Antonio Lattanzio
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Eventi

«Nulla cambierà, se i cittadini non cambieranno»

Antonio Lattanzio e la sua vita tra Australia, Svezia e Nuova Zelanda. Barlettani nel mondo

Antonio Lattanzio ha 35 anni. Una passione e competenza decennale nell'informatica lo spingono a lasciare Barletta per andare a lavorare a Milano nel 1999 come Programmatore di Videogames. In seguito lascia l'Italia, per partire con sua moglie, verso Brisbane (Australia), con la qualifica di "Senior Software Engineer" (3D Engine – Tools) [Programmatore esperto di motori grafici ed applicazioni per la creazione di videogiochi], presso Auran Games e i Krome Studios, sempre in Australia. Mentre lavora li, comincia a dedicarsi al progetto Mental Drink, un gruppo indipendente di professionisti che collabora al progetto del videogame "Toon Fitghterz". Dopo essere tornato in Italia, riceve un'altra offerta dagli Avalanche Studios di Stoccolma. Intanto, col suo team, partecipa ad un progetto parallelo, il videogioco "Haraka" per iPhone. Ho intervistato Antonio a Barletta, in un pomeriggio di gennaio, poco prima della sua partenza con la sua famiglia verso Stoccolma.

Perché hai scelto di andare via da Barletta?
«Bella domanda! A Barletta non c'erano possibilità per me. Perciò, anni fa, decisi prima di tutto di andare a lavorare nel nord Italia. Poi, mi accorsi che neanche laggiù c'erano le competenze che cercavo, di conseguenza ho scelto di andare all'estero».

Come sono stati gli inizi in Australia?
«Tramite internet conobbi dei programmatori australiani che cercavano la mia collaborazione e dopo sette anni di contatti decisi di approdare personalmente in Australia. Accettai una offerta a Brisbane e non mi sono mai pentito di questa "pazza" e coraggiosa decisione. In Australia ho iniziato una nuova vita professionale, poiché laggiù hanno sempre apprezzato il mio modo di lavorare e hanno rispettato i miei metodi di sviluppatore. Mi hanno considerato e trattato come un "piccolo genio italiano"».

Antonio Lattanzio, Senior Software Engineer
Cosa ti piace di Brisbane e cosa non ti piace?

«Brisbane è una città stupenda e mi e' subito piaciuta per il suo caldo clima tropicale. La gente con cui ho lavorato è stata squisita e mi ha insegnato a rispettare ed apprezzare qualsiasi idea e/ o opinione di ciascun dipendente, poichè nel campo dei videogames si è artisti e non numeri che devono obliterare il cartellino».

Raccontami un aneddoto avvenuto durante i 3 mesi di lavoro in prova a Brisbane
«All'inizio ero molto agitato perché, prima di Brisbane, avevo lavorato a Milano e li bisognava avere un metodo lavorativo molto dinamico e quindi non mi fermavo mai: niente pause, orari rigidi e lavori ultimati in poche ore quando, di solito, si consegnano in una settimana lavorativa. Terminati i tre mesi di prova, vengo convocato nell'ufficio del boss, che si complimenta per la mia straordinaria velocita' ed efficienza e che decide di confermarmi l' incarico, premiandomi con un altro aumento di stipendio, consigliando di rilassarmi di più e lavorare tranquillamente!!!».

Perché sei andato in Svezia?
«Dopo un progetto non andato in porto a Brisbane, sono tornato in Italia, per motivi famigliari. In seguito ho accettato un'offerta di lavoro in Svezia,a Stoccolma, presso gli "Avalanche Studios", per lavorare ad un altro progetto. Ho accettato poiché ho una grande stima per questo studio di Stoccolma che possiede un'organizzazione ed una tecnologia davvero superior, da far invidia ad un centro di ricerca e sviluppo americano. L'unico problema di Stoccolma è il costo della vita, troppo alto. Il welfare è molto sviluppato, ma tutto ciò crea molta pigrizia soprattutto nei nuovi arrivati, che non hanno motivazioni per lavorare».

Vista da Stoccolma, come ti sembra Barletta?
«Barletta mi sembra molto calda!».

Cosa ti manca di Barletta?
«I parenti, gli amici e il cibo».

Ogni volta che torni a Barletta, come la ritrovi?
«La ritrovo sempre uguale. Nulla cambierà, se i cittadini non cambiaranno».

Cosa consiglieresti ad un giovane barlettano?
«Consiglierei una esperienza lavorativa all'estero, magari in Australia. Non e' sicuramente necessario trasferirsi a tempo indeterminato dall'altra parte del mondo, ma sono davvero certo che un'esperienza in una realta' totalmente estranea alla nostra aiuti tantissimo ad evolversi mentalmente e culturalmente. Esiste il "Working Holiday", un accordo tra il governo italiano e australiano, che prevede una vacanza – lavoro per giovani dai 18 ai 30 anni, una buona occasione per vedere un mondo diverso».

Dopo la Svezia, dove andrai?
«Con mia moglie e mio figlio, andremo in Nuova Zelanda, ho avuto una buona offerta da parte di un'azienda produttrice di software per iPhone, iPad e Android. Ho accettato l'offerta, grazie anche al sostegno morale di mia moglie Cristina, che fortunatamente e' stata favorevole alla scelta di spostarsi all'estero per assicurare un futuro migliore a nostro figlio Andrea».
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