Intervista ad Antonio Boselli, Sky Sport 24
Intervista ad Antonio Boselli, Sky Sport 24
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A tutto gas: intervista al giornalista Sky Antonio Boselli

L'esperto di motori parla di sport e marketing

Un ventaglio di proposte innovative di marketing in risposta al momento di crisi che attanaglia anche il mondo dello sport, dal dilettantismo al professionismo, dando anche uno sguardo da vicini ai "modelli" europei ed internazionali. Sono solo alcuni dei temi affrontati nell'interessante convegno "Vinci la crisi: gioca con lo Sport Marketing", tenutosi lunedì 5 novembre a Bari presso Villa Framarino, organizzato dalla Scuola Regionale dello Sport del Coni Puglia. L'iniziativa è stata organizzata col patrocinio del Comune di Bari, della Regione Puglia, delle Federazioni Fip, Figc, Fipav, Fir e Fidal, e in collaborazione con l'Università di Bari, l'University of South Florida, le società di sport e marketing "Giorgio Gandolfi" e "Antonio Pagano". Tanti gli ospiti presenti nel pomeriggio alla tavola rotonda incentrata sul marketing in Italia, manager di federazioni, società di eventi sportivi e aziende che da anni sono strettamente al variegato mondo dello sport: Vito Di Gioia (Figc), Annamaria Cofano (consulente di marketing), Filippo Colombo (Adriatic Arena), Michele Romano (Studio Mirò), Nicola Tolomei (Fip). Tra questi spiccava quello di Andrea Giani, uno degli uomini che ha fatto la storia della pallavolo in Italia (e non solo). A fare da moderatore al proficuo pomeriggio di lavori c'era il giornalista di Sky Sport Antonio Boselli, da sempre appassionato di motori, intervistato al termine del convegno in esclusiva per i lettori di Barlettalife.

Come hanno risposto Bari e la Puglia a questo evento organizzato dal Coni?
Bene, molto bene, soprattutto mi fa molto piacere che ci siano stati molti ragazzi. La cosa importante è questa: cercare di entrare nell'ottima del fatto che ormai nessuno ti regala più nulla. Quindi bisogna investire su se stessi, bisogna svegliarsi, aprire la testa, fare domande, guardare, imparare l'inglese. Poi la formazione è importante ma ancora più importante è la motivazione personale per riuscire a fare qualcosa di positivo.

Sport e marketing in Italia, un binomio che trova qualche difficoltà di troppo. Come si può migliorare per un futuro economicamente più roseo?
Secondo me la cosa importante è la motivazione: nel momento in cui si decide di cambiare la propria vita, di poter crescere e progredire, la formazione è importante perché ti da degli strumenti, ma è anche fondamentale cercare di capire innanzitutto cosa si vuole fare, dove si vuole migliorare, ma anche quello di cui il contesto in cui si opera ha bisogno. A Bari il fatto che ci sia più difficoltà a trovare lavoro e che le aziende sono meno fornite di figure professionali è un vantaggio, non è un minus, è un plus.

Secondo lei in quanto tempo il modello italiano si può uniformare a quelli che quotidianamente ci propone il resto del mondo, considerando che, a detta un po' di tutti e sotto diversi aspetti, nello sport non siamo al passo con i tempi?
Secondo me è bene che l'Italia trovi un proprio modello, perché è impossibile pensare di copiare il modello americano o quello inglese, sia perché ora come ora il confronto è improponibile, ma anche perché noi siamo diversi. Da questo punto di vista noi potremmo avere anche degli aspetti migliori, ma dovremmo slegarci da tutta una serie di sistemi, di idee che in passato sono state prevalenti, come l'aspettarci che qualcuno faccia qualcosa per noi, o accontentarsi di quel che si ha. Bisogna assolutamente cercare di progredire.

L'ultima domanda riguarda il "suo" mondo in particolare. Il mondo dei motori non è così sviluppato nonostante la Formula 1 sia uno degli sport che più entusiasmano il pubblico, soprattutto perché in Italia si è fin troppo "calcio-centrici". Dove e come si può migliorare, considerando anche che il mondo dei motori è uno dei punti di riferimento per quel che riguarda i modelli di marketing?
Ci sono vari problemi. Innanzitutto ci sono troppe formule minori, che causano una dispersione di talenti, di soldi e di visibilità assoluta. Inoltre è una questione di marketing: i gestori delle tante piste che abbiamo in Italia dovrebbero cercare di stimolare più attività all'interno dei circuiti stessi. È importante che la gente si avvicini alle piste, che devono diventare polo di attrazione. Pensate a Monza, una delle piste più longeve al mondo, che non ha un museo, non ha strutture adeguate. Su questo c'è ancora tanto da lavorare.
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