Tennistavolo
Tennistavolo, il 25 maggio è alle porte ma le Autorità latitano ancora
Le Autorità preposte operino il giusto distinguo tra discipline realmente ad alto rischio di contagio e sports decisamente più sicuri
Barletta - domenica 24 maggio 2020
Comunicato Stampa
Dopo ben due mesi e mezzo di sospensione di qualsivoglia attività sportiva, sospensione resa necessaria dal rapido propagarsi del tristemente noto Coronavirus, una luce s'intravede finalmente in fondo ad un tunnel che, fino a pochi giorni fa, sembrava essere interminabile. Nell'ultimo Decreto, emanato lo scorso 17 maggio, il ministro dello Sport Spadafora ha stabilito che, da lunedì 25 maggio, potranno ripartire gli allenamenti delle squadre nelle palestre sia pubbliche che private.
La notizia, tanto attesa, si è subito scontrata con l'inammissibile e spropositato ostruzionismo da parte di taluni funzionari comunali (affetti da eccesso di zelo) e di talaltri dirigenti scolastici (terrorizzati dall'idea che le palestre dei loro istituti possano tornare a funzionare regolarmente). È vero che un'emergenza sanitaria, come quella che ha paralizzato una nazione intera per un arco temporale così ampio, può avere generato legittimo timore in chi ricopre ruoli d'innegabile responsabilità, ma è altrettanto vero che lo sport dilettantistico, anni luce distante dalla danarosa attivitaà professionistica, non può più rimanere fermo.
Le Autorità preposte (dirigenti comunali, presidi, assessori allo sport), nell'esercizio delle loro funzioni, operino il giusto distinguo tra discipline realmente ad alto rischio di contagio e sports decisamente più sicuri. Il tennistavolo, meglio conosciuto come ping - pong, si va a collocare tra quelle attività sportive con un bassissimo rischio di contagio in quanto disciplina priva di contatto fisico. Non a caso, in occasione dei primi provvedimenti restrittivi emanati dal Governo (nei primi giorni dello scorso mese di marzo) lo sport or ora menzionato fu "risparmiato" dallo stop imposto a gran parte dello scenario sportivo nazionale.
La successiva chiusura delle scuole ed il divieto di qualsivoglia attività negli spazi chiusi costrinse anche il microcosmo pongistico ad issare bandiera bianca in attesa di tempi migliori. Migliaia di giocatori, centinaia di allenatori, un numero rilevante di sodalizi di tennistavolo si videro costretti, nel giro di poche ore, ad interrompere bruscamente e dolorosamente i faticosissimi allenamenti e le fascinosissime gare. Quei momenti così grigi, così surreali, così interminabili sono fortunatamente un mesto ricordo e l'ora della ripresa sta per scoccare.
Ostacolare la ripartenza di una disciplina dilettantistica, appigliandosi pretestuosamente ad una burocrazia contorta ed insensata, è un vero e proprio abuso di potere. Il diritto sacrosanto a riaccedere alle strutture pubbliche da parte dei sodalizi pongistici deve essere tutelato tempestivamente e concretamente anche e soprattutto dalla Federazione Italiana Tennistavolo. Il Governo del pongismo nazionale, affaccendato solo in soporifere e spocchiose riunioni in videoconferenza, esca subito da questo intollerabile letargo e tuteli concretamente i sodalizi aderenti, sollecitando tanto il mondo politico (che, in molti casi, ignora addirittura l'esistenza di questo sport in Italia) quanto quello scolastico a favorire l'immediata ripresa delle sedute di allenamento negli impianti pubblici adibiti ad uso sportivo.
La FITET faccia la voce grossa in merito alla sanificazione degli ambienti, ricordando agli Organi preposti (Comuni, Province, Regioni, MIUR) che quel tipo di intervento compete esclusivamente agli Enti proprietari degli immobili e non certo ai soggetti fruitori. Il governo del tennistavolo italiano abbandoni in tutta fretta l'idea scellerata di affidare la sanificazione delle palestre ad un'azienda specializzata con un inevitabile aggravio di spese per le a.s.d., già pesantemente danneggiate dal lungo periodo di inattività.
È stata quanto mai opportuna, da parte della Federazione, la definizione di un Protocollo per le sedute di allenamento (protocollo approvato dal CONI, dal Comitato Italiano Paralimpico e dagli organi tecnico - scientifici governativi) ma si è trattato della classica "goccia nell'oceano". Per contrastare con adeguato vigore l'inopportuna ostilità da parte di chi non vuole riaprire le palestre scolastiche alle a.s.d. di tennistavolo, la FITET deve battere violentemente i pugni sul tavolo, denunciando un atteggiamento manifestamente lesivo dei diritti sacrosanti dell'associazionismo dilettantistico.
Tempus fugit: la data del 25 maggio incombe e le Autorità preposte non possono trincerarsi dietro una perniciosa latitanza o, peggio ancora, abusare del potere conferitogli. Lo sport è elevazione qualitativa dell'umana personalità, non mortificazione silente dell'individuo - atleta attraverso la limitazione della sua libertà. Spesso, troppo spesso, la cultura sportiva deficita proprio in chi lo sport lo rappresenta nelle sedi istituzionali.
Competenza e sostegno reale dovranno essere elementi imprescindibili già dal prossimo 25 maggio. Chi fingerà di non avere compreso, dovrà rispondere moralmente dell'incommensurabile danno arrecato alla parte più sana e più vera dello sport nazionale (di cui il tennistavolo è una pregiatissima icona). Il dies irae è dietro l'angolo!
La notizia, tanto attesa, si è subito scontrata con l'inammissibile e spropositato ostruzionismo da parte di taluni funzionari comunali (affetti da eccesso di zelo) e di talaltri dirigenti scolastici (terrorizzati dall'idea che le palestre dei loro istituti possano tornare a funzionare regolarmente). È vero che un'emergenza sanitaria, come quella che ha paralizzato una nazione intera per un arco temporale così ampio, può avere generato legittimo timore in chi ricopre ruoli d'innegabile responsabilità, ma è altrettanto vero che lo sport dilettantistico, anni luce distante dalla danarosa attivitaà professionistica, non può più rimanere fermo.
Le Autorità preposte (dirigenti comunali, presidi, assessori allo sport), nell'esercizio delle loro funzioni, operino il giusto distinguo tra discipline realmente ad alto rischio di contagio e sports decisamente più sicuri. Il tennistavolo, meglio conosciuto come ping - pong, si va a collocare tra quelle attività sportive con un bassissimo rischio di contagio in quanto disciplina priva di contatto fisico. Non a caso, in occasione dei primi provvedimenti restrittivi emanati dal Governo (nei primi giorni dello scorso mese di marzo) lo sport or ora menzionato fu "risparmiato" dallo stop imposto a gran parte dello scenario sportivo nazionale.
La successiva chiusura delle scuole ed il divieto di qualsivoglia attività negli spazi chiusi costrinse anche il microcosmo pongistico ad issare bandiera bianca in attesa di tempi migliori. Migliaia di giocatori, centinaia di allenatori, un numero rilevante di sodalizi di tennistavolo si videro costretti, nel giro di poche ore, ad interrompere bruscamente e dolorosamente i faticosissimi allenamenti e le fascinosissime gare. Quei momenti così grigi, così surreali, così interminabili sono fortunatamente un mesto ricordo e l'ora della ripresa sta per scoccare.
Ostacolare la ripartenza di una disciplina dilettantistica, appigliandosi pretestuosamente ad una burocrazia contorta ed insensata, è un vero e proprio abuso di potere. Il diritto sacrosanto a riaccedere alle strutture pubbliche da parte dei sodalizi pongistici deve essere tutelato tempestivamente e concretamente anche e soprattutto dalla Federazione Italiana Tennistavolo. Il Governo del pongismo nazionale, affaccendato solo in soporifere e spocchiose riunioni in videoconferenza, esca subito da questo intollerabile letargo e tuteli concretamente i sodalizi aderenti, sollecitando tanto il mondo politico (che, in molti casi, ignora addirittura l'esistenza di questo sport in Italia) quanto quello scolastico a favorire l'immediata ripresa delle sedute di allenamento negli impianti pubblici adibiti ad uso sportivo.
La FITET faccia la voce grossa in merito alla sanificazione degli ambienti, ricordando agli Organi preposti (Comuni, Province, Regioni, MIUR) che quel tipo di intervento compete esclusivamente agli Enti proprietari degli immobili e non certo ai soggetti fruitori. Il governo del tennistavolo italiano abbandoni in tutta fretta l'idea scellerata di affidare la sanificazione delle palestre ad un'azienda specializzata con un inevitabile aggravio di spese per le a.s.d., già pesantemente danneggiate dal lungo periodo di inattività.
È stata quanto mai opportuna, da parte della Federazione, la definizione di un Protocollo per le sedute di allenamento (protocollo approvato dal CONI, dal Comitato Italiano Paralimpico e dagli organi tecnico - scientifici governativi) ma si è trattato della classica "goccia nell'oceano". Per contrastare con adeguato vigore l'inopportuna ostilità da parte di chi non vuole riaprire le palestre scolastiche alle a.s.d. di tennistavolo, la FITET deve battere violentemente i pugni sul tavolo, denunciando un atteggiamento manifestamente lesivo dei diritti sacrosanti dell'associazionismo dilettantistico.
Tempus fugit: la data del 25 maggio incombe e le Autorità preposte non possono trincerarsi dietro una perniciosa latitanza o, peggio ancora, abusare del potere conferitogli. Lo sport è elevazione qualitativa dell'umana personalità, non mortificazione silente dell'individuo - atleta attraverso la limitazione della sua libertà. Spesso, troppo spesso, la cultura sportiva deficita proprio in chi lo sport lo rappresenta nelle sedi istituzionali.
Competenza e sostegno reale dovranno essere elementi imprescindibili già dal prossimo 25 maggio. Chi fingerà di non avere compreso, dovrà rispondere moralmente dell'incommensurabile danno arrecato alla parte più sana e più vera dello sport nazionale (di cui il tennistavolo è una pregiatissima icona). Il dies irae è dietro l'angolo!