Servizi sociali
Diossine nel latte materno delle donne di Barletta?
Verifichiamo con una seria indagine scientifica. E' il momento di agire
Barletta - sabato 17 luglio 2010
Riceviamo e volentieri pubblichiamo una nota dell'oncologo Roberto Ria.
«La cementeria di Barletta nel 2008 ha bruciato oltre 26000 tonnellate di plastiche e gomma triturate nel proprio impianto e la proprietà dell'impianto sta chiedendo l'autorizzazione per incrementare la quantità di tale combustibile da rifiuto, nonostante la presenza di civili abitazioni a ridosso della stessa».
«Dalla combustione di questi materiali si producono sostanze cancerogene, diossine e policlorobifenili (Pcb), che emesse in atmosfera possono contaminare suolo, vegetali, uova, carne, pollame e pesci. Da indagini scientifiche eseguite in altre parti sono risultati contaminati con diossine e Pcb anche alcuni campioni di latte materno in donne residenti nei pressi di impianti che, come accade nella cementeria di Barletta, usano la plastica e gomma come combustibile. E' quello che vogliamo verificare anche noi. Perché? Perché, come detto, le sostanze emesse sono cancerogene e noi oncologi lottiamo in ogni modo contro il cancro e le cause che lo determinano.E' la nostra missione, è la nostra ragione di vita».
«L'Italia registra un incremento del 2% all'anno per cancro in età infantile che è pressoché doppio di quello riscontrato in Europa (1.1% annuo). Vogliamo escludere la relazione con l'esposizione già in utero e poi attraverso il latte a sostanze tossiche e pericolose derivanti da combustione industriale. Il nostro coordinamento propone uno studio epidemiologico con modalità di indagine caso-controllo, ossia utilizzando campioni di latte materno di donne residenti a Barletta e quelli di donne non esposte ai fumi di una cementeria e neppure ad inceneritori residenti in altre città. Lo scopo è quello di valutare quanto incida l'inquinamento atmosferico eventualmente correlato anche alla presenza della cementeria a Barletta sulla qualità del latte materno delle donne residenti in relazione alla cancerogenicità delle diossine e degli idrocarburi policiclici aromatici. Poiché lo studio è molto costoso (circa seimila euro) ci rendiamo disponibili a finanziarlo con il nostro denaro e con l'eventuale contributo di associazioni che si occupano di ambiente, di salute, di prevenzione oppure di fondazioni benefiche o di semplici cittadini e benefattori. Chiunque volesse collaborare può contattarci. E' il momento di agire o, meglio, di reagire!».
Roberto Ria, oncologo e ricercatore Università di Bari
Antonio Caldarone, oncologo e medico ospedaliero
Dino Leonetti, oncologo e medico di famiglia
«La cementeria di Barletta nel 2008 ha bruciato oltre 26000 tonnellate di plastiche e gomma triturate nel proprio impianto e la proprietà dell'impianto sta chiedendo l'autorizzazione per incrementare la quantità di tale combustibile da rifiuto, nonostante la presenza di civili abitazioni a ridosso della stessa».
«Dalla combustione di questi materiali si producono sostanze cancerogene, diossine e policlorobifenili (Pcb), che emesse in atmosfera possono contaminare suolo, vegetali, uova, carne, pollame e pesci. Da indagini scientifiche eseguite in altre parti sono risultati contaminati con diossine e Pcb anche alcuni campioni di latte materno in donne residenti nei pressi di impianti che, come accade nella cementeria di Barletta, usano la plastica e gomma come combustibile. E' quello che vogliamo verificare anche noi. Perché? Perché, come detto, le sostanze emesse sono cancerogene e noi oncologi lottiamo in ogni modo contro il cancro e le cause che lo determinano.E' la nostra missione, è la nostra ragione di vita».
«L'Italia registra un incremento del 2% all'anno per cancro in età infantile che è pressoché doppio di quello riscontrato in Europa (1.1% annuo). Vogliamo escludere la relazione con l'esposizione già in utero e poi attraverso il latte a sostanze tossiche e pericolose derivanti da combustione industriale. Il nostro coordinamento propone uno studio epidemiologico con modalità di indagine caso-controllo, ossia utilizzando campioni di latte materno di donne residenti a Barletta e quelli di donne non esposte ai fumi di una cementeria e neppure ad inceneritori residenti in altre città. Lo scopo è quello di valutare quanto incida l'inquinamento atmosferico eventualmente correlato anche alla presenza della cementeria a Barletta sulla qualità del latte materno delle donne residenti in relazione alla cancerogenicità delle diossine e degli idrocarburi policiclici aromatici. Poiché lo studio è molto costoso (circa seimila euro) ci rendiamo disponibili a finanziarlo con il nostro denaro e con l'eventuale contributo di associazioni che si occupano di ambiente, di salute, di prevenzione oppure di fondazioni benefiche o di semplici cittadini e benefattori. Chiunque volesse collaborare può contattarci. E' il momento di agire o, meglio, di reagire!».
Roberto Ria, oncologo e ricercatore Università di Bari
Antonio Caldarone, oncologo e medico ospedaliero
Dino Leonetti, oncologo e medico di famiglia