Padre Saverio Paolillo con stendardo Barletta
Padre Saverio Paolillo con stendardo Barletta
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Mondiali in Brasile, riflessione del missionario barlettano Paolillo

"Il Brasile è in mano alla Fifa"

Padre Saverio Paolillo, missionario comboniano in Brasile, nativo di Barletta, ha inviato lo scorso 3 giugno alla nostra Diocesi una lettera dal titolo "Il pallone al potere", una profonda riflessione relativa al prossimo campionato mondiale di calcio, che si svolgerà nei prossimi giorni proprio in Brasile.

Carissimi Amici, alcuni giorni fa abbiamo inaugurato il campo di calcio di Aguiarlândia, quartiere della periferia di Santa Rita, comune della regione metropolitana di João Pessoa, capitale della Paraíba. In realtà non ha le dimensioni di un campo regolamentare. È molto più piccolo. Era coperto da un abbondante strato di sabbia nera. Dopo la partita bisognava stare abbastanza tempo sotto la doccia per togliere la sporcizia. I ragazzi, abituati a giocare scalzi, correvano un serio rischio di prendersi qualche micosi. Così abbiamo deciso di piantare l´erba. Aiutata dalle piogge che cadono copiosamente durante questa stagione, l´erba è cresciuta rapidamente. In poco tempo il campetto è diventato un prato verde. Il giorno dell´inaugurazione è avvenuta una grande festa. I ragazzi ansiosi di correre sull´erba, si sono divertiti abbastanza. Si sono sdraiati e hanno fatto capriole su quel tappeto verde. Sono bastati poco più di tremila reali, pari a mille euro, per realizzare questo sogno, reso possibile grazie alla generosità di amici italiani. Con una piccola manciata di soldi questi ragazzi della periferia hanno conquistato una buona struttura sportiva.

In questo tempo di Coppa del Mondo, una domanda si impone: quanti campi come questo avrebbero potuto essere allestiti con tutti quei soldi spesi per il certame calcistico? Secondo dati ufficiali divulgati dallo stesso governo, il Brasile ha già speso oltre 25 miliardi di reali per preparare il Paese alla realizzazione della Coppa. Nel cambio attuale, sono 12,5 miliardi di dollari. Anche se investiti in parte in infrastrutture importanti per lo sviluppo del Pese, sono soldi che avrebbero potuto essere utilizzati per migliorare la salute e l´educazione, politiche pubbliche che ancora presentano gravi lacune. È per questo che la popolazione brasiliana non mostra il tradizionale entusiasmo sempre sfoggiato alla vigilia dei Mondiali. Lo spreco di risorse pubbliche è così grande da provocare un forte clima di malcontento tra i brasiliani. La gente comune rivendica scuole, ospedali e case popolari con lo stesso livello di qualità delle opere costruite per la Coppa del mondo.

In realtà, il Brasile è in mano alla Fifa. Da quando, nel 2007, è stato scelto come sede ufficiale dei Mondiali di Calcio del 2014, il colosso latino-americano sembra aver trasferito la sovranità nazionale alla potente organizzazione calcistica e vive sotto la dittatura del pallone. Il paese è andato letteralmente in palla. A farne le spese sono i più poveri, espulsi prima ancora che le nazionali scendessero in campo. Migliaia di persone sono state rimosse con la forza per fare spazio ai Mondiali. Un vero piano di guerra è stato messo a punto per garantire la pace durante le partite. Truppe della polizia e dell´esercito, fortemente armate, occupano le favelas per imporre la pace armata. Leggi che criminalizzano i movimenti popolari sono state approvate in tempo record dal Parlamento brasiliano per scoraggiare le eventuali contestazioni sullo stile di quanto accaduto durante la Coppa delle Confederazioni. Chi si ostina a contestare rischia di essere arrestato come terrorista. Operazioni di pulizia urbana ripuliscono le strade del centro e le zone frequentate dai tifosi, spazzando via barboni, tossicodipendenti e ragazzi di strada. I turisti non possono correre rischi. Poco importa se il prezzo da pagare è mettere in rischio la vita dei più poveri.

Chi pensava di approfittare dell´opportunità per guadagnare qualche spicciolo ne è rimasto frustrato. La Fifa ha già fatto sapere che, intorno agli stadi, non sarà permessa l´attività dei venditori ambulanti. Commercianti autorizzati potranno vendere soltanto i prodotti dei patrocinatori. Anche chi ha trovato lavoro nei cantieri non se l´è vista bene. I salari, in media, sono stati bassi e le dure condizioni di lavoro hanno messo in rischio l´integrità fisica dei lavoratori. Infine, chi pensava di approfittare dei Mondiali in Brasile per andare allo stadio e assistere almeno a una partita dovrà accontentarsi di vedersela in televisione. I prezzi dei biglietti sono molto cari e inaccessibili a una popolazione che sopravvive con uno stipendio di 250 euro al mese.

In realtà a godersela sono soltanto la Fifa, i gruppi patrocinatori, le multinazionali, le imprese edili brasiliane e l´industria del turismo che, prima ancora del fischio iniziale, hanno già fatto la festa con le ingenti somme di denaro che hanno succhiato dalle mammelle dello Stato.

Per gonfiare il pallone della FIFA e le tasche degli imprenditori, il Brasile, ufficialmente, ha già investito 25 miliardi di reali, equivalenti a quasi 11 miliardi di dollari.

Sette miliardi di dollari sono stati destinati al miglioramento delle strutture come aeroporti, porti, viabilità urbana, telecomunicazioni e turismo e oltre 4 miliardi di dollari sono stati impiegati nella costruzione o riforma dei 12 stadi che ospiteranno le partite. Corruzione, super fatturazione, esenzione fiscale e finanziamenti agevolati hanno sgonfiato le casse dello Stato a beneficio di un ristretto gruppo di privilegiati. L´esempio più evidente dello spreco è stata la costruzione di stadi inutili a prezzi folli. Secondo uno studio fatto dalla società KPMG (Network specializzato nella revisione e organizzazione contabile, nella consulenza manageriale e nei servizi fiscali, legali e amministrativi) il Brasile ha costruito gli stadi più costosi del mondo. Rispetto al preventivo iniziale, c´è stato un aumento delle spese del 263%. Dai 2.2 a miliardi di reali previsti sei anni fa si è passati a circa 10.5 miliardi di reali. Praticamente il Brasile ha sborsato negli stadi più di quello che hanno speso la Germania e il Sudafrica insieme nelle ultime due edizioni dei mondiali, rispettivamente nel 2006 e nel 2010. Ogni posto a sedere negli stadi brasiliani è costato, in media, US$ 5,8 mil (R$ 13,5 mil). Il valore è superiore a quello delle tre ultime Coppe del Mondo. In Sudafrica (2010) la media è stata di US$ 5,2 mil (R$ 12,1 mil). In Germania (2006) e negli Stati Uniti di US$ 3,4 mil (R$ 7,9 mil). Alcuni di questi stadi saranno "elefanti bianchi". In Cuiabá, per esempio, non esiste il calcio professionista. In Recife ci sono già tre stadi appartenenti alle tre squadre locali. In Brasilia è stato costruito uno stadio per 70 mila persone per le partite delle due uniche squadre locali e in San Paolo lo stadio del Morumbi era più che sufficiente per ospitare i Mondiali.

La grande vincitrice è la FIFA. Oltre a riuscire a fare cambiare la legge che impediva la vendita di alcoolici negli stadi, ha ottenuto l´esenzione delle tasse sulle proprie attività. Grazie a questi benefici non pagherà oltre 500 milioni di reali di imposte, pari a 250 milioni di dollari. Secondo le ultime informazioni, grazie ai Mondiali si porterà via 7 miliardi di reali (3,5 miliardi di dollari) senza spenderne neppure un terzo.

Non sono contro il calcio né contro la realizzazione dei Mondiali. Pur essendo una schiappa, ho sempre incentivato i ragazzi a praticare attività sportive. Credo nello sport come attività importante per il loro sviluppo integrale. Ma sono deluso di fronte alla crisi che vive il calcio attualmente. Lo sport più popolare del mondo è diventato un big business, un affare colossale il cui obbiettivo è guadagnare sempre più soldi. I propri calciatori, immersi nel denaro, non sempre sono un buon esempio per i nostri ragazzi. Conducono uno stile di vita senza riferimenti etici.

Io preferisco il nostro campetto di Aguiarlandia e il calcio de nostri ragazzi di periferia. Il nostro campo non ha la qualità delle strutture costruite per la FIFA, ma ha il profumo della solidarietà e il gusto del diritto conquistato. Su questo terreno di gioco faremo dello sport uno strumento di costruzione della cittadinanza e di affermazione della cultura della pace. Noi abbiamo dimostrato che non c´è bisogno di molti soldi per garantire ai bambini, adolescenti e giovani di periferia spazi in cui possano esercitare il diritto allo sport e alla ricreazione. Ma ancora una volta i piccoli sono stati messi da parte, anche se la Costituzione Federale del Brasile garantisce loro un trattamento prioritario. Al vedere la differenza abissale tra la qualità delle strutture destinate ai Mondiali e quella delle scuole e degli ospedali pubblici rimane la sensazione che il Brasile abbia tolto il principio costituzionale della "priorità assoluta" dalle mani dei bambini e degli adolescenti per darlo al calcio, alla Fifa e ai suoi sponsor.

Dio dica bene di tutti noi
Padre Saverio Paolillo".

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