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«Smettere di bere è solo il primo passo»

L’intervista a Patrizia di Alcolisti Anonimi, prima nel turbine dell’alcool, adesso al servizio degli altri

I giovani ne sono le facili prede, gli adulti gli antichi socievoli amatori, ne divengono acri e spiaciuti dipendenti. L'alcolismo colpisce a raggiera, non teme rivali, distrugge tutto ciò che incontra come ostacolo, famiglie, legami amori e amicizie, devasta come la pestilenza, potrebbe sembrare un antico quesito, ma è la moderna risposta ai disagi esistenziali del terzo millennio. La grande intuizione di fondare una comunità di auto-mutuo aiuto che combattesse l'alcolismo, trova però la sua origine sin dal 1935, ma come dirà qualcuno "A.A. non è stata inventata! I suoi principi fondamentali provengono dall'esperienza e dalla saggezza di un gran numero di amici preziosi. Noi abbiamo solo preso in prestito e adattato le loro idee", il grave problema dell'alcool attestato quindi da quasi un secolo, da sempre ha colto parassitariamente il debole dell'essere umano, cibandosene per ridurre la persona al nulla dequalificante. Da circa un mese anche Barletta è dotata di una preziosa realtà associativa di Alcolisti Anonimi, che non persegue fini di lucro, ma agisce nell'interesse del recupero umano. Abbiamo intervistato Patrizia, la persona che ha ideato e realizzato questo progetto, che attualmente persegue il recupero degli alcolisti anonimi della città, prima d'ora abbandonati a se stessi e al loro problema.

In che modo nasce Alcolisti Anonimi?
«L'associazione è nata nel 1935negli USA, ed è stata ideata da un'agente di cambio molto facoltoso, che all'epoca era quasi miliardario e da un medico. I due hanno capito che sostenendosi tra alcolisti sarebbero riusciti a salvarsi. Attualmente A.A. è in 140 Paesi nel mondo, con circa 500 gruppi in Italia e una decina in Puglia. Una regola di A.A. è l'autofinanziamento, definito nella "Settima tradizione", visto che l'alcolista generalmente è colui che spende i soldi delle bollette per bere, gli ideatori hanno pensato bene di porre questo veto affinché il fruitore della stessa associazione divenisse più responsabile».

In che modo è nata l'idea di creare un gruppo di A.A. a Barletta?
«Tutte le dinamiche mentali negative che ci hanno portato ad abusare della sostanza in passato (ognuno di noi aveva la sua preferita), trovano la loro via di fuga più naturale nella trasmissione del messaggio di salvezza. Adesso siamo alla nostra secondo riunione, il nostro scopo non è quello di riempire un registro o guadagnare denaro, l'importante è smettere di bere o per chi ne è già fuori da tempo, continuare a non bere. Fortunatamente come il diabetico trova nell'insulina la sua medicina, noi la troviamo nel nostro programma spirituale, dedicandoci agli altri, ovviamente il programma è avulso da qualsiasi credo, l'alcolista può essere infatti di qualsiasi religione».

Cosa induce a bere in maniera compulsiva?
«Principalmente ciò che spinge l'alcolista a bere è l'ossessione mentale, oltre che un costante senso di inadeguatezza. Ma non è fondamentale comprendere quale sia la motivazione che induce a bere, soprattutto nell'ambito dell'associazione, in quanto se lo sapessimo non saremmo più alcolisti anonimi ma professionisti di alcologia. Le cause non possono essere individuate anche perché variano da persona a persona. Attualmente non è ancora chiaro come si sviluppi questa malattia, non esistono nemmeno delle medicine, tranne quelle che riescono a tamponare una necessità momentanea».

In che modo si struttura il recupero in A. A.?
«Solitamente con il nuovo arrivato si parla di "potere superiore". Sin da subito si capisce come sia difficile da assimilare questa definizione, in quanto l'alcolista si sente già di per se un potere superiore. Inoltre noi siamo il popolo delle 24 ore, vivendo il nostro recupero giorno per giorno, mantenendo il contatto e il sostegno anche con gli altri amici di A.A. .All'interno del programma, seguendo i dodici passi ci si dispone alla tolleranza soprattutto, si impara a parlare rispettando una turnazione. Smettere di bere all'inizio consente di modificarsi per iniziare poi il programma vero e proprio».

Cosa rappresenta per voi l'anonimato?
«L'anonimato è quel gradino iniziale di ammissione dell'impotenza di fronte all'alcool, l'alcolista pensa sempre "Posso smettere quando voglio", è proprio questa mancanza di umiltà il primo ostacolo per smettere di bere. Uno tra i primi slogan che mi è capitato di ascoltare è "Quando incontri l'alcool ti togli il cappello davanti a lui, perché sai che è più forte di te e gli dici "Dove va Signor Alcool?", risponde "A sinistra" e tu dici "Bene, allora io vado a destra", quest'ammissione diventa il primo passo verso la salvezza».


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