 1962, atto n.587 parte I.
Potrei accettare, da persona democratica e quindi aperta ad ogni giusta osservazione la tesi del "così si firmava", ma subito ci salta agli occhi un altro errore (o orrore?) storico; vi dice niente il nome di don Peppuccio Damato ?
E si, il religioso e storico barlettano che ha raccontato il periodo delle due guerre ed è stato artefice della rivalutazione della Disfida di Barletta il quale firmava D'Amato. Dopo un rapido controllo degli atti di nascita e al n.1641 del 1886 risulta che il giorno 8 del mese di dicembre "nasce DAMATO (senza apostrofo) Giuseppe figlio di Giovanni e di Francabandiera Maria ". A questo punto ( facendo il verso al mitico Lubrano) sorge spontanea la domanda: " Visto che per il Loffredo si è scelto (sbagliando) di intitolare la biblioteca comunale riportando il nome Sabino, dato che così si firmava, perché nell'intitolare a Don Peppuccio la piazzetta prospiciente il Monte di Pietà, il Comune ha optato per il cognome risultante dagli atti di nascita e cioè Damato senza apostrofo?
In base a questi innegabili fatti viene dal profondo di me stesso chiedermi se non sia possibile, a dispetto delle leggi che regolano la materia, mutarsi nome o cognome a proprio piacimento.
Da quanto esposto, parrebbe proprio di si ma, per un'archivista, non potevano passare sotto silenzio tante inesattezze così acclarate che non si contrappongono a personalissime opinioni bensì alla storia, polverosa, ma pur sempre storia incontrovertibile. Ma … torniamo al buon Peppino.
Altro dilemma, poi non così tanto irrisolvibile, la data e l'ora di nascita. Forse sarà stato un misunderstand o fraintendimento, come preferite, ma quella del "27 febbraio 1846 alle ore 8 e un quarto" non è la data di nascita bensì quella di registrazione ed infatti nell'atto di nascita del De Nittis si legge "L'anno milleottocentoquarantasei il dì 27 del mese di febbraio alle ore otto e quarto antimeridiane … è comparso Don Raffaele Denittis (notare il cognome) di anni ventotto… il quale ci ha presentato un maschio. Lo stesso è nato da Donna Teresa Barracchia (mi ripeto…notare il cognome) ne giorno venticinque del mese di febbraio anno 184sei alle ore 18 italiane…Lo stesso ha inoltre dichiarato di dare al neonato il nome di Giuseppe Gaetano Denittis". Tutto chiaro? Bene, abbiamo appurato sia la data esatta di nascita e cioè 25 febbraio 1846 e il cognome cioè Denittis un'unica parola. Tutto il resto è interpretazione di volontà che purtroppo non conta per la legge.
Infine prendo in esame la mamma del pittore, Maria Teresa Barracchia e qui l'annotazione non viene rivolta ad una persona che ha effettuato lo "svarione", bensì, anche, alla ultrafamosa enciclopedia Treccani. Come recita quella locuzione latina? Errare humanum est. Ebbene si, anche gli infallibili sbagliano, ahimè! Infatti sulla Treccani il nome della signora Maria Teresa non è "Barracchia" bensì "Buracchia".
Dando per letto tutto quanto esposto in precedenza ed anche qui, dopo aver effettuato un rapidissimo controllo (non più di tre minuti), abbiamo appurato, senza ombra di smentita che"L'anno milleottocentotredici a 11 del mese di settembre ad ore 24 (a mezzanotte?) … è comparso il sig. Carlo Barracchia (notare il cognome) di anni ventitre… ed ha dichiarato che ad ore cinque della notte del giorno quattordici del mese di agosto sopra detto anno è nata da lui dichiarante e dalla signora Francesca Barracchia (mi ripeto…notare il cognome) una femmina a cui si è dato il nome di Teresa Maria Emmanuella Barracchia (per l'ultima volta…notare il cognome).
Concludo con un invito… gli archivi sono lì per i motivi dei quali discutiamo. Saranno sempre lieti di accogliere tutti coloro che vorranno sapere come "effettivamente" sono andate le cose. Vi aspettiamo!».
Michele Grimaldi, Direttore Archivio di Stato Bari Barletta Trani
Alcuni si sono occupati, tra i tanti argomenti, delle "metamorfosi" dei cognomi della famiglia del pittore in maniera completa e puntuale ma qualcosa, non proprio trascurabile, è sfuggita, vuoi per l'intricatissima "selva" di leggi che regola lo stato civile e vuoi per la non abitudine a rapportarsi con documenti che hanno un secolo e più di vita.
Innanzi tutto facciamo chiarezza su un dato certo che può essere utile per i ricercatori o gli studiosi, la così detta comunicazione di servizio. Gli atti di stato civile dell'ex provincia di Bari che comprendeva, ovviamente, anche le città della BAT, non è possibile trovarli presso l'Archivio di Stato di Bari bensì, ormai da una trentina di anni, sono depositati presso la Sezione di Archivio di Stato di Trani mentre, la terza copia degli atti di stato civile facente parte dell'archivio storico del comune di Barletta, viene conservata dalla Sezione di Archivio di Stato di Barletta.
Altro punto da chiarire e forse il più fondamentale, è il De Nittis o Denittis? Per la legge è chiara ed inderogabile la norma che prevede l'ufficialità del nome e cognome riferita esclusivamente a quello registrato sull'atto di nascita redatto dall'ufficiale d'anagrafe il quale, potrebbe anche sbagliare nella registrazione del nome o del cognome ma, purtroppo, quell' "errore" assume, a tutti gli effetti di legge, la veste di ufficialità. Né si può fare obiezione, affermando che sull'atto di matrimonio o di morte il cognome (o nome) era scritto in maniera diversa. Ancor peggio quando qualcuno dice "Si…però, lui si firmava così". Niente di più sbagliato e fuorviante.
Già in precedenza e cioè in occasione delle manifestazioni organizzate per il centenario della morte dello storico barlettano Savino e non Sabino Loffredo, al quale oltretutto è intitolata la biblioteca comunale (!!!), era stata perpetrata la stessa svista. Stesse considerazioni possono essere associate al gesuita barlettano Giuseppe Filograssi (?). Nel Comune di Barletta non risulta essere nato nessun FILOGRASSI Giuseppe bensì, come si evince dall'atto di nascita n.1.341 dello stato civile del Comune di Barletta, " … il giorno 17 novembre dell'anno 1875 alle ore antimeridiane dieci in via Mulini n.13 è nato FILOGRASSO Giuseppe figlio di Michele, contadino, e Monterisi Angela Michele, donna di casa". Per completezza d'informazione il gesuita è morto a Roma il 12 aprile 1962, atto n.587 parte I.
Potrei accettare, da persona democratica e quindi aperta ad ogni giusta osservazione la tesi del "così si firmava", ma subito ci salta agli occhi un altro errore (o orrore?) storico; vi dice niente il nome di don Peppuccio Damato ?
E si, il religioso e storico barlettano che ha raccontato il periodo delle due guerre ed è stato artefice della rivalutazione della Disfida di Barletta il quale firmava D'Amato. Dopo un rapido controllo degli atti di nascita e al n.1641 del 1886 risulta che il giorno 8 del mese di dicembre "nasce DAMATO (senza apostrofo) Giuseppe figlio di Giovanni e di Francabandiera Maria ". A questo punto ( facendo il verso al mitico Lubrano) sorge spontanea la domanda: " Visto che per il Loffredo si è scelto (sbagliando) di intitolare la biblioteca comunale riportando il nome Sabino, dato che così si firmava, perché nell'intitolare a Don Peppuccio la piazzetta prospiciente il Monte di Pietà, il Comune ha optato per il cognome risultante dagli atti di nascita e cioè Damato senza apostrofo?
In base a questi innegabili fatti viene dal profondo di me stesso chiedermi se non sia possibile, a dispetto delle leggi che regolano la materia, mutarsi nome o cognome a proprio piacimento.
Da quanto esposto, parrebbe proprio di si ma, per un'archivista, non potevano passare sotto silenzio tante inesattezze così acclarate che non si contrappongono a personalissime opinioni bensì alla storia, polverosa, ma pur sempre storia incontrovertibile. Ma … torniamo al buon Peppino.
Altro dilemma, poi non così tanto irrisolvibile, la data e l'ora di nascita. Forse sarà stato un misunderstand o fraintendimento, come preferite, ma quella del "27 febbraio 1846 alle ore 8 e un quarto" non è la data di nascita bensì quella di registrazione ed infatti nell'atto di nascita del De Nittis si legge "L'anno milleottocentoquarantasei il dì 27 del mese di febbraio alle ore otto e quarto antimeridiane … è comparso Don Raffaele Denittis (notare il cognome) di anni ventotto… il quale ci ha presentato un maschio. Lo stesso è nato da Donna Teresa Barracchia (mi ripeto…notare il cognome) ne giorno venticinque del mese di febbraio anno 184sei alle ore 18 italiane…Lo stesso ha inoltre dichiarato di dare al neonato il nome di Giuseppe Gaetano Denittis". Tutto chiaro? Bene, abbiamo appurato sia la data esatta di nascita e cioè 25 febbraio 1846 e il cognome cioè Denittis un'unica parola. Tutto il resto è interpretazione di volontà che purtroppo non conta per la legge.
Infine prendo in esame la mamma del pittore, Maria Teresa Barracchia e qui l'annotazione non viene rivolta ad una persona che ha effettuato lo "svarione", bensì, anche, alla ultrafamosa enciclopedia Treccani. Come recita quella locuzione latina? Errare humanum est. Ebbene si, anche gli infallibili sbagliano, ahimè! Infatti sulla Treccani il nome della signora Maria Teresa non è "Barracchia" bensì "Buracchia".
Dando per letto tutto quanto esposto in precedenza ed anche qui, dopo aver effettuato un rapidissimo controllo (non più di tre minuti), abbiamo appurato, senza ombra di smentita che"L'anno milleottocentotredici a 11 del mese di settembre ad ore 24 (a mezzanotte?) … è comparso il sig. Carlo Barracchia (notare il cognome) di anni ventitre… ed ha dichiarato che ad ore cinque della notte del giorno quattordici del mese di agosto sopra detto anno è nata da lui dichiarante e dalla signora Francesca Barracchia (mi ripeto…notare il cognome) una femmina a cui si è dato il nome di Teresa Maria Emmanuella Barracchia (per l'ultima volta…notare il cognome).
Concludo con un invito… gli archivi sono lì per i motivi dei quali discutiamo. Saranno sempre lieti di accogliere tutti coloro che vorranno sapere come "effettivamente" sono andate le cose. Vi aspettiamo!».
Michele Grimaldi, Direttore Archivio di Stato Bari Barletta Trani