
Calcio
Tre anni di presidenza Tatò, buon compleanno?
L'anniversario il 14 settembre, ma il Barletta e il patron devono rialzarsi
Barletta - giovedì 19 settembre 2013
11.20
14 settembre 2010- 14 settembre 2013. Tre anni di presidenza, tre anni con Roberto Tatò alla guida del Barletta. Nel mezzo due sofferte salvezze, dei playoff annunciati in agosto ma solo sfiorati a maggio tra campo e Commissione Disciplinare, le battaglie per la querelle-"Puttilli", cinque direttori sportivi e sei allenatori. Certo, per il suo terzo "compleanno" in sella al club di via Vittorio Veneto, il patron biancorosso avrebbe atteso ben altro regalo rispetto allo 0-2 subìto per mano del non certo trascendentale Prato sul terreno del "Puttilli", maturato domenica al termine di una delle più brutte prestazioni a tinte biancorosse viste dal ritorno del club in Prima Divisione. Da quando ha raccolto il testimone di Francesco Sfrecola in sella al club, questo è uno dei momenti certo da non custodire nell'albo dei ricordi per Roberto Tatò.
Nell'annata in cui non si correva il "rischio" retrocessione, con un entusiasmo rinnovato e ritrovato grazie alla cavalcata-salvezza terminata in quel di Andria, un alto credito presso lo zoccolo duro (quei 1.012 abbonati che han dato fiducia alla squadra in anticipo in estate, numeri nella media per la categoria, tali sono) della tifoseria e un organico solido dal quale ripartire, ma necessario comunque di rinforzi, si è sin da giugno propugnato l'obiettivo "nono posto", privilegiando però l'investimento su calciatori di proprietà ma di scarsa esperienza nella terza categoria del calcio italiano: così Barletta è rimasta sì una piazza "florida" del calcio di Lega Pro italiano, con i conti sempre in regola, ma il rischio è quello di percorrere una via piatta, anonima, in un'annata che gli "stakeholders" biancorossi avrebbero voluto proiettata verso l'alto. E oggi, quando è solo settembre, il bonus della fiducia nel Barletta Calcio appare parzialmente depauperato, con quel punticino solitario in classifica e la contestazione che ne è sorta. Difficile chiedere 2.000 abbonamenti (a prezzi ridotti e accessibili, a onor del vero) quando gli investimenti si limitano in un periodo di crisi, difficile pretendere un pubblico innamorato se gioco e risultati latitano.
Fare calcio a Barletta non è certamente cosa facile, questo è un asserto basilare. Dalle strutture al bacino d'utenza, limitato rispetto ad altri centri della categoria, tante sono le limitazioni poste e imposte: Tatò ha investito tanti soldi ed energie in tre anni in biancorosso, sebbene a fasi alterne e altalenanti, passando dalle folli spese della gestione-Castagnini al budget "low-cost" dato a Pavone, fino alla fiducia riservata all'operata del dg Martino, quest'ultimo oggi individuato dalla piazza come primo responsabile per le falle in sede di mercato. Detto delle responsabilità degli altri componenti del "pianeta"-Barletta Calcio, l'impressione che resta oggi sullo sfondo del vialone dello stadio "Cosimo Puttilli" è che a questo Barletta serva anche la voce della dirigenza, sin qui spesso sottaciuta, e del suo massimo esponente in particolare: rischiare di smarrire un credito acquisito nel tempo, perseverando su errori del passato, significherebbe perdere un anno nel processo di "crescita" del sodalizio biancorosso.
(Twitter: @GuerraLuca88)
Nell'annata in cui non si correva il "rischio" retrocessione, con un entusiasmo rinnovato e ritrovato grazie alla cavalcata-salvezza terminata in quel di Andria, un alto credito presso lo zoccolo duro (quei 1.012 abbonati che han dato fiducia alla squadra in anticipo in estate, numeri nella media per la categoria, tali sono) della tifoseria e un organico solido dal quale ripartire, ma necessario comunque di rinforzi, si è sin da giugno propugnato l'obiettivo "nono posto", privilegiando però l'investimento su calciatori di proprietà ma di scarsa esperienza nella terza categoria del calcio italiano: così Barletta è rimasta sì una piazza "florida" del calcio di Lega Pro italiano, con i conti sempre in regola, ma il rischio è quello di percorrere una via piatta, anonima, in un'annata che gli "stakeholders" biancorossi avrebbero voluto proiettata verso l'alto. E oggi, quando è solo settembre, il bonus della fiducia nel Barletta Calcio appare parzialmente depauperato, con quel punticino solitario in classifica e la contestazione che ne è sorta. Difficile chiedere 2.000 abbonamenti (a prezzi ridotti e accessibili, a onor del vero) quando gli investimenti si limitano in un periodo di crisi, difficile pretendere un pubblico innamorato se gioco e risultati latitano.
Fare calcio a Barletta non è certamente cosa facile, questo è un asserto basilare. Dalle strutture al bacino d'utenza, limitato rispetto ad altri centri della categoria, tante sono le limitazioni poste e imposte: Tatò ha investito tanti soldi ed energie in tre anni in biancorosso, sebbene a fasi alterne e altalenanti, passando dalle folli spese della gestione-Castagnini al budget "low-cost" dato a Pavone, fino alla fiducia riservata all'operata del dg Martino, quest'ultimo oggi individuato dalla piazza come primo responsabile per le falle in sede di mercato. Detto delle responsabilità degli altri componenti del "pianeta"-Barletta Calcio, l'impressione che resta oggi sullo sfondo del vialone dello stadio "Cosimo Puttilli" è che a questo Barletta serva anche la voce della dirigenza, sin qui spesso sottaciuta, e del suo massimo esponente in particolare: rischiare di smarrire un credito acquisito nel tempo, perseverando su errori del passato, significherebbe perdere un anno nel processo di "crescita" del sodalizio biancorosso.
(Twitter: @GuerraLuca88)
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