Maria Pia Lionetti
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Buon 8 marzo con Maria Pia Lionetti, l'arciera che ha fatto sognare l'Italia

Reduce da un argento agli europei in Polonia, la barlettana si racconta ai nostri microfoni

26 anni da poco compiuti, un passato importante e un futuro tutto da scrivere. È sempre difficile raccontare un'arciera attraverso i numeri, soprattutto quando l'arciera in questione è uno dei vanti di Barletta. Ha fatto sognare l'intera Città della Disfida in occasione delle Olimpiadi di Londra, e continua a regalare emozioni (oltre a medaglie e a piazzamenti prestigiosi) all'Italia intera. Quando imbraccia il suo arco, ogni obiettivo non si può dire precluso. Non poteva festeggiare il suo compleanno in maniera migliore, visto che è reduce dall'argento a squadre nel Compound Seniores insieme a Natalia Valeeva e a Claudia Mandia. Stiamo parlando, come tanti avranno già intuito, di Maria Pia Lionetti, atleta della nazionale italiana di tiro con l'arco. In occasione della festa della donna, abbiamo intervistato l'arciera olimpica. Un'intervista a 360 gradi, che spazia tra presente, passato e futuro con un occhio di riguardo al significato della Festa della Donna e allo sport in "rosa".

Nel 2013, cosa vuol dire essere una donna sportiva che pratica sport ad alti livelli?
«Indubbiamente, noi donne del 2013 siamo fortunate, perché abbiamo un risalto maggiore rispetto al passato. La lotta che è stata fatta in passato è servita. Siamo avvantaggiate, più considerate, ormai anche in ambito militare siamo considerate alla pari».

Tu che ormai vivi al nord, noti ancora una certa disuguaglianza tra nord e sud Italia?
«In passato, ogni volta che venivo al nord per gare e raduni, la differenza si vedeva. Ora si va verso una certa uniformità di pensiero. Ci sono alcune differenze ancora. Ad esempio, al sud è ancora difficile concepire le famiglie allargate. Non ci sono più le differenze di una volta».

Anche se al sud si parla ancora di società "men-oriented". Come si può cambiare questo aspetto?
«Molto dipende dai politici, specialmente al sud. Se loro continuano a viverla così, c'è poco da fare. Loro sono il nostro specchio, dovrebbero cambiare, ma non è così».

Passiamo ad analizzare il lato sportivo. Sei reduce da una buona prestazione agli europei in Polonia. Quali sono state le sensazioni derivanti dall'esperienza in nazionale?
«L'europeo è andato bene, mi ci voleva un pizzico di fortuna in più. Purtroppo sto correggendo adesso dei problemi fisici che mi si sono presentati ora, ma che mi trascinavo dietro da un anno. Per i prossimi 3 mesi dovrò portare un byte, e durante la gara ho avuto dei piccoli problemi fisici che mi hanno infastidita. Purtroppo questi problemi sono arrivati sempre nei momenti sbagliati. In finale invece siamo arrivate allo spareggio. Abbiamo spareggiato bene, visto che siamo arrivate al 30 pari, ma la squadra avversaria aveva le frecce in alluminio da indoor, mentre da noi solo Claudia aveva queste frecce. Lei ha fatto un 10 di riga, io e Natalia una "X", ma la "X" della Koval era più vicina al bersaglio. Per un millimetro – e anche meno – ci siamo dovute accontentare di una medaglia d'argento. Secondo il nostro allenatore abbiamo vinto entrambe l'oro, ma non si possono dare due ori (sorride ndr). Perciò facciamo finta che sia una medaglia a striature dorate».

Quali sono le prossime tappe del tuo futuro?
«Sono un po' incerte. Con questi cambiamenti che sto affrontando per diventare un'atleta migliore e avere un corpo migliore, devo decidere quali trasferte fare quest'anno. Sinceramente è un punto interrogativo. Già la prossima settimana potremmo sapere come andrà questa stagione. Dipende molto da come reagisce il mio corpo».

Guardando invece al recente passato, ricordiamo una nota "agrodolce". Tutta Barletta ti ha tifato e incoraggiato durante le Olimpiadi di Londra, ma la tua gara individuale si è conclusa con tanta sfortuna. C'è ancora rimpianto per quel che poteva essere e non è stato a Londra 2012?
«Purtroppo si. Ora va meglio, ma fino a pochi mesi fa me la sognavo ancora, ci ripensavo troppo. Ora la sto superando, guardo alle prossime gare, ai vari appuntamenti che mi si presentano, anche se il rammarico rimane. Resto dell'idea che si poteva tranquillamente salire sul podio. Mi è venuta a mancare la testa nel momento più opportuno. Nonostante tutto, rimane la felicità di esserci stata. È stata una conquista andare a Londra nonostante non fossi qualificata. Non si è chiuso l'anno al meglio con una medaglia olimpica, ma quanto meno quell'esperienza è stata un ottimo trampolino di lancio per il successivo quadriennio olimpico».

Anche perché al sogno "svanito" dal punto di vista sportivo, ne è corrisposto un altro realizzato dal punto di vista personale.
«Indubbiamente, il mio matrimonio è stato un momento importante, una soddisfazione incredibile».

Come vedi Barletta da lontano? Segui tutto quello che sta succedendo qui pur vivendo a Montecatini?
«Ho una "spia" eccezionale. Ho mia mamma che mi chiama tutti i giorni e mi chiama su tutto. La vivo telefonicamente tra i miei familiari, le compagne di squadra barlettane e i vecchi amici che cerco di coltivare con altri mezzi. Poi quando sono a Barletta mi aggiornano su tutto. Vivo Barletta al telefono».

Ti manca Barletta o preferisci la Toscana?
«Mi manca, perché ci sono nata, ci sono cresciuta, sono abituata a cose che qui non ci sono: la famiglia, gli amici, il mare. Tutti dicono che il mare di Barletta fa schifo, ma non avercelo proprio fa ancora più schifo (ride ndr). Sto in Toscana, che è una delle regioni più belle d'Italia. Sto a Montecatini Terme, non mi posso proprio lamentare, è una cittadina fantastica. Ma se ci fosse il mare, sarebbe proprio l'apoteosi».

Puoi consolarti con il fatto che a Rio nel 2016 il mare ci sarà sicuramente.
«Si, ce n'è anche troppo (ride ndr)».

Il tuo obiettivo è arrivare al prossimo appuntamento olimpico per giocarsi una medaglia ancor più "prepotentemente" di come hai fatto a Londra?
«Si, indubbiamente, e non solo nell'individuale, ma anche con la squadra. Il team italiano merita una medaglia alle Olimpiadi, da troppo tempo. Ma c'è prima la squadra, e poi l'individuale. Prima si centra l'obiettivo con la squadra, poi si è liberi di fare tutta la guerra che si vuole nell'individuale».

Ti chiedo di salutare infine tutti i lettori di Barlettalife, ma in particolare tutte le donne barlettane.
«Saluterei Barletta ricordandole di fare sport e di stare molto più con le famiglie. Queste sono cose più importanti di avere degli "oggetti" in casa».
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