Calcio
Milan-Juventus, l'ultima volta del Signore del calcio alla "Scala" del calcio
Il match-scudetto coinciderà con l'ultima di Alessandro Del Piero a Milano in bianconero?
Barletta - sabato 25 febbraio 2012
15.31
La nostra redazione sportiva, come si conviene dall'impostazione del nostro giornale, cura in prevalenza gli eventi riguardanti il territorio: oggi però per 15 milioni e passa di tifosi, quanti sono quelli del Milan e della Juventus in Italia, è anche la giornata del match-scudetto. Una partita sentitissima per entrambe le tifoserie e per gli appassionati di calcio del Belpaese. Noi di Barlettalife, al di là delle mille parole dette sul valore della sfida, abbiamo voluto approfondire l'aspetto romantico, nostalgico della serata che "San Siro" si appresta a ospitare: l'ultima volta del capitano bianconero Alessandro Del Piero nello storico impianto sportivo meneghino. Buona lettura a chi ama il calcio...
Pinturicchio prepara l'ultima pennellata. Il dilemma sulla mancata riduzione della squalifica di Ibrahimovic, i veleni sugli arbitraggi, i bollettini medici che si inseguono ora dopo ora, le schermaglie tattiche, stanno facendo passare in secondo piano un momento molto "romantico" della serata di oggi, quando a San Siro Milan e Juventus scenderanno in campo per quello che tutti hanno definito il match-scudetto. Tra poche ore Alessandro Del Piero, calcherà per l'ultima volta con la maglia della Juventus il prato di San Siro: l'ultima tappa del Signore del calcio italiano alla "Scala" del calcio. Partirà dalla panchina, stando ai rumors sulle probabili formazioni, forse non entrerà neppure in campo, ma gli amanti del calcio possono esser certi che tutti i convenuti al "Meazza" si alzeranno in piedi pronti ad applaudirlo quando, in tuta e con lo sguardo fiero, camminerà su quel prato per avviarsi verso la panchina, accanto a Conte e ai suoi compagni, pronto a incitarli, a guidarli, sempre con il sorriso sulle labbra, come solo un vero Capitano sa fare. Chissà come immaginava l'ultima a San Siro con la maglia della Juventus, Alex. Sicuramente si sarebbe preferito in campo, ma in questa Juventus oggi per lui non c'è un posto da protagonista. Probabilmente non pensava che a 7 mesi dalla fine della sua ultima stagione in bianconero Andrea Agnelli lo avrebbe gentilmente "defenestrato" con largo anticipo. Lui, che da "Pinturicchio" era diventato prima il "Godot" juventino (come l'Avvocato Agnelli amava chiamarlo e punzecchiarlo) poi l'icona della risalita dopo gli anni bui di Calciopoli e la serie B. Lui e il numero 10 bianconero, due immagini indissolubili e inseparabili per gli amanti della Juventus e del calcio.
Chissà come Alex, come i suoi tifosi, dai 2 ai 99 anni lo conoscono, guarderà la porta sotto la curva del Milan, quella dove infilò Abbiati nella scorsa stagione e dove uccellò Julio Cesar su punizione nel marzo 2006. Chissà come osserverà quel cerchio di centrocampo, dove tante volte ha dato il calcio d'inizio a una partita o ha battuto la ripresa del gioco dopo un gol subito. Chissà come ammirerà il vertice dell'area di rigore dinanzi alla gradinata (nostalgia di termini ormai "arcaici"), dove l'8 maggio 2005 si esibì in una rovesciata di rara bellezza che mandò in gol Trezeguet. Chissà come ricorderà i tempi in cui imberbe affrontava i vari Baresi, Costacurta, Bergomi, a seconda delle maglie che si trovava di fronte. Nella mente di Alex, tantissimi cori, migliaia di facce, centinaia di giocate scorreranno veloci come un fiume in piena, come un flusso di coscienza che non vuole fermarsi, come succede quando l'adrenalina sale alla mente e ti spinge a conservare . Volgerà lo sguardo verso l'altra panchina, Alex, e incrocerà gli occhi di un altro "vecchietto" del gol: Pippo Inzaghi. Stesso destino, ancora più gramo, quello riservato da mister Allegri a SuperPippo quest'anno: chi l'avrebbe mai immaginato che loro due, i gemelli del gol della Juventus degli anni 2000, si sarebbero ritrovati su quelle panchine un decennio dopo? Mancherà Ibra, l'"avversario" storico anche quando giocavano insieme nella Juve di Capello, e forse Alex tirerà un sospiro di sollievo, o forse no, perché lui, paura di mettersi in discussione e di essere discusso raramente ne ha avuta in 20 anni di carriera. Si guarderà intorno Alex, cercando gli sguardi di chi era in campo quando ha giocato per la prima volta a San Siro, nel 1994, o ricordando la sua esultanza quando colpì per la prima volta nell'impianto in zona Lotto, risalente al 1995, o ancora pensando alla rete del provvisorio 2-0 (finì 2-1, ndr) nella partita della scorsa stagione. Non li troverà sul rettangolo di gioco: qualcuno sarà in tribuna vip, qualcun altro commenterà la partita in tribuna stampa, qualcun altro ancora la guarderà in tv nel proprio salotto. Ma non è questa la tua sola vittoria, Alex, la tua longevità: la vera vittoria è la certezza che questa sera, qualunque sia il risultato finale, tu la tua partita l'avrai vinta, quando uscirai dal campo col tuo passo felpato e il tuo aplomb britannico, osservando e fissando negli occhi quel pubblico, quelle linee del campo, quelle bandierine e quelle luci, e in cambio San Siro ti applaudirà sinceramente e 80mila cuori, di diversa fede calcistica, per i quali non sei stato un nemico, il capitano avversario, ma semplicemente Alexdelpiero, detto così, tutto d'un fiato, penseranno all'unisono: "Aaaaaaah, come gioca Del Piero"….A meno che non sia davvero l'ultima volta, e la tavolozza di Alex abbia ancora colori e sorrisi da regalare agli sportivi italiani.
Pinturicchio prepara l'ultima pennellata. Il dilemma sulla mancata riduzione della squalifica di Ibrahimovic, i veleni sugli arbitraggi, i bollettini medici che si inseguono ora dopo ora, le schermaglie tattiche, stanno facendo passare in secondo piano un momento molto "romantico" della serata di oggi, quando a San Siro Milan e Juventus scenderanno in campo per quello che tutti hanno definito il match-scudetto. Tra poche ore Alessandro Del Piero, calcherà per l'ultima volta con la maglia della Juventus il prato di San Siro: l'ultima tappa del Signore del calcio italiano alla "Scala" del calcio. Partirà dalla panchina, stando ai rumors sulle probabili formazioni, forse non entrerà neppure in campo, ma gli amanti del calcio possono esser certi che tutti i convenuti al "Meazza" si alzeranno in piedi pronti ad applaudirlo quando, in tuta e con lo sguardo fiero, camminerà su quel prato per avviarsi verso la panchina, accanto a Conte e ai suoi compagni, pronto a incitarli, a guidarli, sempre con il sorriso sulle labbra, come solo un vero Capitano sa fare. Chissà come immaginava l'ultima a San Siro con la maglia della Juventus, Alex. Sicuramente si sarebbe preferito in campo, ma in questa Juventus oggi per lui non c'è un posto da protagonista. Probabilmente non pensava che a 7 mesi dalla fine della sua ultima stagione in bianconero Andrea Agnelli lo avrebbe gentilmente "defenestrato" con largo anticipo. Lui, che da "Pinturicchio" era diventato prima il "Godot" juventino (come l'Avvocato Agnelli amava chiamarlo e punzecchiarlo) poi l'icona della risalita dopo gli anni bui di Calciopoli e la serie B. Lui e il numero 10 bianconero, due immagini indissolubili e inseparabili per gli amanti della Juventus e del calcio.
Chissà come Alex, come i suoi tifosi, dai 2 ai 99 anni lo conoscono, guarderà la porta sotto la curva del Milan, quella dove infilò Abbiati nella scorsa stagione e dove uccellò Julio Cesar su punizione nel marzo 2006. Chissà come osserverà quel cerchio di centrocampo, dove tante volte ha dato il calcio d'inizio a una partita o ha battuto la ripresa del gioco dopo un gol subito. Chissà come ammirerà il vertice dell'area di rigore dinanzi alla gradinata (nostalgia di termini ormai "arcaici"), dove l'8 maggio 2005 si esibì in una rovesciata di rara bellezza che mandò in gol Trezeguet. Chissà come ricorderà i tempi in cui imberbe affrontava i vari Baresi, Costacurta, Bergomi, a seconda delle maglie che si trovava di fronte. Nella mente di Alex, tantissimi cori, migliaia di facce, centinaia di giocate scorreranno veloci come un fiume in piena, come un flusso di coscienza che non vuole fermarsi, come succede quando l'adrenalina sale alla mente e ti spinge a conservare . Volgerà lo sguardo verso l'altra panchina, Alex, e incrocerà gli occhi di un altro "vecchietto" del gol: Pippo Inzaghi. Stesso destino, ancora più gramo, quello riservato da mister Allegri a SuperPippo quest'anno: chi l'avrebbe mai immaginato che loro due, i gemelli del gol della Juventus degli anni 2000, si sarebbero ritrovati su quelle panchine un decennio dopo? Mancherà Ibra, l'"avversario" storico anche quando giocavano insieme nella Juve di Capello, e forse Alex tirerà un sospiro di sollievo, o forse no, perché lui, paura di mettersi in discussione e di essere discusso raramente ne ha avuta in 20 anni di carriera. Si guarderà intorno Alex, cercando gli sguardi di chi era in campo quando ha giocato per la prima volta a San Siro, nel 1994, o ricordando la sua esultanza quando colpì per la prima volta nell'impianto in zona Lotto, risalente al 1995, o ancora pensando alla rete del provvisorio 2-0 (finì 2-1, ndr) nella partita della scorsa stagione. Non li troverà sul rettangolo di gioco: qualcuno sarà in tribuna vip, qualcun altro commenterà la partita in tribuna stampa, qualcun altro ancora la guarderà in tv nel proprio salotto. Ma non è questa la tua sola vittoria, Alex, la tua longevità: la vera vittoria è la certezza che questa sera, qualunque sia il risultato finale, tu la tua partita l'avrai vinta, quando uscirai dal campo col tuo passo felpato e il tuo aplomb britannico, osservando e fissando negli occhi quel pubblico, quelle linee del campo, quelle bandierine e quelle luci, e in cambio San Siro ti applaudirà sinceramente e 80mila cuori, di diversa fede calcistica, per i quali non sei stato un nemico, il capitano avversario, ma semplicemente Alexdelpiero, detto così, tutto d'un fiato, penseranno all'unisono: "Aaaaaaah, come gioca Del Piero"….A meno che non sia davvero l'ultima volta, e la tavolozza di Alex abbia ancora colori e sorrisi da regalare agli sportivi italiani.