Calcio
Calcio, il punto sul Barletta 2011/2012
I biancorossi sono la "grande incompiuta" del torneo
Barletta - venerdì 18 maggio 2012
8.56
Il Barletta targato 2011/12 può definitivamente- e purtroppo- ritenersi un fallimento. Un fallimento, sancito ufficialmente con il rigetto del ricorso al TNAS, dettato più dagli errori compiuti a monte, che dalle scelte effettuate in corso d'opera. D'obbligo, in un discorso ad ampio raggio come questo, citare il primo passo falso costituito dalla scelta di riconfermare alcuni giocatori della passata stagione che avevano sì reso più che bene per ottenere la salvezza ma che evidentemente non sembravano dare quelle garanzie utili per poter costruire una squadra da vertice.
Tra deficit di rendimento e l'addio di Cari
Tra questi le delusioni maggiori sono arrivate soprattutto da Masiero e Cerone, autori di una stagione più di bassi che di alti, mentre Guerri ha bene o male tenuto botta, alternando alcune ottime prestazioni (Pergo su tutte) ad altre sotto i suoi standard. Attorno a loro Castagnini, che merita di diritto la palma del primo responsabile di un'annata così deludente, ha quindi costruito una squadra con una campagna acquisti che, soprattutto per gli interpreti offensivi, sembrava più votata per un 4-3-3 che per il 4-2-3-1 cui mister Cari era tanto affezionato.
Un Cari che peraltro con Castagnini non ha mai affinato l'intesa. Fattore che si è rivelato determinante nell'economia della stagione non solo in sede di mercato ma anche nel momento dell'esonero del direttore sportivo, scelta che si sarebbe rivelata più intelligente se accompagnata dal benservito anche per il tecnico di Ciampino. Dare un scossa su tutto il fronte in un momento così delicato (dopo le due clamorose sconfitte consecutive interne con Trapani e Feralpi) avrebbe probabilmente salvato quella fetta di stagione che ha visto mister Cari trascinarsi quasi passivamente fino all'arrivo, a gennaio, di Cuono Di Costanzo sulla panchina biancorossa.
L'arrivo di Nello Di Costanzo
Con la gestione del nuovo mister il Barletta cambia progressivamente modo di giocare senza snaturare troppo l'assetto tattico di base, rimasto con una difesa a 4, due mediani subito avanti e una linea molto mobile di 4 attaccanti impegnati sia in fase offensiva che nei ripiegamenti difensivi. Con Di Costanzo ritrova il suo ruolo autentico di ala sinistra Tony Schetter, che proprio sotto la guida del nuovo mister conosce il suo miglior momento di una stagione giocata comunque ad altissimi livelli anche partendo dal fronte opposte dell'attacco.
Mazzeo e Di Gennaro, i due volti della medaglia
Ma per un giocatore che torna al suo ruolo un altro lo abbandona: parliamo di Mazzeo, che dalla posizione di prima punta indietreggia leggermente per andare in appoggio ad un redivivo Infantino. Ne risente il rendimento del giocatore salernitano, che da questo momento continua a timbrare il cartellino del gol con una certa costanza rimanendo però a tratti avulso dal gioco di squadra. Non varia di una virgola invece il rendimento di Di Gennaro, che col magro bottino di due reti si dimostra il flop più clamoroso di tutta la stagione
Nel frattempo prende quota un centrocampo che si dota di esperti di categoria come De Liguori e Romondini, oltre che di un Di Cecco che via via termina la stagione in netto crescendo. Con loro Di Costanzo non disdegna neanche un 4-3-3 più equilibrato e prudente, ma lo fa solo a tratti. Ma proprio questa mancanza di continuità nelle scelte si rivelerà alla lunga un fattore destabilizzante per alcuni elementi come Franchini, che nella sua recente intervista ai nostri microfoni ha fatto espresso riferimento a tale fattore come l'ostacolo maggiore che lo ha allontanato dalla possibilità di ritagliarsi una maglia di titolare inamovibile sin dall'inizio della stagione.
Nel girone di ritorno trova man mano una sua continuità di rendimento anche la coppia di centrali difensivi, costituita dagli ottimi Migliaccio e Mengoni (sicuramente tra i migliori dell'intera stagione insieme a Schetter e Mazzeo) cui spesso hanno fatto contraltare terzini non all'altezza. Se si eccettua Mazzarani, che merita indubbiamente una riconferma, Masiero e Petterini deludono, mentre Pisani, Minieri e Angeletti non sono che semplici meteore. In porta si dimostra buono il rendimento di Pane, che toglie la maglia da titolare ad un Sicignano che si rivela comunque un ottimo uomo spogliatoio.
La grande incompiuta
Il quadro complessivo vede così una squadra che, nonostante si desti dall'empasse di risultati e di gioco, rimane comunque incompiuta per tutta una stagione. E non basta il carattere e la personalità espressi nella clamorosa rimonta sul Siracusa per prendere lo slancio giusto verso la quinta posizione in classifica. Ogni speranza si frantuma su quella beffarda parabola di Giovio, che priva il Barletta della possibilità di rigiocarsi la serie B dopo 25 anni di attesa. In attesa di poterci riprovare quanto prima possibile...
[Marco Bruno]
Tra deficit di rendimento e l'addio di Cari
Tra questi le delusioni maggiori sono arrivate soprattutto da Masiero e Cerone, autori di una stagione più di bassi che di alti, mentre Guerri ha bene o male tenuto botta, alternando alcune ottime prestazioni (Pergo su tutte) ad altre sotto i suoi standard. Attorno a loro Castagnini, che merita di diritto la palma del primo responsabile di un'annata così deludente, ha quindi costruito una squadra con una campagna acquisti che, soprattutto per gli interpreti offensivi, sembrava più votata per un 4-3-3 che per il 4-2-3-1 cui mister Cari era tanto affezionato.
Un Cari che peraltro con Castagnini non ha mai affinato l'intesa. Fattore che si è rivelato determinante nell'economia della stagione non solo in sede di mercato ma anche nel momento dell'esonero del direttore sportivo, scelta che si sarebbe rivelata più intelligente se accompagnata dal benservito anche per il tecnico di Ciampino. Dare un scossa su tutto il fronte in un momento così delicato (dopo le due clamorose sconfitte consecutive interne con Trapani e Feralpi) avrebbe probabilmente salvato quella fetta di stagione che ha visto mister Cari trascinarsi quasi passivamente fino all'arrivo, a gennaio, di Cuono Di Costanzo sulla panchina biancorossa.
L'arrivo di Nello Di Costanzo
Con la gestione del nuovo mister il Barletta cambia progressivamente modo di giocare senza snaturare troppo l'assetto tattico di base, rimasto con una difesa a 4, due mediani subito avanti e una linea molto mobile di 4 attaccanti impegnati sia in fase offensiva che nei ripiegamenti difensivi. Con Di Costanzo ritrova il suo ruolo autentico di ala sinistra Tony Schetter, che proprio sotto la guida del nuovo mister conosce il suo miglior momento di una stagione giocata comunque ad altissimi livelli anche partendo dal fronte opposte dell'attacco.
Mazzeo e Di Gennaro, i due volti della medaglia
Ma per un giocatore che torna al suo ruolo un altro lo abbandona: parliamo di Mazzeo, che dalla posizione di prima punta indietreggia leggermente per andare in appoggio ad un redivivo Infantino. Ne risente il rendimento del giocatore salernitano, che da questo momento continua a timbrare il cartellino del gol con una certa costanza rimanendo però a tratti avulso dal gioco di squadra. Non varia di una virgola invece il rendimento di Di Gennaro, che col magro bottino di due reti si dimostra il flop più clamoroso di tutta la stagione
Nel frattempo prende quota un centrocampo che si dota di esperti di categoria come De Liguori e Romondini, oltre che di un Di Cecco che via via termina la stagione in netto crescendo. Con loro Di Costanzo non disdegna neanche un 4-3-3 più equilibrato e prudente, ma lo fa solo a tratti. Ma proprio questa mancanza di continuità nelle scelte si rivelerà alla lunga un fattore destabilizzante per alcuni elementi come Franchini, che nella sua recente intervista ai nostri microfoni ha fatto espresso riferimento a tale fattore come l'ostacolo maggiore che lo ha allontanato dalla possibilità di ritagliarsi una maglia di titolare inamovibile sin dall'inizio della stagione.
Nel girone di ritorno trova man mano una sua continuità di rendimento anche la coppia di centrali difensivi, costituita dagli ottimi Migliaccio e Mengoni (sicuramente tra i migliori dell'intera stagione insieme a Schetter e Mazzeo) cui spesso hanno fatto contraltare terzini non all'altezza. Se si eccettua Mazzarani, che merita indubbiamente una riconferma, Masiero e Petterini deludono, mentre Pisani, Minieri e Angeletti non sono che semplici meteore. In porta si dimostra buono il rendimento di Pane, che toglie la maglia da titolare ad un Sicignano che si rivela comunque un ottimo uomo spogliatoio.
La grande incompiuta
Il quadro complessivo vede così una squadra che, nonostante si desti dall'empasse di risultati e di gioco, rimane comunque incompiuta per tutta una stagione. E non basta il carattere e la personalità espressi nella clamorosa rimonta sul Siracusa per prendere lo slancio giusto verso la quinta posizione in classifica. Ogni speranza si frantuma su quella beffarda parabola di Giovio, che priva il Barletta della possibilità di rigiocarsi la serie B dopo 25 anni di attesa. In attesa di poterci riprovare quanto prima possibile...
[Marco Bruno]