La città
Un barlettano a Lugano, Giuseppe Rutigliano ci racconta la sua esperienza d’oltralpe
Una vita in viaggio, forse finalmente la meta. La motivazione, le doti e l’abilità di un professionista dell’industria dell’ospitalità
Barletta - domenica 28 luglio 2013
Quando la motivazione e il desiderio riescono a raggiungere il coraggio della volontà, allora le ambizioni iniziano a colorarsi di concretezza. Così un giovane barlettano come Giuseppe Rutigliano, più volte spinto a progredire per ottenere sempre il meglio per e da se stesso, ci racconta di come sia giunto a vivere e lavorare a Lugano. Il suo è un viaggio che inizia molto presto all'età di 14 anni: Giuseppe inizia come semplice studente dell'Alberghiero, la sua passione lo porterà pian piano a ricercare la professionalità nel settore sino a diventare Chef e poi Maitre de rang, attraverso sfide continue con lingue straniere, corsi di perfezionamento e riconoscimenti tra cui la Nomination per il premio "La persona Ispirazionale". Un "barlettano nel mondo", che con la sua esperienza ci racconta di come non sempre gli ostacoli in corso di carriera siano d'intralcio, ma talvolta possano caratterizzarsi come uno slancio decisivo, per un coronamento soddisfacente.
In che modo hai intrapreso la tua carriera professionale nell'ambito della ristorazione?
«A partire dai 14 anni ho iniziato a lavorare in diverse strutture ricettive della mia città e così, mentre conseguivo il diploma all'Istituto statale professionale per i servizi alberghieri e della ristorazione di Molfetta, ho cominciato a emigrare in tutta Italia, avendo intrapreso inizialmente la carriera da receptionist di primo livello. Successivamente ho capito di essere più affine al settore della ristorazione, in quanto rispecchiava maggiormente la mia attitudine al contatto con il pubblico».
Quali mete hanno caratterizzato il tuo percorso prima di giungere in Svizzera?
«Inizialmente ho lavorato a Rimini, poi in Sardegna a Stintino e sulla Costa Smeralda e a Porto Cervo, a Torre Maura, a Milano Marittima, Madonna di Campiglio, il mio pellegrinaggio è proseguito ininterrottamente, sino a quando non ho compreso l'importanza di conoscere le lingue».
Tra i requisiti maggiormente richiesti trasversalmente in tutti i settori lavorativi, vi è appunto la capacità di parlare svariate lingue straniere, questo ha costituito una grande difficoltà per te?
«Ho capito sin da subito che dovevo rimboccarmi le maniche per imparare a parlare almeno l'inglese, visto che il mio livello scolastico mi serviva a ben poco. Un mio amico proprio in quel periodo stava per aprire un ristorante a Londra e così ho colto l'occasione al volo per mettermi alla prova. Ho conseguito il Cambridge con un corso full immersion, raggiunto ormai un ottimo livello d'inglese mi sono spostato a Lione dove mi sono imbattuto nell'apprendimento del francese lavorando presso Les Chateau».
A quel punto della tua vita sentivi di essere pronto per nuove sfide?
«Nel 2008 avendo ormai intrapreso quel grande viaggio verso la professionalità, ho deciso di sfidarmi presso la Swiss hotel Association, conseguendo un diploma cha ha un riconoscimento a livello mondiale. Scegliere di svolgere il corso nella succursale spagnola mi ha consentito di pagare molto meno rispetto al prezzo corrispettivo della scuola in Svizzera, per l'occasione ho anche perfezionato il mio spagnolo».
Sin da giovanissimo hai da subito vissuto lontano da casa, ci sono stati momenti di nostalgia o debolezza?
«Nel 2009 ho lavorato in Florida per cinque mesi come Maitre de rang, stressato dai ritmi lavorativi ho deciso di tornare a casa prima che fosse troppo tardi, così sono stato a lavorare a Trani e Ostuni in ristoranti molto prestigiosi, dato che a Barletta non vi è alcun tipo di riconoscimento delle figure professionali attinenti la sfera lavorativa della ristorazione».
Attualmente lavori in Svizzera, cosa ti ha portato a emigrare nuovamente?
«Ho capito sin da subito di non essere più abituato ai ritmi italiani, credo inoltre che spesso l'ignoranza dalle nostre parti porti a sottovalutare un mestiere come quello del cameriere, seppur lo si svolga in maniera altamente qualificata. Non nascondo che vivendo fuori, ogni ritorno nella mia città è motivo di grande gioia, gli affetti assumono una dimensione straordinaria nella tua vita quando vivi fuori, per questo proprio ultimamente mi sono ripromesso di tornare più frequentemente a Barletta. Nei miei precedenti tentativi di tornare a vivere qui, ai colloqui lavorativi mi sono spesso sentito rispondere "Mi dispiace ma lei è troppo qualificato per la posizione che noi ricerchiamo" questo mi ha portato a constatare che nutrendo una grande passione per il mio lavoro e volendolo svolgere "professionalmente", trasferirmi definitivamente nella mia terra sarà un'impresa molto ardua».
In che modo hai intrapreso la tua carriera professionale nell'ambito della ristorazione?
«A partire dai 14 anni ho iniziato a lavorare in diverse strutture ricettive della mia città e così, mentre conseguivo il diploma all'Istituto statale professionale per i servizi alberghieri e della ristorazione di Molfetta, ho cominciato a emigrare in tutta Italia, avendo intrapreso inizialmente la carriera da receptionist di primo livello. Successivamente ho capito di essere più affine al settore della ristorazione, in quanto rispecchiava maggiormente la mia attitudine al contatto con il pubblico».
Quali mete hanno caratterizzato il tuo percorso prima di giungere in Svizzera?
«Inizialmente ho lavorato a Rimini, poi in Sardegna a Stintino e sulla Costa Smeralda e a Porto Cervo, a Torre Maura, a Milano Marittima, Madonna di Campiglio, il mio pellegrinaggio è proseguito ininterrottamente, sino a quando non ho compreso l'importanza di conoscere le lingue».
Tra i requisiti maggiormente richiesti trasversalmente in tutti i settori lavorativi, vi è appunto la capacità di parlare svariate lingue straniere, questo ha costituito una grande difficoltà per te?
«Ho capito sin da subito che dovevo rimboccarmi le maniche per imparare a parlare almeno l'inglese, visto che il mio livello scolastico mi serviva a ben poco. Un mio amico proprio in quel periodo stava per aprire un ristorante a Londra e così ho colto l'occasione al volo per mettermi alla prova. Ho conseguito il Cambridge con un corso full immersion, raggiunto ormai un ottimo livello d'inglese mi sono spostato a Lione dove mi sono imbattuto nell'apprendimento del francese lavorando presso Les Chateau».
A quel punto della tua vita sentivi di essere pronto per nuove sfide?
«Nel 2008 avendo ormai intrapreso quel grande viaggio verso la professionalità, ho deciso di sfidarmi presso la Swiss hotel Association, conseguendo un diploma cha ha un riconoscimento a livello mondiale. Scegliere di svolgere il corso nella succursale spagnola mi ha consentito di pagare molto meno rispetto al prezzo corrispettivo della scuola in Svizzera, per l'occasione ho anche perfezionato il mio spagnolo».
Sin da giovanissimo hai da subito vissuto lontano da casa, ci sono stati momenti di nostalgia o debolezza?
«Nel 2009 ho lavorato in Florida per cinque mesi come Maitre de rang, stressato dai ritmi lavorativi ho deciso di tornare a casa prima che fosse troppo tardi, così sono stato a lavorare a Trani e Ostuni in ristoranti molto prestigiosi, dato che a Barletta non vi è alcun tipo di riconoscimento delle figure professionali attinenti la sfera lavorativa della ristorazione».
Attualmente lavori in Svizzera, cosa ti ha portato a emigrare nuovamente?
«Ho capito sin da subito di non essere più abituato ai ritmi italiani, credo inoltre che spesso l'ignoranza dalle nostre parti porti a sottovalutare un mestiere come quello del cameriere, seppur lo si svolga in maniera altamente qualificata. Non nascondo che vivendo fuori, ogni ritorno nella mia città è motivo di grande gioia, gli affetti assumono una dimensione straordinaria nella tua vita quando vivi fuori, per questo proprio ultimamente mi sono ripromesso di tornare più frequentemente a Barletta. Nei miei precedenti tentativi di tornare a vivere qui, ai colloqui lavorativi mi sono spesso sentito rispondere "Mi dispiace ma lei è troppo qualificato per la posizione che noi ricerchiamo" questo mi ha portato a constatare che nutrendo una grande passione per il mio lavoro e volendolo svolgere "professionalmente", trasferirmi definitivamente nella mia terra sarà un'impresa molto ardua».