Altri sport
Roma 2020, la lettera aperta di Petrucci dopo il no di Monti
Le sue parole sul sito ufficiale del Coni
Barletta - mercoledì 15 febbraio 2012
18.22
«È ora di finirla di associare puntualmente le manifestazioni sportive a scandali e malaffare. Lo sport non è più disposto a pagare questo pegno. Il malaffare non riguarda lo sport italiano». Così Gianni Petrucci, presidente del Coni, in un passaggio della lettera aperta al mondo dello sport italiano dopo il "no" esplicito del governo Monti alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020.
«Oggi è un giorno triste nella storia dello sport italiano», esordisce Petrucci nella lettera, facendo riferimento alla decisione del governo «di non firmare la lettera di garanzia richiesta dal Cio per accogliere la candidatura di Roma ai Giochi Olimpici del 2020». «Non entro nel merito della decisione del Presidente del Consiglio- sottolinea Petrucci- che l'ha motivata con considerazioni di carattere esclusivamente economico, connesse alla situazione del Paese. Il mondo dello sport è consapevole di aver fatto la sua parte in modo perfetto, come lo stesso Presidente del Consiglio ha affermato sia davanti al dottor Letta, al Sindaco Alemanno, al Presidente Pescante e a me, sia più volte nel corso della giornata di ieri».
Petrucci ricorda i primi passi della presunta candidatura: «Fin dalla presentazione della candidatura il Coni e il Comitato Promotore di Roma 2020 hanno fatto tutto nella più totale correttezza, trasparenza e sintonia col Governo. Ci era stato detto che la candidatura sarebbe stata appoggiata a patto che uno studio di compatibilità economica avesse dimostrato la sostenibilità del progetto. E' stata, così, nominata dal Governo una Commissione di studio, presieduta dal Prof. Fortis e coordinata dal membro CIO, Franco Carraro, ed è stata altresì incaricata, con pagamento a carico della Presidenza del Consiglio, una società (Prometeia) per il supporto tecnico alla realizzazione di tale studio. Studio che ha dimostrato la piena compatibilità del progetto. Quello realizzato è un prodotto di qualità, che ha ottenuto, via via, il riconoscimento della Commissione presieduta dal professor Fortis; l'apprezzamento della Società americana Helios (già partner di candidature olimpiche vincenti come Pechino, Vancouver, Sochi e Pyeongchang), nonché il riconoscimento indiretto da 6 grandi aziende di consulenza strategica e studi legali che hanno lavorato gratis mettendo a disposizione una trentina di risorse umane e mezzi strumentali».
Il presidente del Coni rimarca anche la rispondenza dell'Italia ai requisiti richiesti: «In queste condizioni avevamo tutte le carte in regola, per tentare, con possibilità di successo, di riportare in Italia i Giochi Olimpici e Paralimpici 60 anni dopo Roma 60. Abbiamo tutti lavorato con onore, onestà e massima buona volontà per tale traguardo. Lo stesso Presidente del Consiglio, al termine del Consiglio dei Ministri e in altre occasioni di commento, non ha messo in dubbio la bontà dei progetti presentanti né si è riferito a timori circa l'affidabilità della realizzazione di tutte le opere previste, anzi ha avuto modo di ribadire l'importanza di avere mete ambiziose. Anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, pur considerando con la massima attenzione le preoccupazioni e le ragioni poste a base della decisione del Governo ha apprezzato l'approccio del mondo dello sport nel progettare la candidatura italiana, comprendendo lo sforzo con cui esso si era predisposto alla massima competizione internazionale. Il Capo dello Stato ha manifestato altresì la convinzione che tale slancio avrà modo di esprimersi attraverso tutte le possibili iniziative che non mancheranno per valorizzare le energie e le potenzialità dello sport italiano».
Una rinuncia che non scalfisce certo il buon operato, sostiene Petrucci, del Coni nel suo periodo di reggenza: «Anche dopo questa esperienza, sono più che mai orgoglioso di rappresentare lo sport italiano, quello stesso sport che produce atleti vincenti, di cui il Paese deve essere fiero, visto che sul campo siamo da anni nella Top Ten dello sport mondiale. E approfitto di quest'occasione per prendere le distanze una volta per tutte da chi senza alcuna conoscenza del progetto, e senza l'umiltà di approcciarsi per conoscerlo, ha contrastato Roma 2020 con motivazioni inaccettabili e di più disparata natura. Inoltre è ora di finirla di associare puntualmente le manifestazioni sportive a scandali e malaffare. Lo sport non è più disposto a pagare questo pegno. Il malaffare non riguarda lo sport italiano che ha sempre mostrato un alto livello organizzativo internazionale (basti vedere, da ultimo, quanto di buono abbiamo fatto per far giocare Italia-Inghilterra di rugby sabato mentre altrove hanno rimandato a casa tutti gli spettatori convenuti). La scelta di abbinare le manifestazioni sportive in senso stretto ad altri investimenti poco legati alle gare o a progettazioni faraoniche, così come la dislocazione degli impianti secondo logiche di distribuzione politico-territoriali, va imputata alle autorità che via via hanno preso tali decisioni, decisioni che lo sport ha finito sempre col subire».
«E' evidente che i nostri sforzi non sono bastati. Ma io, il Coni, il Segretario Raffaele Pagnozzi, tutti i miei collaboratori non abbiamo nulla da rimproverarci. Abbiamo la coscienza a posto perché siamo certi e convinti di aver agito tutti insieme correttamente, di aver agito nelle regole e nel rispetto delle istituzioni e del nostro Paese, unitamente al Sindaco di Roma Capitale, Gianni Alemanno, alla Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, al Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, a Mario Pescante, ad Ernesto Albanese, e soprattutto, a Gianni Letta. Per questo avremmo meritato una maggiore considerazione ed un maggior rispetto, che non c'è stato e di questo siamo sinceramente rammaricati, almeno per quanto attiene ai tempi e alla forma».
La chiusura della missiva è affidata al rapporto tra Coni e CIO: «Anche il Presidente del CIO, Jacques Rogge- ricorda Petrucci- nella lettera che ha inviato ieri ai membri italiani del CIO e a me, nell'esprimere il suo rammarico per la decisione del Governo italiano ci ha ringraziato per il lavoro e gli sforzi fatti in questi due anni, auspicando una ripresentazione della candidatura in tempi migliori. In questo momento di amarezza voglio però ringraziare tutti quelli che in questi mesi ci hanno messo la faccia, a cominciare dagli atleti, quelli con la A maiuscola, quelli che hanno onorato lo sport italiano, non soltanto con i risultati, e continuano ad onorario e lo faranno anche da qui a cinque mesi a Londra dove cercheranno di portare lustro al Paese. Sono loro la nostra bandiera. Voglio ringraziare tutte le eccellenze della società civile, i premi oscar, i grandi artisti ed esponenti della cultura di livello mondiale che si sono espressi in favore di questo sogno. Voglio ringraziare il mondo imprenditoriale e le forze politiche che ci hanno sostenuto. Grazie per la fiducia che ci avete dato e che il mondo dello sport è fiero di meritare. Resta l'amarezza per non poter continuare a coltivare un sogno che ritenevamo realizzabile. Ho sempre detto che bisogna saper accettare le sconfitte e lo ripeto anche questa volta, ma la partita, per quanto ci riguarda, l'abbiamo giocata al meglio, come cercheremo di giocare al meglio tutte le altre che ancora ci aspettano».
«Oggi è un giorno triste nella storia dello sport italiano», esordisce Petrucci nella lettera, facendo riferimento alla decisione del governo «di non firmare la lettera di garanzia richiesta dal Cio per accogliere la candidatura di Roma ai Giochi Olimpici del 2020». «Non entro nel merito della decisione del Presidente del Consiglio- sottolinea Petrucci- che l'ha motivata con considerazioni di carattere esclusivamente economico, connesse alla situazione del Paese. Il mondo dello sport è consapevole di aver fatto la sua parte in modo perfetto, come lo stesso Presidente del Consiglio ha affermato sia davanti al dottor Letta, al Sindaco Alemanno, al Presidente Pescante e a me, sia più volte nel corso della giornata di ieri».
Petrucci ricorda i primi passi della presunta candidatura: «Fin dalla presentazione della candidatura il Coni e il Comitato Promotore di Roma 2020 hanno fatto tutto nella più totale correttezza, trasparenza e sintonia col Governo. Ci era stato detto che la candidatura sarebbe stata appoggiata a patto che uno studio di compatibilità economica avesse dimostrato la sostenibilità del progetto. E' stata, così, nominata dal Governo una Commissione di studio, presieduta dal Prof. Fortis e coordinata dal membro CIO, Franco Carraro, ed è stata altresì incaricata, con pagamento a carico della Presidenza del Consiglio, una società (Prometeia) per il supporto tecnico alla realizzazione di tale studio. Studio che ha dimostrato la piena compatibilità del progetto. Quello realizzato è un prodotto di qualità, che ha ottenuto, via via, il riconoscimento della Commissione presieduta dal professor Fortis; l'apprezzamento della Società americana Helios (già partner di candidature olimpiche vincenti come Pechino, Vancouver, Sochi e Pyeongchang), nonché il riconoscimento indiretto da 6 grandi aziende di consulenza strategica e studi legali che hanno lavorato gratis mettendo a disposizione una trentina di risorse umane e mezzi strumentali».
Il presidente del Coni rimarca anche la rispondenza dell'Italia ai requisiti richiesti: «In queste condizioni avevamo tutte le carte in regola, per tentare, con possibilità di successo, di riportare in Italia i Giochi Olimpici e Paralimpici 60 anni dopo Roma 60. Abbiamo tutti lavorato con onore, onestà e massima buona volontà per tale traguardo. Lo stesso Presidente del Consiglio, al termine del Consiglio dei Ministri e in altre occasioni di commento, non ha messo in dubbio la bontà dei progetti presentanti né si è riferito a timori circa l'affidabilità della realizzazione di tutte le opere previste, anzi ha avuto modo di ribadire l'importanza di avere mete ambiziose. Anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, pur considerando con la massima attenzione le preoccupazioni e le ragioni poste a base della decisione del Governo ha apprezzato l'approccio del mondo dello sport nel progettare la candidatura italiana, comprendendo lo sforzo con cui esso si era predisposto alla massima competizione internazionale. Il Capo dello Stato ha manifestato altresì la convinzione che tale slancio avrà modo di esprimersi attraverso tutte le possibili iniziative che non mancheranno per valorizzare le energie e le potenzialità dello sport italiano».
Una rinuncia che non scalfisce certo il buon operato, sostiene Petrucci, del Coni nel suo periodo di reggenza: «Anche dopo questa esperienza, sono più che mai orgoglioso di rappresentare lo sport italiano, quello stesso sport che produce atleti vincenti, di cui il Paese deve essere fiero, visto che sul campo siamo da anni nella Top Ten dello sport mondiale. E approfitto di quest'occasione per prendere le distanze una volta per tutte da chi senza alcuna conoscenza del progetto, e senza l'umiltà di approcciarsi per conoscerlo, ha contrastato Roma 2020 con motivazioni inaccettabili e di più disparata natura. Inoltre è ora di finirla di associare puntualmente le manifestazioni sportive a scandali e malaffare. Lo sport non è più disposto a pagare questo pegno. Il malaffare non riguarda lo sport italiano che ha sempre mostrato un alto livello organizzativo internazionale (basti vedere, da ultimo, quanto di buono abbiamo fatto per far giocare Italia-Inghilterra di rugby sabato mentre altrove hanno rimandato a casa tutti gli spettatori convenuti). La scelta di abbinare le manifestazioni sportive in senso stretto ad altri investimenti poco legati alle gare o a progettazioni faraoniche, così come la dislocazione degli impianti secondo logiche di distribuzione politico-territoriali, va imputata alle autorità che via via hanno preso tali decisioni, decisioni che lo sport ha finito sempre col subire».
«E' evidente che i nostri sforzi non sono bastati. Ma io, il Coni, il Segretario Raffaele Pagnozzi, tutti i miei collaboratori non abbiamo nulla da rimproverarci. Abbiamo la coscienza a posto perché siamo certi e convinti di aver agito tutti insieme correttamente, di aver agito nelle regole e nel rispetto delle istituzioni e del nostro Paese, unitamente al Sindaco di Roma Capitale, Gianni Alemanno, alla Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, al Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, a Mario Pescante, ad Ernesto Albanese, e soprattutto, a Gianni Letta. Per questo avremmo meritato una maggiore considerazione ed un maggior rispetto, che non c'è stato e di questo siamo sinceramente rammaricati, almeno per quanto attiene ai tempi e alla forma».
La chiusura della missiva è affidata al rapporto tra Coni e CIO: «Anche il Presidente del CIO, Jacques Rogge- ricorda Petrucci- nella lettera che ha inviato ieri ai membri italiani del CIO e a me, nell'esprimere il suo rammarico per la decisione del Governo italiano ci ha ringraziato per il lavoro e gli sforzi fatti in questi due anni, auspicando una ripresentazione della candidatura in tempi migliori. In questo momento di amarezza voglio però ringraziare tutti quelli che in questi mesi ci hanno messo la faccia, a cominciare dagli atleti, quelli con la A maiuscola, quelli che hanno onorato lo sport italiano, non soltanto con i risultati, e continuano ad onorario e lo faranno anche da qui a cinque mesi a Londra dove cercheranno di portare lustro al Paese. Sono loro la nostra bandiera. Voglio ringraziare tutte le eccellenze della società civile, i premi oscar, i grandi artisti ed esponenti della cultura di livello mondiale che si sono espressi in favore di questo sogno. Voglio ringraziare il mondo imprenditoriale e le forze politiche che ci hanno sostenuto. Grazie per la fiducia che ci avete dato e che il mondo dello sport è fiero di meritare. Resta l'amarezza per non poter continuare a coltivare un sogno che ritenevamo realizzabile. Ho sempre detto che bisogna saper accettare le sconfitte e lo ripeto anche questa volta, ma la partita, per quanto ci riguarda, l'abbiamo giocata al meglio, come cercheremo di giocare al meglio tutte le altre che ancora ci aspettano».