La città
Tre anni da quel terribile crollo di via Roma
Non dimentichiamo e riflettiamo
Barletta - venerdì 3 ottobre 2014
I sopravvissuti e le famiglie che hanno perso le loro case, sgretolate nella ferita profonda che sconvolse Barletta e i suoi cittadini tre anni fa, quel terribile 3 ottobre 2011, vorrebbero sicuramente dimenticare. Ma noi no: la comunità cittadina non può e non deve dimenticare le immagini e il dolore che si è impresso nei cuori di tutti.
Una cicatrice che resterà indelebile e che ci riportò in un attimo ai crolli del passato, quello di via Magenta del 1952 e quello di via Canosa del 1959. Oltre cinquant'anni passati forse invano, visto che la mala edilizia ha colpito ancora, uccidendo. Sono morte cinque giovani donne, angeli per molti, rappresentate come farfalle nell'opera del professor Paolo Vitali, intitolata "Per non dimenticare", donata al Comune qualche mese dopo il crollo. Cinque lacrime che l'Italia intera pianse, e che meritano la memoria. Alle 12.22 di quel terribile giorno, in pieno centro, venne giù una palazzina come tante, stroncando la vita di quattro donne lavoratrici (Tina, Matilde, Giovanna e Antonella), e una ragazzina di 14 anni (Maria), rientrata prima da scuola quel giorno. Fatalità e rabbia. Una tragedia evitabile, come hanno detto gli inquirenti da subito.
Il processo procede lento, con i suoi numerosi imputati, che rispondono all'accusa di omicidio colposo e lesioni per i feriti. I periti, infatti, accertarono fin da subito che la causa fu scatenata dai lavori attigui per la costruzione di un altro edificio. Si sono via via costituiti parte civile al processo anche il Comune di Barletta e la Regione Puglia.
Ma affinché non si ripetano più fatti simili, è necessario allargare la riflessione a quei temi della riqualificazione edilizia, il non costruire per costruire, come si faceva accanto, violentando la sicurezza e il buon senso. Non può l'interesse di pochi prevalere su tutto e tutti. Bizzarro che le cronache nazionali abbiano fatto prevalere solo il discorso del lavoro nero, ulteriore vergogna del territorio.
Oggi rimane il vuoto di quell'area ora recintata: che non venga mai in mente a nessuno di costruirci. Vuoto come quello negli animi dei barlettani che oggi ricorderanno nell'ora del crollo o partecipando alle commemorazioni organizzate.
Una cicatrice che resterà indelebile e che ci riportò in un attimo ai crolli del passato, quello di via Magenta del 1952 e quello di via Canosa del 1959. Oltre cinquant'anni passati forse invano, visto che la mala edilizia ha colpito ancora, uccidendo. Sono morte cinque giovani donne, angeli per molti, rappresentate come farfalle nell'opera del professor Paolo Vitali, intitolata "Per non dimenticare", donata al Comune qualche mese dopo il crollo. Cinque lacrime che l'Italia intera pianse, e che meritano la memoria. Alle 12.22 di quel terribile giorno, in pieno centro, venne giù una palazzina come tante, stroncando la vita di quattro donne lavoratrici (Tina, Matilde, Giovanna e Antonella), e una ragazzina di 14 anni (Maria), rientrata prima da scuola quel giorno. Fatalità e rabbia. Una tragedia evitabile, come hanno detto gli inquirenti da subito.
Il processo procede lento, con i suoi numerosi imputati, che rispondono all'accusa di omicidio colposo e lesioni per i feriti. I periti, infatti, accertarono fin da subito che la causa fu scatenata dai lavori attigui per la costruzione di un altro edificio. Si sono via via costituiti parte civile al processo anche il Comune di Barletta e la Regione Puglia.
Ma affinché non si ripetano più fatti simili, è necessario allargare la riflessione a quei temi della riqualificazione edilizia, il non costruire per costruire, come si faceva accanto, violentando la sicurezza e il buon senso. Non può l'interesse di pochi prevalere su tutto e tutti. Bizzarro che le cronache nazionali abbiano fatto prevalere solo il discorso del lavoro nero, ulteriore vergogna del territorio.
Oggi rimane il vuoto di quell'area ora recintata: che non venga mai in mente a nessuno di costruirci. Vuoto come quello negli animi dei barlettani che oggi ricorderanno nell'ora del crollo o partecipando alle commemorazioni organizzate.