Calcio
Tatò, Infantino e il "discorso del re": una piccola svolta nella partita
Le parole del presidente nell'intervallo di Barletta-Siracusa hanno colpito nel segno
Barletta - giovedì 5 aprile 2012
15.31
Da protagonista di una stagione anonima a eroe della patria. Da riserva scomoda a trascinatore di una rimonta da raccontare a figli e nipoti. I quattro minuti che hanno cambiato la stagione sportiva di Saveriano Infantino sono quelli compresi tra il 17' e il 21' del secondo tempo di Barletta-Siracusa 3-2, disputata ieri sera al "Cosimo Puttilli" per il trentesimo turno del campionato di Prima Divisione Lega Pro, girone B: entrato nell'intervallo in luogo di uno spento Cerone, il bomber di Tolve prima ha procurato il penalty del provvisorio 1-2, fiondandosi con una rapidità da faina su un assist senza pretese di Tony Schetter e subendo il fallo del portiere aretuseo Paolo Baiocco, poi ha pensato bene di far tutto da sè, inventandosi un missile terra-aria con un destro di controbalzo, che ha bucato le mani dell'estremo ospite e regalato il decisivo pari, poi tramutato da Schetter in vittoria, a metà della ripresa. Un centro che ha destato l'esplosione di gioia del "Puttilli" e del centravanti lucano.
Ci sono tanti aneddoti dietro questa rivincita: la voglia di dimostrare a mister Di Costanzo e alla critica di poter essere titolare in questo Barletta, la ricerca di un gol che arriva con il contagocce (erano 2 su 13 partite in stagione prima del centro di ieri), la rabbia di chi non era riuscito sin qui a essere decisivo, la determinazione di confermarsi "bello di sera" (in rete già a ottobre contro il Sud Tirol). Ma il vero segreto arriva dalla Tribuna Vip dello stadio barlettano, e da un posto in particolare, quello occupato dal presidente Roberto Tatò: nell'intervallo il patron biancorosso, scurissimo in volto per il duplice passivo dei suoi, e magari già pentito per una serie di onerosi investimenti effettuati sulla squadra che la classifica nefasta stava cancellando di colpo, si alza dalla sua sedia, e attraverso un suo collaboratore fa chiamare a sè, vicino alla porta di accesso che porta dalla tribuna al terreno di gioco, un renitente Infantino. Lo prende per le spalle, lo scuote come un re fa con i suoi fidi guerrieri e gli fa un breve discorso, colorito ma efficace, il cui sunto suona come "devi fare gol, devi solo fare gol!". Poche parole, le più semplici del mondo da dire a un attaccante, pronunciate evidentemente con lo spirito giusto e toccando le dovute corde. Detto, fatto, e la dedica del 26enne attaccante biancorosso è tutta per il presidente dopo il gol del 2-2. La scena dell'intervallo si ripete a fine partita: ancora un collaboratore del numero 1 della dirigenza del Barletta Calcio chiama la punta lucana, e tra Tatò e Infantino scatta un abbraccio rabbioso, liberatorio per entrambi: il primo, da tifoso principale della squadra, fiero di un sogno che rischiava di cancellarsi da sè e ora può continuare, l'altro ora più consapevole dei suoi mezzi e voglioso di dare conferme. Ma forse, come canta Luciano Ligabue, "il meglio deve ancora venire", per entrambi e per il Barletta Calcio.
Ci sono tanti aneddoti dietro questa rivincita: la voglia di dimostrare a mister Di Costanzo e alla critica di poter essere titolare in questo Barletta, la ricerca di un gol che arriva con il contagocce (erano 2 su 13 partite in stagione prima del centro di ieri), la rabbia di chi non era riuscito sin qui a essere decisivo, la determinazione di confermarsi "bello di sera" (in rete già a ottobre contro il Sud Tirol). Ma il vero segreto arriva dalla Tribuna Vip dello stadio barlettano, e da un posto in particolare, quello occupato dal presidente Roberto Tatò: nell'intervallo il patron biancorosso, scurissimo in volto per il duplice passivo dei suoi, e magari già pentito per una serie di onerosi investimenti effettuati sulla squadra che la classifica nefasta stava cancellando di colpo, si alza dalla sua sedia, e attraverso un suo collaboratore fa chiamare a sè, vicino alla porta di accesso che porta dalla tribuna al terreno di gioco, un renitente Infantino. Lo prende per le spalle, lo scuote come un re fa con i suoi fidi guerrieri e gli fa un breve discorso, colorito ma efficace, il cui sunto suona come "devi fare gol, devi solo fare gol!". Poche parole, le più semplici del mondo da dire a un attaccante, pronunciate evidentemente con lo spirito giusto e toccando le dovute corde. Detto, fatto, e la dedica del 26enne attaccante biancorosso è tutta per il presidente dopo il gol del 2-2. La scena dell'intervallo si ripete a fine partita: ancora un collaboratore del numero 1 della dirigenza del Barletta Calcio chiama la punta lucana, e tra Tatò e Infantino scatta un abbraccio rabbioso, liberatorio per entrambi: il primo, da tifoso principale della squadra, fiero di un sogno che rischiava di cancellarsi da sè e ora può continuare, l'altro ora più consapevole dei suoi mezzi e voglioso di dare conferme. Ma forse, come canta Luciano Ligabue, "il meglio deve ancora venire", per entrambi e per il Barletta Calcio.