Calcio
Italia-Inghilterra, Conte cita Mennea nel pre-partita
«Per raggiungere i grandi sogni bisogna fare grande fatica»
Italia - lunedì 30 marzo 2015
21.07
«Io vado avanti per la mia strada, anche se non sarà facile. Le polemiche e le voci sulle mie possibile dimissioni? Escono tante cose quotidianamente. Io leggo, qualche volta, a volte preferisco non farlo. Sono tante le cose che escono quotidianamente. Leggo, ma vado avanti con il mio lavoro. So che non sarà facile, però, come diceva Mennea, per raggiungere i grandi sogni bisogna fare grande fatica. A prescindere da tutto io continuo il mio lavoro sapendo che bisognerà lavorare tanto». Pre-partita di Italia-Inghilterra, amichevole di lusso in programma domani sera a Torino, ma anche vigilia immediata della seconda puntata de "La Freccia del Sud", fiction Rai in onda ieri e oggi sulla prima rete nazionale nel nome della "Freccia del Sud", l'orgoglio barlettano Pietro Mennea: a citare uno degli uomini più veloci della storia dell'atletica leggera italiana il Commissario Tecnico azzurro Antonio Conte.
Fatica, orgoglio e allenamento: tre componenti che hanno fatto da sfondo alla vita di Pietro, scomparso il 21 marzo 2013 all'età di 61 anni. La sua lunga carriera atletica internazionale ebbe inizio nel 1971, quando debuttò ai Campionati europei con un terzo posto nella staffetta 4×100 metri e un sesto nei 200 metri. Fece il suo debutto olimpico a Monaco di Baviera, ai Giochi olimpici estivi del 1972, dove raggiunse la finale dei 200 metri: tagliò il traguardo al terzo posto, dietro al sovietico Valerij Borzov e all'americano Larry Black. A questa sarebbero seguite altre tre finali olimpiche nella stessa specialità. Fu l'apripista delle corse solcate dalle scarpe dell'azzurro olimpionico e primatista mondiale dei 200 metri, con un curriculum onorato dalle Olimpiadi di Monaco, Montreal, Mosca, Los Angeles e Seul, da 528 gare complessive, 23 libri e soprattutto il record mondiale del 1979 a Città del Messico, dove corse i 200 metri in 19 e 72, primato rimasto in piedi per ben 17 anni e ancora intatto su scala europea. Numeri da record per chi aveva iniziato a correre superando sui 50 metri le Porsche e le Alfa Romeo, una costanza e una dedizione che l'azzurro fece sue anche nello studio con cinque lauree che non sono solo cinque trofei. Un giro del mondo infinito, vissuto lottando e sognando: proprio quello che Conte chiede al suo gruppo, a partire dalla sfida di domani ai "Leoni" inglesi.
(Twitter: @GuerraLuca88)
Fatica, orgoglio e allenamento: tre componenti che hanno fatto da sfondo alla vita di Pietro, scomparso il 21 marzo 2013 all'età di 61 anni. La sua lunga carriera atletica internazionale ebbe inizio nel 1971, quando debuttò ai Campionati europei con un terzo posto nella staffetta 4×100 metri e un sesto nei 200 metri. Fece il suo debutto olimpico a Monaco di Baviera, ai Giochi olimpici estivi del 1972, dove raggiunse la finale dei 200 metri: tagliò il traguardo al terzo posto, dietro al sovietico Valerij Borzov e all'americano Larry Black. A questa sarebbero seguite altre tre finali olimpiche nella stessa specialità. Fu l'apripista delle corse solcate dalle scarpe dell'azzurro olimpionico e primatista mondiale dei 200 metri, con un curriculum onorato dalle Olimpiadi di Monaco, Montreal, Mosca, Los Angeles e Seul, da 528 gare complessive, 23 libri e soprattutto il record mondiale del 1979 a Città del Messico, dove corse i 200 metri in 19 e 72, primato rimasto in piedi per ben 17 anni e ancora intatto su scala europea. Numeri da record per chi aveva iniziato a correre superando sui 50 metri le Porsche e le Alfa Romeo, una costanza e una dedizione che l'azzurro fece sue anche nello studio con cinque lauree che non sono solo cinque trofei. Un giro del mondo infinito, vissuto lottando e sognando: proprio quello che Conte chiede al suo gruppo, a partire dalla sfida di domani ai "Leoni" inglesi.
(Twitter: @GuerraLuca88)