Amianto scritta sotto
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Amianto, «le lastre assolutamente pericolose»

Intervista a Sergio Clarelli, presidente di Assoamianto

L'amianto sta diventando giorno dopo giorno un problema sempre più importante per la salute pubblica di ogni cittadinanza. Molti edifici sono pieni di cemento – amianto e le opere di bonifica subiscono importanti ritardi a causa degli elevati costi di smaltimento. "Assoamianto" è un'Associazione tra consulenti, operatori nell'ambito della rimozione, smaltimento e bonifica dell'amianto e quanti sensibili alle problematiche ambientali inerenti. L'associazione è stata fondata nel 1998 da professionisti e imprenditori abilitati alla gestione delle attività di rimozione, smaltimento e bonifica dell'amianto ai sensi dell'art. 10 del D.P.R. 8/8/1994. L'Associazione è apartitica, senza fini di lucro, persegue esclusivamente finalità di salvaguardia ambientale e di tutela della salute dalla presenza e dall'uso dell'amianto.

Riportiamo di seguito l'intervista al presidente di quest'importante associazione nazionali, Sergio Clarelli.

In base alla collocazione dell'amianto sulle spiagge della litoranea di Barletta, come riportano le foto fatte dai nostri fotoreporter, tali lastre abbandonate possono realmente essere un pericolo per i cittadini?
In genere le lastre di cemento – amianto sono compatte e dunque non friabili. Nei manufatti compatti le fibre sono legate dal cemento; dunque solo con il passare del tempo e con l'azione costante degli agenti atmosferici tali lastre collocate in una zona abbastanza frequentata possono essere davvero pericolose per la salute del cittadino. Se la matrice diventa farinosa a causa di atti vandalici o di agenti atmosferici rilascia la rinomata fibra dannosa per i polmoni dell'uomo diventando di categoria 9. Tutto non va bene. Le lastre devono assolutamente essere rimosse. È giusto che la gente e le associazioni si lamentino.

L'amianto soggetto agli agenti atmosferici costituisce un campanello d'allarme per la cittadinanza?
L'azione degli agenti atmosferici degrada in modo decisivo le fibre di cemento – amianto; in particolare, le precipitazioni violente causano danni importanti tali da costituire dei campanelli d'allarme per tutta la cittadinanza.

Come smaltire l'amianto e rendere nulli i suoi effetti deleteri sulla salute dell'uomo?
Secondo la legge del 2003, lo smaltimento dell'amianto deve essere fatto in discariche autorizzate e tramite ditte specializzate nello smaltimento, di per sé abbastanza complicato e dispendioso.

Quali sono le reali conseguenze dell'amianto sull'uomo e come mai ci si accorge soltanto ora dei suoi effetti nocivi?

Purtroppo già da inizio secolo i capocantieri sapevano della pericolosità dell'amianto, che però continuava ad essere utilizzato come materiale termo - isolante. Gli operatori da sempre sono esposti agli effetti deleteri del cemento amianto. Molti lavoratori sono deceduti in seguito a complicazioni dovute all'asbestosi, la malattia causata dalle fibre dell'amianto e già negli anni '80 si sapeva della pericolosità dell'amianto ma si badava soltanto ai propri interessi.

La nostra rivista si occupa con un inchiesta dell'amianto come un problema reale. Cosa ne pensa un'associazione come la vostra?
È una pregevole iniziativa. La nostra è un'associazione privata che ha svolto e svolge tuttora servizio pubblico. Per cui valutiamo positivamente iniziative come le vostre e altre ad opera di pubblici e privati, anche perché sensibilizzano l'opinione pubblica e chi di competenza nella bonifica e nello smaltimento delle lastre di cemento amianto.

Quali sarebbero secondo voi le competenze territoriali per la bonifica?
Ogni regione ha un piano regionale sull'amianto che disciplina sulla scorta delle leggi nazionali. L'Asl è competente sul territorio insieme al Comune, in particolare al servizio protezione e sicurezza dei Comuni. L'impresa adibita alla bonifica deve mandare, in seguito alle segnalazioni dei pubblici cittadini, i propri operatori per procedere alla bonifica. Altro organo competenze è l'arpa, che però agisce soltanto in subordine.
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