In Web Veritas
L’informazione ai tempi dei social media
Bufala o notizia, l’importante è “condividere”
martedì 15 aprile 2014
Con l'avvento e la virale diffusione dei social network, il panorama dell'informazione è drasticamente cambiato, e così anche è cambiato il modo in cui il lettore si informa quotidianamente. Il tradizionale rito del quotidiano cartaceo sfogliato al bar o letto in treno mentre si raggiunge l'ufficio è stato ormai soppiantato, cedendo il passo a iPad e smartphone. Molti giornali nazionali stanno puntando sempre di più sulle edizioni online, con app specifiche e abbonamenti di certo più economici rispetto al costo del giornale in edicola.
Oltre alla produzione della notizia, cambia anche la fruizione. Non basta accendere il PC per informarsi: occorre saper distinguere una notizia da una bufala, e non sempre è così semplice. Se l'affidabilità è garantita quando navighiamo su siti internet di testate giornalistiche, ogni garanzia sparisce quando ci informiamo quasi passivamente attraverso le bacheche dei social network, e in particolare di Facebook. Un recente studio eseguito dagli istituti universitari di Lucca, Lione e della Northeastern University di Boston, in un periodo compreso tra il 1 settembre 2012 e il 28 febbraio 2013, ha dimostrato che Facebook – come luogo di diffusione delle notizie – è uno strumento in cui la veridicità (o la falsità) di una informazione non è il criterio essenziale che caratterizza la condivisione. Vera o falsa che sia l'informazione, l'importante è solo quante persone l'hanno condivisa. Un metodo semplice per evitare la confusione in questo mare sovraccarico di notizie è fare sempre attenzione alla fonte dell'informazione e non fermarsi solo al titolo o all'icona del link condiviso.
Da tutto questo nascono ovviamente esperienze che, prendendo in giro deliberatamente questi sistemi, si basano proprio sul fattore "bufala", talmente palese da risultare caricaturale e sarcastico. Una su tutte è la finta informazione giornalistica del Lercio.it (il cui nome è già sinonimo di pessima garanzia), i cui collaboratori confezionano notizie paradossali e volutamente fasulle, giocando su luoghi comuni, ossessioni popolari e accostamenti improponibili che sfiorano il profano. Esperimento godibile per i navigatori pro dell'informazione online, ma che spesso riescono a far cadere nella propria rete i lettori più ingenui, vista l'estrema professionalità nell'impostazione di una falsa notizia, completa di riferimenti, date e titoli assolutamente geniali. Basta citarne un esempio: "Kevin Bacon diventa vegano ma la corte gli impedisce di cambiare cognome".
Oltre alla produzione della notizia, cambia anche la fruizione. Non basta accendere il PC per informarsi: occorre saper distinguere una notizia da una bufala, e non sempre è così semplice. Se l'affidabilità è garantita quando navighiamo su siti internet di testate giornalistiche, ogni garanzia sparisce quando ci informiamo quasi passivamente attraverso le bacheche dei social network, e in particolare di Facebook. Un recente studio eseguito dagli istituti universitari di Lucca, Lione e della Northeastern University di Boston, in un periodo compreso tra il 1 settembre 2012 e il 28 febbraio 2013, ha dimostrato che Facebook – come luogo di diffusione delle notizie – è uno strumento in cui la veridicità (o la falsità) di una informazione non è il criterio essenziale che caratterizza la condivisione. Vera o falsa che sia l'informazione, l'importante è solo quante persone l'hanno condivisa. Un metodo semplice per evitare la confusione in questo mare sovraccarico di notizie è fare sempre attenzione alla fonte dell'informazione e non fermarsi solo al titolo o all'icona del link condiviso.
Da tutto questo nascono ovviamente esperienze che, prendendo in giro deliberatamente questi sistemi, si basano proprio sul fattore "bufala", talmente palese da risultare caricaturale e sarcastico. Una su tutte è la finta informazione giornalistica del Lercio.it (il cui nome è già sinonimo di pessima garanzia), i cui collaboratori confezionano notizie paradossali e volutamente fasulle, giocando su luoghi comuni, ossessioni popolari e accostamenti improponibili che sfiorano il profano. Esperimento godibile per i navigatori pro dell'informazione online, ma che spesso riescono a far cadere nella propria rete i lettori più ingenui, vista l'estrema professionalità nell'impostazione di una falsa notizia, completa di riferimenti, date e titoli assolutamente geniali. Basta citarne un esempio: "Kevin Bacon diventa vegano ma la corte gli impedisce di cambiare cognome".