Calcio
Barletta Calcio, il bilancio di mister Di Costanzo
«Mi farebbe piacere restare, ricominciare dall’inizio»
Barletta - domenica 20 maggio 2012
15.19
La stagione sportiva del Barletta Calcio si è conclusa da pochi giorni. L'obiettivo di inizio stagione non è stato raggiunto: i biancorossi si sono fermati ad un gradino dal quinto posto che avrebbe garantito l'accesso ai playoff che si giocheranno tra poche ore. Una stagione sportiva fatta di alti e bassi, di contestazioni e di autentiche standing ovation. Alla fine di un percorso lungo 34 match, più di 3000 minuti di gioco, è stato il "tiro della domenica" di Giovio a condannare i biancorossi. Ad analizzare il percorso sportivo del sodalizio di via Vittorio Veneto è mister Di Costanzo, giunto a febbraio per sostituire Marco Cari. Il tecnico ex Messina e Ascoli, che ha portato nuova linfa al gioco biancorosso (anche se per vari motivi non si è raccolto quanto di buono seminato) si confessa ai microfoni di Barlettalife in una lunga ed interessante intervista.
Mister Di Costanzo, siamo, come si suol dire, all' "ultimo giorno di scuola", tra episodi positivi e negativi. C'è chi critica la sua gestione soprattutto per il bottino dei punti, ma non per il gioco che certamente non è venuto a mancare. Facciamo un bilancio di questa sua esperienza a Barletta…
Io penso che sia un bilancio positivo, perché il primo obiettivo che secondo me in un ambiente si deve cercare è quello di creare entusiasmo, creare seguito e un'atmosfera positiva intorno alla squadra. E tutto questo nel finale di stagione c'è stato, dopo contestazioni, clima di depressione generale, allontanamento per certi periodi dagli obiettivi che la società si era prefissa. Tutto questo ha creato un po' di scollamento tra la tifoseria e la squadra, mentre nel finale del campionato abbiamo ottenuto il risultato di far riavvicinare la gente, soprattutto dopo le vittorie contro Pergocrema e Siracusa. La gente si è riavvicinata, ha di nuovo incoraggiato i ragazzi e goduto non solo del gioco, ma anche dell'impegno e del cuore che la squadra ha messo in campo in ogni occasione. Poi, come si dice, il pallone è rotondo: in qualche caso ci è andata bene, come contro il Siracusa quando abbiamo vinto all'ultimo minuto anche in modo rocambolesco, mentre in altre abbiamo perso all'ultimo, vedi la partita contro il Piacenza che ci è costata cara. Ma abbiamo sempre onorato la maglia, durante la partita con la Carrarese siamo usciti dal campo tra gli applausi di tutti i settori. Questo la dice lunga sull'atmosfera che si era ricreata negli ultimi tempi. Questa è la cosa principale, poi i campionati si vincono o si perdono all'ultima giornata, ma già questo è un successo, arrivare a giocare le ultime partite con degli obiettivi.
Analizzando il percorso nel campionato, l'unico fattore che è mancato a questa squadra è la continuità di risultati. Il gioco e l'impegno sono sempre arrivati, forse c'è stato un pizzico di sfortuna nei momenti decisivi, vedi la partita contro la Triestina o contro il Portogruaro?
In effetti la Dea bendata in qualche occasione ci ha voltato le spalle. Ma dico questo quasi oggettivamente, perché in alcune partite per il gioco profuso meritavamo assolutamente la vittoria, vedi contro Portogruaro e Triestina, dove noi abbiamo attaccato, avuto tante palle gol, nel finale ci abbiamo messo l'anima: si meritava la vittoria che invece non è arrivata. Poi quel calcio piazzato all'ultimo minuto del Piacenza di un ragazzo (Giovio, classe 1990) ha fatto il resto, ma nel calcio ci sta tutto. Quello che alla fine io ritengo sia da considerare è cosa ha fatto nel finale di stagione questa squadra. Mi piace dire che è stato un finale con un crescendo di emozioni, con qualche momento di difficoltà, ma complessivamente è stato un crescendo che ha portato tifoseria, presidente e squadra a entrare in simbiosi e a lottare fino all'ultimo minuto per questo obiettivo che comunque meritavamo. Un obiettivo che avevamo raggiunto e che ci è stato tolto ingiustamente.
Facciamo un passaggio su quella che è forse la partita più importante della stagione. Un momento cruciale è stata la partita contro lo Spezia: un match che ha sovvertito i piani di tutti, rilanciando lo Spezia che ormai credeva poco nel primo posto e demoralizzando il Barletta che era lanciato verso la zona playoff dalle vittorie contro Pergocrema e Siracusa. Si può considerare Barletta-Spezia una partita spartiacque?
È uno spartiacque, soprattutto per loro, perché fino a quel momento erano in grande difficoltà. Avevano anche perso la prima finale di Coppa Italia in casa contro il Pisa. C'era grande malumore, e si palpava: erano una grande difficoltà, tant'è vero che anche contro di noi come squadra non hanno fatto quasi niente, li abbiamo messi sotto. Nel primo tempo meritavamo anche di andare sul doppio vantaggio. Loro alla fine hanno tirato fuori un po' di mestiere, spezzettando il gioco, e da lì si sono ripresi addirittura vincendo il campionato in modo inaspettato. Per quanto riguarda noi, era una partita che meritavamo di vincere per le occasioni create, soprattutto nel primo tempo, a differenza di altre partite, per esempio contro il Portogruaro dove abbiamo fatto un finale in crescendo. Invece contro lo Spezia nel secondo tempo abbiamo fatto fatica contro questa barriera d'esperienza. Dopo Barletta-Spezia noi comunque abbiamo continuato il nostro percorso, anche se a livello di punti in classifica ci ha tolto qualcosa che ci avrebbe fatto comodo, magari un punto.
Un nostro lettore a proposito di occasioni mancate le chiedeva: qual è la partita che vorrebbe rigiocare?
Vorrei rigiocare quella contro lo Spezia nelle condizioni originali. Quando c'è stata la morte del povero Mario Morosini noi venivamo da una doppia vittoria, eravamo molto carichi, in ottima condizione psico-fisica, mentre loro avevano qualche difficoltà. In quel momento ricordo che eravamo pieni di entusiasmo, di fiducia ritrovata. Se avessimo giocato in quell'occasione, sicuramente avremmo avuto più chance.
Nel corso della sua gestione è stata fondamentale la sinergia con la società tutta, in particolare con il direttore Mimmo Pistillo. Come ha trovato questa squadra di lavoro?
Ottima, veramente mi sono trovato bene con i collaboratori che ho trovato qui, il professor Nanula e Dibitonto per la preparazione dei portieri, e poi con Mimmo Pistillo, col quale c'è stato subito un buon feeling e che mi ha dato una mano all'interno dello spogliatoio, oltre a Lello Di Napoli che è un mio collaboratore. Ho trovato un ambiente da questo punto di vista ideale per riuscire a trasmettere dei concetti alla squadra che in gran parte sono passati. Questo finale di stagione ha visto la squadra giocare abbastanza bene, non con leziosità, creando anche più di quel che si raccoglieva. Non è però questo un fatto negativo, rimane il rammarico di non aver messo la palla dentro, ma dal punto di vista dell'allenatore quando si riesce ad interpretare la partita in un certo modo, a costruire occasioni da gol e allo stesso tempo non subire tanto, questo a livello statistico ti da un'idea del lavoro che si sta svolgendo. Effettivamente sulle palle inattive abbiamo preso qualche gol di troppo, in qualche occasione siamo stati poco attenti. Oggettivamente riconosco questo punto debole della squadra. Complessivamente c'è un netto divario tra occasioni create e subite. Ma la cosa principale che mi rende orgoglioso di aver lavorato in questi mesi qui è quello di aver ricreato un feeling con l'ambiente ed essere riusciti ad arrivare fino all'ultima giornata con un obiettivo di classifica che sembrava in certi momenti distante e che avrebbe portato all'anonimato, come è accaduto a Frosinone dove si è investito molto, ma si sono poi persi per strada. Sotto il punto di vista dell'entusiasmo, noi siamo arrivati a giocarci tutto all'ultima giornata, al di là del gioco che mi sembra stato per lo più positivo, forse ad eccezione della partita contro il Sud Tirol e il primo tempo contro il Piacenza. Sono dettagli, che sulla classifica pesano. Ma io parlo da uomo di calcio che guarda le cose a 360°: la squadra ha giocato un buon calcio e ha ricreato quell'entusiasmo che si era un po' sopito. Di questo sono molto felice.
Un nostro lettore le fa una domanda un po' particolare: quanto è costata la scelta di chiamarla a calciomercato invernale appena chiuso? Ritiene che con alcuni rinforzi scelti da lei avrebbe lavorato meglio?
È una bella domanda. Vi posso dire che ho avuto il piacere di lavorare con questi giocatori, che si sono dimostrati tutti dei professionisti, sono stati attaccati alla maglia, mi hanno seguito. Chiaramente, se fossi arrivato a gennaio avrei dato indicazioni rispetto a giocatori che magari potevano avere caratteristiche più consone al gioco che volevo mettere in campo.
A proposito della rosa, analizzando tutta la stagione, fino a che punto ritiene che anche gli infortuni abbiano pesato sull'economia della squadra? E quanto in questo senso può aver pesato l'assenza di un attaccante centrale da 10-15 gol?
Certamente l'infortunio di Di Gennaro ha condizionato non poco. Noi non ci siamo mai lamentati, in tante occasioni nella mia gestione ci siamo trovati con 5-6 giocatori fuori per infortuni. Non abbiamo mai cercato alibi. È vero che ci sono stati degli infortuni che, riesaminando il percorso, ci hanno penalizzato. Primo tra tutti Di Gennaro, ma anche l'assenza di Schetter nelle ultime giornate è stata importante. Quando si è infortunato a Crema era davvero devastante, faceva spesso gol.
Parliamo di futuro. Più di un lettore è del parere che, nonostante la stagione in cui non è arrivato l'obiettivo, lei è una delle pietre da cui ripartire per la nuova stagione. Come si sente in questo ruolo? E quali possono essere i pilastri della rosa da cui ripartire?
Di questo non posso parlare perché devo ancora parlare con il presidente, non voglio anticipare le idee che mi sono fatto in queste ultime settimane. A me farebbe piacere rimanere, perché c'è stato già un lavoro di base che può crescere. Se poi vogliamo fermarci ad un calcio di punizione all'incrocio dei pali che ci ha tarpato le ali all'ultimo secondo, siamo banali, siamo da bar. Al di là dell'episodio, io penso che questo lavoro fatto nell'ultimo scorcio di stagione non può che migliorare se si da continuità, chiaramente anche con dei cambiamenti. A me farebbe piacere restare, cominciare dall'inizio, anche con la stagione di mercato estiva si potrebbe creare una struttura più confacente alla mia filosofia di calcio su una base che già è presente in questo organico.
Vogliamo dare una visione generale a questo girone, fortemente caratterizzato da penalizzazioni e calcio scommesse. Episodi che riguardano più i tribunali che i campi di gioco. Non sarebbe ora di cambiare questo mondo del calcio?
Lo diciamo sempre, purtroppo c'è sempre qualcosa che succede che sminuisce l'immagine del calcio. Intanto ritengo che le penalizzazioni devono essere inflitte a chi è inadempiente, a chi fa il passo più lungo della gamba. Uno dovrebbe fare i conti in tasca prima di acquistare dei giocatori, e se non li può pagare non può falsare il campionato. È un discorso un po' lungo, ma queste squadre che non rispettano gli impegni dovrebbero essere cancellate. Poi per quanto riguarda il calcio scommesse, speriamo che sia l'ultima volta. Già nell'82 prima dei mondiali ci fu uno scandalo del genere con tanti nomi prestigiosi coinvolti: sembrava che il deterrente delle squalifiche avesse frenato questo fenomeno e invece non è stato così. Io spero davvero che questo sia l'ultimo capitolo di una pagine che non da una buona pagina del calcio.
Facciamo una battuta su una costatazione di fatto. 1982 scandalo scommesse, Italia campione del mondo; 2006, scandalo scommesse, Italia campione del mondo; 2012 scandalo scommesse, Italia campione d'Europa?
La prossima volta facciamo di nuovo calcio scommesse così per scaramanzia speriamo di vincere qualcosa. Mettiamola così: speriamo bene, che dopo un momento di difficoltà del nostro movimento si possa ottenere qualche vittoria grazie alla Nazionale. Se tanto mi da tanto, non voglio vincere niente, voglio essere pulito. L'abbiamo dimostrato noi contro il Piacenza, dove all'ultimo minuto il Piacenza pur non avendo obiettivi ci ha fatto gol. Sotto certi aspetti, questo ci riempie di orgoglio, fa capire che siamo stati onesti fino all'ultimo, che non abbiamo convenuto niente. Certo, abbiamo tirato le capocciate al muro, perché quel gol ci ha fatto piangere, però ci ha anche fatto uscire dal campo con onore. Nessuno può dire niente, davvero.
Rientrando sul calcio scommesse, ritiene che, considerando le penalizzazioni, il Barletta possa rivestire un ruolo di primaria importanza nel prossimo campionato? E in tal senso, cosa ne pensa della riforma che potrebbe arrivare in estate?
La riforma che taglia tante squadre onestamente non mi convince, perché potrebbero esserci squadre nelle categorie inferiori molto solide che potrebbero rimpiazzare le altre prive dei requisiti e che potrebbero dare nuova linfa al nostro calcio professionistico. Invece, con la riforma, si taglieranno soltanto squadre: meno squadre dovrebbero dividere la torta per avere più disponibilità. Se non sbaglio, c'è già stata una riforma in tal senso negli anni '90, ma in realtà non è cambiato niente. Le squadre fallite non sono diminuite. Al di là di questo discorso generale, io ritengo che in questo momento il Barletta sia una delle società più sane, prese ad esempio e questo mi fa molto piacere. D'altra parte, io avevo avuto diverse proposte di Prima Divisione che non avevo preso in considerazione: quando è arrivata la chiamata del Barletta ho detto si senza troppe discussioni, perché sapevo di andare in una società sana, con un buon gruppo. Tutto questo ha trovato conferma in questi mesi di mio lavoro qua.
Mister, chiudiamo chiedendole: come si è trovato a Barletta?
Ho scoperto Barletta solo negli ultimi tempi: per gran parte del mio tempo sono rimasto a casa a preparare partite e allenamenti o allo stadio. Avevo quindi questa sensazione di essere un po' "avulso": avrei avuto un po' di tempo per conoscere meglio Barletta. Negli ultimi tempi ho avuto possibilità di andare nel centro storico. Sono rimasto stupito per la pulizia, per la "vita" che c'è. Poi tutti gli eventi che ci sono in questo periodo, dalle associazioni di solidarietà – come quella che ha visto coinvolti in prima linea il direttore Pistillo e il nostro Fabrizio Romondini -, agli eventi culturali. C'è stato un congresso su alimentazione e sport, poi ci sono gli spettacoli del laboratorio La Tana al Castello Svevo, tutte iniziative che mi hanno fatto conoscere il tessuto sociale di questa città che io ritengo magnifica. Per molti motivi, non sembra essere una città del Sud.
Vuole rivolgere un saluto alla tifoseria?
Saluto la tifoseria, soprattutto coloro che sono venuti in trasferta anche a 1000 chilometri di distanza, soffrendo e gioendo con la squadra. Un saluto a tutti quelli che contro la Carrarese ci hanno fatto uscire tra gli applausi. Parlo non solo della curva, ma anche della tribuna e della gradinata. Tutti ci hanno rivolto questo applauso che è stato molto gratificante, perché significa riconoscere il grande impegno lavorativo che ci abbiamo messo tutti quanti. Ringrazio loro di questo applauso che mi ha commosso nell'ultima partita in casa.
È arrivato il momento dell'arrivederci. A prescindere da tutto, è stata una stagione entusiasmante, palpitante. È la maglia che fa battere centomila e più cuori. Arrivano ora le vacanze, in attesa della nuova stagione di emozioni. Perché, al di là di 102 punti, al di là di "abbiamo le palle", restano le emozioni…
Mister Di Costanzo, siamo, come si suol dire, all' "ultimo giorno di scuola", tra episodi positivi e negativi. C'è chi critica la sua gestione soprattutto per il bottino dei punti, ma non per il gioco che certamente non è venuto a mancare. Facciamo un bilancio di questa sua esperienza a Barletta…
Io penso che sia un bilancio positivo, perché il primo obiettivo che secondo me in un ambiente si deve cercare è quello di creare entusiasmo, creare seguito e un'atmosfera positiva intorno alla squadra. E tutto questo nel finale di stagione c'è stato, dopo contestazioni, clima di depressione generale, allontanamento per certi periodi dagli obiettivi che la società si era prefissa. Tutto questo ha creato un po' di scollamento tra la tifoseria e la squadra, mentre nel finale del campionato abbiamo ottenuto il risultato di far riavvicinare la gente, soprattutto dopo le vittorie contro Pergocrema e Siracusa. La gente si è riavvicinata, ha di nuovo incoraggiato i ragazzi e goduto non solo del gioco, ma anche dell'impegno e del cuore che la squadra ha messo in campo in ogni occasione. Poi, come si dice, il pallone è rotondo: in qualche caso ci è andata bene, come contro il Siracusa quando abbiamo vinto all'ultimo minuto anche in modo rocambolesco, mentre in altre abbiamo perso all'ultimo, vedi la partita contro il Piacenza che ci è costata cara. Ma abbiamo sempre onorato la maglia, durante la partita con la Carrarese siamo usciti dal campo tra gli applausi di tutti i settori. Questo la dice lunga sull'atmosfera che si era ricreata negli ultimi tempi. Questa è la cosa principale, poi i campionati si vincono o si perdono all'ultima giornata, ma già questo è un successo, arrivare a giocare le ultime partite con degli obiettivi.
Analizzando il percorso nel campionato, l'unico fattore che è mancato a questa squadra è la continuità di risultati. Il gioco e l'impegno sono sempre arrivati, forse c'è stato un pizzico di sfortuna nei momenti decisivi, vedi la partita contro la Triestina o contro il Portogruaro?
In effetti la Dea bendata in qualche occasione ci ha voltato le spalle. Ma dico questo quasi oggettivamente, perché in alcune partite per il gioco profuso meritavamo assolutamente la vittoria, vedi contro Portogruaro e Triestina, dove noi abbiamo attaccato, avuto tante palle gol, nel finale ci abbiamo messo l'anima: si meritava la vittoria che invece non è arrivata. Poi quel calcio piazzato all'ultimo minuto del Piacenza di un ragazzo (Giovio, classe 1990) ha fatto il resto, ma nel calcio ci sta tutto. Quello che alla fine io ritengo sia da considerare è cosa ha fatto nel finale di stagione questa squadra. Mi piace dire che è stato un finale con un crescendo di emozioni, con qualche momento di difficoltà, ma complessivamente è stato un crescendo che ha portato tifoseria, presidente e squadra a entrare in simbiosi e a lottare fino all'ultimo minuto per questo obiettivo che comunque meritavamo. Un obiettivo che avevamo raggiunto e che ci è stato tolto ingiustamente.
Facciamo un passaggio su quella che è forse la partita più importante della stagione. Un momento cruciale è stata la partita contro lo Spezia: un match che ha sovvertito i piani di tutti, rilanciando lo Spezia che ormai credeva poco nel primo posto e demoralizzando il Barletta che era lanciato verso la zona playoff dalle vittorie contro Pergocrema e Siracusa. Si può considerare Barletta-Spezia una partita spartiacque?
È uno spartiacque, soprattutto per loro, perché fino a quel momento erano in grande difficoltà. Avevano anche perso la prima finale di Coppa Italia in casa contro il Pisa. C'era grande malumore, e si palpava: erano una grande difficoltà, tant'è vero che anche contro di noi come squadra non hanno fatto quasi niente, li abbiamo messi sotto. Nel primo tempo meritavamo anche di andare sul doppio vantaggio. Loro alla fine hanno tirato fuori un po' di mestiere, spezzettando il gioco, e da lì si sono ripresi addirittura vincendo il campionato in modo inaspettato. Per quanto riguarda noi, era una partita che meritavamo di vincere per le occasioni create, soprattutto nel primo tempo, a differenza di altre partite, per esempio contro il Portogruaro dove abbiamo fatto un finale in crescendo. Invece contro lo Spezia nel secondo tempo abbiamo fatto fatica contro questa barriera d'esperienza. Dopo Barletta-Spezia noi comunque abbiamo continuato il nostro percorso, anche se a livello di punti in classifica ci ha tolto qualcosa che ci avrebbe fatto comodo, magari un punto.
Un nostro lettore a proposito di occasioni mancate le chiedeva: qual è la partita che vorrebbe rigiocare?
Vorrei rigiocare quella contro lo Spezia nelle condizioni originali. Quando c'è stata la morte del povero Mario Morosini noi venivamo da una doppia vittoria, eravamo molto carichi, in ottima condizione psico-fisica, mentre loro avevano qualche difficoltà. In quel momento ricordo che eravamo pieni di entusiasmo, di fiducia ritrovata. Se avessimo giocato in quell'occasione, sicuramente avremmo avuto più chance.
Nel corso della sua gestione è stata fondamentale la sinergia con la società tutta, in particolare con il direttore Mimmo Pistillo. Come ha trovato questa squadra di lavoro?
Ottima, veramente mi sono trovato bene con i collaboratori che ho trovato qui, il professor Nanula e Dibitonto per la preparazione dei portieri, e poi con Mimmo Pistillo, col quale c'è stato subito un buon feeling e che mi ha dato una mano all'interno dello spogliatoio, oltre a Lello Di Napoli che è un mio collaboratore. Ho trovato un ambiente da questo punto di vista ideale per riuscire a trasmettere dei concetti alla squadra che in gran parte sono passati. Questo finale di stagione ha visto la squadra giocare abbastanza bene, non con leziosità, creando anche più di quel che si raccoglieva. Non è però questo un fatto negativo, rimane il rammarico di non aver messo la palla dentro, ma dal punto di vista dell'allenatore quando si riesce ad interpretare la partita in un certo modo, a costruire occasioni da gol e allo stesso tempo non subire tanto, questo a livello statistico ti da un'idea del lavoro che si sta svolgendo. Effettivamente sulle palle inattive abbiamo preso qualche gol di troppo, in qualche occasione siamo stati poco attenti. Oggettivamente riconosco questo punto debole della squadra. Complessivamente c'è un netto divario tra occasioni create e subite. Ma la cosa principale che mi rende orgoglioso di aver lavorato in questi mesi qui è quello di aver ricreato un feeling con l'ambiente ed essere riusciti ad arrivare fino all'ultima giornata con un obiettivo di classifica che sembrava in certi momenti distante e che avrebbe portato all'anonimato, come è accaduto a Frosinone dove si è investito molto, ma si sono poi persi per strada. Sotto il punto di vista dell'entusiasmo, noi siamo arrivati a giocarci tutto all'ultima giornata, al di là del gioco che mi sembra stato per lo più positivo, forse ad eccezione della partita contro il Sud Tirol e il primo tempo contro il Piacenza. Sono dettagli, che sulla classifica pesano. Ma io parlo da uomo di calcio che guarda le cose a 360°: la squadra ha giocato un buon calcio e ha ricreato quell'entusiasmo che si era un po' sopito. Di questo sono molto felice.
Un nostro lettore le fa una domanda un po' particolare: quanto è costata la scelta di chiamarla a calciomercato invernale appena chiuso? Ritiene che con alcuni rinforzi scelti da lei avrebbe lavorato meglio?
È una bella domanda. Vi posso dire che ho avuto il piacere di lavorare con questi giocatori, che si sono dimostrati tutti dei professionisti, sono stati attaccati alla maglia, mi hanno seguito. Chiaramente, se fossi arrivato a gennaio avrei dato indicazioni rispetto a giocatori che magari potevano avere caratteristiche più consone al gioco che volevo mettere in campo.
A proposito della rosa, analizzando tutta la stagione, fino a che punto ritiene che anche gli infortuni abbiano pesato sull'economia della squadra? E quanto in questo senso può aver pesato l'assenza di un attaccante centrale da 10-15 gol?
Certamente l'infortunio di Di Gennaro ha condizionato non poco. Noi non ci siamo mai lamentati, in tante occasioni nella mia gestione ci siamo trovati con 5-6 giocatori fuori per infortuni. Non abbiamo mai cercato alibi. È vero che ci sono stati degli infortuni che, riesaminando il percorso, ci hanno penalizzato. Primo tra tutti Di Gennaro, ma anche l'assenza di Schetter nelle ultime giornate è stata importante. Quando si è infortunato a Crema era davvero devastante, faceva spesso gol.
Parliamo di futuro. Più di un lettore è del parere che, nonostante la stagione in cui non è arrivato l'obiettivo, lei è una delle pietre da cui ripartire per la nuova stagione. Come si sente in questo ruolo? E quali possono essere i pilastri della rosa da cui ripartire?
Di questo non posso parlare perché devo ancora parlare con il presidente, non voglio anticipare le idee che mi sono fatto in queste ultime settimane. A me farebbe piacere rimanere, perché c'è stato già un lavoro di base che può crescere. Se poi vogliamo fermarci ad un calcio di punizione all'incrocio dei pali che ci ha tarpato le ali all'ultimo secondo, siamo banali, siamo da bar. Al di là dell'episodio, io penso che questo lavoro fatto nell'ultimo scorcio di stagione non può che migliorare se si da continuità, chiaramente anche con dei cambiamenti. A me farebbe piacere restare, cominciare dall'inizio, anche con la stagione di mercato estiva si potrebbe creare una struttura più confacente alla mia filosofia di calcio su una base che già è presente in questo organico.
Vogliamo dare una visione generale a questo girone, fortemente caratterizzato da penalizzazioni e calcio scommesse. Episodi che riguardano più i tribunali che i campi di gioco. Non sarebbe ora di cambiare questo mondo del calcio?
Lo diciamo sempre, purtroppo c'è sempre qualcosa che succede che sminuisce l'immagine del calcio. Intanto ritengo che le penalizzazioni devono essere inflitte a chi è inadempiente, a chi fa il passo più lungo della gamba. Uno dovrebbe fare i conti in tasca prima di acquistare dei giocatori, e se non li può pagare non può falsare il campionato. È un discorso un po' lungo, ma queste squadre che non rispettano gli impegni dovrebbero essere cancellate. Poi per quanto riguarda il calcio scommesse, speriamo che sia l'ultima volta. Già nell'82 prima dei mondiali ci fu uno scandalo del genere con tanti nomi prestigiosi coinvolti: sembrava che il deterrente delle squalifiche avesse frenato questo fenomeno e invece non è stato così. Io spero davvero che questo sia l'ultimo capitolo di una pagine che non da una buona pagina del calcio.
Facciamo una battuta su una costatazione di fatto. 1982 scandalo scommesse, Italia campione del mondo; 2006, scandalo scommesse, Italia campione del mondo; 2012 scandalo scommesse, Italia campione d'Europa?
La prossima volta facciamo di nuovo calcio scommesse così per scaramanzia speriamo di vincere qualcosa. Mettiamola così: speriamo bene, che dopo un momento di difficoltà del nostro movimento si possa ottenere qualche vittoria grazie alla Nazionale. Se tanto mi da tanto, non voglio vincere niente, voglio essere pulito. L'abbiamo dimostrato noi contro il Piacenza, dove all'ultimo minuto il Piacenza pur non avendo obiettivi ci ha fatto gol. Sotto certi aspetti, questo ci riempie di orgoglio, fa capire che siamo stati onesti fino all'ultimo, che non abbiamo convenuto niente. Certo, abbiamo tirato le capocciate al muro, perché quel gol ci ha fatto piangere, però ci ha anche fatto uscire dal campo con onore. Nessuno può dire niente, davvero.
Rientrando sul calcio scommesse, ritiene che, considerando le penalizzazioni, il Barletta possa rivestire un ruolo di primaria importanza nel prossimo campionato? E in tal senso, cosa ne pensa della riforma che potrebbe arrivare in estate?
La riforma che taglia tante squadre onestamente non mi convince, perché potrebbero esserci squadre nelle categorie inferiori molto solide che potrebbero rimpiazzare le altre prive dei requisiti e che potrebbero dare nuova linfa al nostro calcio professionistico. Invece, con la riforma, si taglieranno soltanto squadre: meno squadre dovrebbero dividere la torta per avere più disponibilità. Se non sbaglio, c'è già stata una riforma in tal senso negli anni '90, ma in realtà non è cambiato niente. Le squadre fallite non sono diminuite. Al di là di questo discorso generale, io ritengo che in questo momento il Barletta sia una delle società più sane, prese ad esempio e questo mi fa molto piacere. D'altra parte, io avevo avuto diverse proposte di Prima Divisione che non avevo preso in considerazione: quando è arrivata la chiamata del Barletta ho detto si senza troppe discussioni, perché sapevo di andare in una società sana, con un buon gruppo. Tutto questo ha trovato conferma in questi mesi di mio lavoro qua.
Mister, chiudiamo chiedendole: come si è trovato a Barletta?
Ho scoperto Barletta solo negli ultimi tempi: per gran parte del mio tempo sono rimasto a casa a preparare partite e allenamenti o allo stadio. Avevo quindi questa sensazione di essere un po' "avulso": avrei avuto un po' di tempo per conoscere meglio Barletta. Negli ultimi tempi ho avuto possibilità di andare nel centro storico. Sono rimasto stupito per la pulizia, per la "vita" che c'è. Poi tutti gli eventi che ci sono in questo periodo, dalle associazioni di solidarietà – come quella che ha visto coinvolti in prima linea il direttore Pistillo e il nostro Fabrizio Romondini -, agli eventi culturali. C'è stato un congresso su alimentazione e sport, poi ci sono gli spettacoli del laboratorio La Tana al Castello Svevo, tutte iniziative che mi hanno fatto conoscere il tessuto sociale di questa città che io ritengo magnifica. Per molti motivi, non sembra essere una città del Sud.
Vuole rivolgere un saluto alla tifoseria?
Saluto la tifoseria, soprattutto coloro che sono venuti in trasferta anche a 1000 chilometri di distanza, soffrendo e gioendo con la squadra. Un saluto a tutti quelli che contro la Carrarese ci hanno fatto uscire tra gli applausi. Parlo non solo della curva, ma anche della tribuna e della gradinata. Tutti ci hanno rivolto questo applauso che è stato molto gratificante, perché significa riconoscere il grande impegno lavorativo che ci abbiamo messo tutti quanti. Ringrazio loro di questo applauso che mi ha commosso nell'ultima partita in casa.
È arrivato il momento dell'arrivederci. A prescindere da tutto, è stata una stagione entusiasmante, palpitante. È la maglia che fa battere centomila e più cuori. Arrivano ora le vacanze, in attesa della nuova stagione di emozioni. Perché, al di là di 102 punti, al di là di "abbiamo le palle", restano le emozioni…