Mostra in Germania
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Alcuni tesori di Barletta a Mannheim, in Germania

Reperti storici in esposizione al Museo Reiss-Engelhorn

"I De Nittis a Washington (fino al 12 febbraio 2023) ed in Germania (a Manneheim fino al 26 febbraio) le storiche testimonianze del Territorio fra Barletta e Canne della Battaglia. Momento favorevole, non solo in termini di eccellenze artistiche quanto di scambio culturale a livello mondiale post pandemia e lockdown, per la valorizzazione dei nostri beni culturali, segno di bellezza e di conoscenza da considerare nella loro indiscutibile importanza anche come preziosi attrattori turistici".

Così l'Archeoclub d'Italia Aps sede storica di Canne della Battaglia Barletta "Annibale, San Ruggero Vescovo, Ettore Fieramosca, Pietro Mennea" in una nota a firma del presidente, il giornalista Nino Vinella.

"Mentre seguiamo con estremo interesse gli sviluppi presenti e futuri dell'esposizione denittisiana nella capitale statunitense curata dal prof. Renato Miracco presso The Phillips Collection, come Associazione di rango nazionale desideriamo focalizzarci sulle straordinarie opere d'arte, autentici tesori, inviate in Germania alla mostra "Die Normannen. Eine Geschichte von Mobilität, Eroberung und Innovation" presso il Museo Reiss-Engelhorn a Mannheim: la sirena proveniente dal Museo Civico nel Castello, l'altra dall'Antiquarium di Canne della Battaglia. Qui è la Puglia ad essere tesimonial con vari reperti (Canosa e Monte Sant'Angelo), anche grazie alla docente barlettana prof.ssa Luisa Derosa (Università di Foggia) che vi figura quale apprezzata consulente scientifica.

La mostra tedesca, di alto livello scientifico, comprende infatti opere scultoree, avori, oreficerie, codici miniati, documenti ed attesta la particolare inclinazione della Germania proprio verso Barletta quando il nostro Comune prestò negli Anni Novanta il busto di Federico II di Svevia, l'unico attribuito nel mondo al Puer Apuliae.

Prosegue Vinella: "L'emblematico bassorilievo della sirena emergente dal mare (patrimonio museale barlettano dalla metà degli Anni Trenta), forse incastonato in un portale o finestra della distrutta chiesa medievale allora sede degli arcivescovi di Galilea per gli stretti legami fra Barletta e la Terrasanta, ne raffigura le fattezze muliebri dai lunghi capelli ed è opera riconducibile alle maestranze locali con influenze.

Da Canne proviene dunque una preziosa testimonianza del suo importante passato medievale a suggellare la sua notorietà universale per la vittoria di Annibale nel 216 avanti Cristo.

La sommità di un bastone abbaziale in avorio raffigurante, secondo l'iconografia religiosa del tempo, la figura mostruosa del Leviatano, simbolo della Forza citato dai testi dell'Antico Testamento, che divora un peccatore e che ricorda le immagini nella "Tapisserie de Bayeux". Fu rinvenuta durante i lavori condotti sulla collina cannense da un gruppo di giovani laureati nell'ambito del progetto di scavo a cura dell'Archeoclub d'Italia nel 1987, finanziati dalla Regione sotto la direzione della Sovrintendenza archeologica di Puglia e del compianto Direttore dell'Antiquarium Nino Lavermicocca".

Conclude Vinella: "Il reperto, rinvenuto nell'area delle Basiliche sotto un primo strato superficiale di terriccio, fu acquisito e documentato dagli esperti come databile intorno al IX secolo (Alto Medioevo), ed attribuito all'epoca del suo rinvenimento a manifattura di scuola carolingia mentre in seguito è stato definitivamente registrato di stile e fattura normanna.

Tanto da essere stato prescelto come vero "biglietto da visita" dell'Antiquarium, attualmente diretto dalla dott.ssa Ezia Torelli (Drm Puglia Direttore arch. Luca Mercuri), dopo l'ultimo restyling: una gigantografia ne rende infatti suggestivamente l'immagine ai visitatori all'ingresso del percorso espositivo mentre l'originale è di appena pochi centimetri.

Ma se pur così minuscolo, sono proprio la sua fattura, l'originalità del disegno, l'importanza del personaggio a cui apparteneva (un alto dignitario ecclesiastico) avvalorano al tesi già diffusa e storicamente comprovata della fama e dell'importanza di Canne intorno al Mille nella nostra zona: il "bastone" all'abate che dimorò qui fu donato dalle lontane terre normanne, dove i maestri artigiani specializzati nel cesello di materie nobili, come l'avorio e le pietre dure, erano rinomati.

Il frammento, che mostriamo nella foto e nella suggestiva ricostruzione grafica della prof.ssa Giorgia Allegretta, entrò così (dopo la spada longobarda "scramasax") nella collezione di una certa Canne medioevale che non ha mai finito di stupire e che ne completa l'importanza in tutte le epoche".
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