La Finestra sul comò
"La luna e i falò" di Cesare Pavese: Il ritorno alle radici
Da leggere ascoltando necessariamente Francesco de Gregori
martedì 7 aprile 2020
9.35
Il grande tema è il ritorno alle radici, al luogo dove si nasce e che non si dimentica mai. C'è un tuffo nel passato, nel mondo dei ricordi ed un ruolo fondamentale lo ha il suo amico, Nuto che lo accompagna in questo viaggio, in questo ritorno alle origini.
Tornando alle origini scopre un dato di fatto. Che la storia non ha mutato il mondo della campagna. Per quanti fatti siano accaduti, (fascismo, guerra civile) nulla è cambiato. È mutato solo il passaggio degli uomini, che sono morti per varie vicissitudini: chi per amore, chi per arrivismo, chi per passione politica. Dopo tanti anni, nelle langhe piemontesi, tutto è ancora regolato dalla luna e dai falò e dalle ataviche credenze che si celano ancora dietro questi due simboli.
La scena dei falò, della terra, della sepoltura e della rinascita torna spesso nel libro. Così come torna la pochezza del sogno americano, dove tutti possono diventare ricchi, anche i bastardi come Anguilla, ma sono poveri dentro, perché non conoscono il sapore, i profumi, l'amore verso la propria terra, verso i propri compaesani.
Vi è elogio, della tradizione, in cui si avverte anche la critica verso chi è vittima delle tradizioni. Dal corrotto che non può migliorare la propria posizione, alle figlie del proprietario terriero, vittime della loro posizione socio economica e del fatto di essere donne in una società maschilista. Dal cittadino che deve sorbirsi un sacerdote non propriamente apolitico, ma che utilizza il proprio abito e il proprio ruolo per fare anche politica. Non aggiungo altro... solo un consiglio sulla melodia:
Da leggere ascoltando necessariamente Francesco de Gregori: Generale, Agnello di Dio, Alice, Pablo, e Compagni di viaggio.
Antonio Coriolano
Tornando alle origini scopre un dato di fatto. Che la storia non ha mutato il mondo della campagna. Per quanti fatti siano accaduti, (fascismo, guerra civile) nulla è cambiato. È mutato solo il passaggio degli uomini, che sono morti per varie vicissitudini: chi per amore, chi per arrivismo, chi per passione politica. Dopo tanti anni, nelle langhe piemontesi, tutto è ancora regolato dalla luna e dai falò e dalle ataviche credenze che si celano ancora dietro questi due simboli.
La scena dei falò, della terra, della sepoltura e della rinascita torna spesso nel libro. Così come torna la pochezza del sogno americano, dove tutti possono diventare ricchi, anche i bastardi come Anguilla, ma sono poveri dentro, perché non conoscono il sapore, i profumi, l'amore verso la propria terra, verso i propri compaesani.
Vi è elogio, della tradizione, in cui si avverte anche la critica verso chi è vittima delle tradizioni. Dal corrotto che non può migliorare la propria posizione, alle figlie del proprietario terriero, vittime della loro posizione socio economica e del fatto di essere donne in una società maschilista. Dal cittadino che deve sorbirsi un sacerdote non propriamente apolitico, ma che utilizza il proprio abito e il proprio ruolo per fare anche politica. Non aggiungo altro... solo un consiglio sulla melodia:
Da leggere ascoltando necessariamente Francesco de Gregori: Generale, Agnello di Dio, Alice, Pablo, e Compagni di viaggio.
Antonio Coriolano