Cara Barletta ti scrivo
Stato civile e atti di nascita, excursus a cura di Michele Grimaldi
«Gli archivi sono lì. Saremo sempre lieti di accogliere tutti coloro che vorranno sapere come “effettivamente” sono andate le cose»
venerdì 15 luglio 2022
«Il primo schema di registrazione dei nati proposto a livello nazionale fu quello contenuto nel Rituale Romanum pubblicato nel 1614, circa mezzo secolo dopo l'emanazione delle norme tridentine. Lo scopo della pubblicazione delle formulae scribendi in libris habendis apud Parochos era proprio quello di dare uniformità alle registrazioni per evitare che i parroci adottassero soluzioni personali, talvolta anche insolite. Nonostante la sua enorme diffusione, esso non rappresentò mai l'unico modello seguito dai parroci. Se è vero che, dopo la sua pubblicazione, alcuni sacerdoti si uniformarono pedissequamente a questo formulario, adottandolo alla lettera, è altrettanto vero che la maggior parte di loro continuò ad utilizzare modelli preesistenti, più o meno diversi nella forma ma quasi mai nella sostanza. Nel Rituale, accanto ai registri tridentini dei Battesimi e dei Matrimoni, facevano la loro comparsa ufficiale anche altri tre registri, quello delle Cresime, quello delle Sepolture e quello dello Stato d'anime.
La presa di potere nel Regno delle due Sicilie ad opera di Giuseppe Bonaparte, formalizzata con decreto dello stesso Napoleone nel maggio del 1806,dette il via alla riforma delle strutture burocratiche dell'amministrazione ripartendo il governo in Ministeri che spiccavano per centralità politica ed efficienza tecnica.
Tra le altre innovazioni quelle contenute nel libro I titolo 2 del Codice Napoleonico e nel Real Decreto del 29 Ottobre 1808 con le quali veniva fatto obbligo di registrare le nascite, matrimoni e morti di tutti i residenti e non di una città.
In quasi duecento anni la normativa in questione è cambiata molto poco rispetto ad altre importanti leggi (si pensi a quelle che regolano la quiescenza o pensione che dir si voglia) e le ultime modifiche sono state apportate con il D.P.R. 445 del 2000.
Questa riflessione estemporanea nasce dalle recenti "polemiche" sul luogo di nascita del Super Campione barlettano, l'indimenticato ed indimenticabile Pietro Paolo Mennea.
Alcuni si sono occupati, tra i tanti argomenti, delle "metamorfosi" dei dati contenuti negli atti di stato civile in maniera completa e puntuale ma qualcosa, non proprio trascurabile, è sfuggita, vuoi per l'intricatissima "selva" di leggi che regola lo stato civile e vuoi per la non abitudine a rapportarsi con documenti che hanno un secolo e più di vita.
Innanzi tutto facciamo chiarezza su un dato certo che può essere utile per i ricercatori o gli studiosi, la così detta comunicazione di servizio. Gli atti di stato civile dell'ex provincia di Bari che comprendeva, ovviamente, anche le città della BAT, ormai da una quarantina di anni, sono depositati presso la Sezione di Archivio di Stato di Trani mentre, la terza copia degli atti di stato civile facente parte dell'archivio storico del comune di Barletta, viene conservata dalla Sezione di Archivio di Stato di Barletta.
Altro punto da chiarire e forse il più fondamentale, è: quanto hanno di ufficiale i dati contenuti dagli atti? Per la legge è chiara ed inderogabile la norma che prevede l'ufficialità di tutti i dati riferiti esclusivamente a quello registrato sull'atto di nascita redatto dall'ufficiale d'anagrafe il quale, potrebbe anche sbagliare nella registrazione del nome o del cognome, della data di nascita, della professione, del luogo della nascita ma, purtroppo, quell' "errore" assume, a tutti gli effetti di legge, la veste di ufficialità. Né si può fare obiezione, affermando che "Ricordo personalmente che…". Niente di più sbagliato e fuorviante.
Potrei accettare, da persona democratica e quindi aperta ad ogni giusta osservazione la tesi del "ricordo che", ma subito ci salta agli occhi un altro errore (o orrore ?) storico; vi dice niente il nome di don Peppuccio Damato?
E si, il religioso e storico barlettano che ha raccontato il periodo delle due guerre ed è stato artefice della rivalutazione della Disfida di Barletta il quale firmava D'Amato. Dopo un rapido controllo degli atti di nascita e al n.1641 del 1886 risulta che il giorno 8 del mese di dicembre "nasce DAMATO (senza apostrofo) Giuseppe figlio di Giovanni e di Francabandiera Maria ".
A questo punto (facendo il verso al mitico Lubrano) sorge spontanea la domanda: "Visto che per il Loffredo si è scelto (sbagliando) di intitolare la biblioteca comunale riportando il nome Sabino, dato che così si firmava, perché nell'intitolare a Don Peppuccio la piazzetta prospiciente il Monte di Pietà, il Comune ha optato per il cognome risultante dagli atti di nascita e cioè Damato senza apostrofo?
In base a questi innegabili fatti viene dal profondo di me stesso chiedermi se non sia possibile, a dispetto delle leggi che regolano la materia, mutare i dati contenuti in un atto ufficiale.
Da quanto esposto, parrebbe proprio di si ma, per un'archivista, non potevano passare sotto silenzio tante inesattezze così acclarate che non si contrappongono a personalissime opinioni bensì alla storia, polverosa, ma pur sempre storia incontrovertibile.
Il dilemma di cui ci stiamo occupando, poi non così tanto irrisolvibile, riguarda il luogo (fisico) o meglio, la via e il numero civico dove è venuto al mondo il Grandissimo Barlettano, Pietro Paolo Mennea. Forse sarà stato un misunderstand o fraintendimento, come preferite, ma parafrasando un passo del Vangelo, potrei dire "chi ha occhi per vedere intenda", infatti nell'atto di nascita, n.1031, di Mennea si legge "L'anno millenovecentocinquantadue addì primo del mese di luglio alle ore dieci e minuti dieci nella Casa comunale … è comparso Mennea Salvatore di Giuseppe di anni ventinove, sarto… e mi ha dichiarato quanto segue: il giorno ventotto del mese di giugno dell'anno millenovecentocinquantadue alle ore ventidue nella casa posta in via Porta Reale n. 20 da Misuriello Vincenza di anni ventiquattro, casalinga, moglie di esso dichiarante, è nato un bambino di sesso maschile…al quale dà i nomi di Pietro Paolo ".
Tutto chiaro? Bene, abbiamo appurato in maniera inequivocabile che Pietro Paolo Mennea è nato in via "Porta Reale n. 20". Tutto il resto è interpretazione di volontà che purtroppo non conta per la legge.
Concludo con un invito… gli archivi sono lì per i motivi dei quali discutiamo. Saremo sempre lieti di accogliere tutti coloro che vorranno sapere come "effettivamente" sono andate le cose. Vi aspettiamo!».
Michele GRIMALDI
Direttore Archivio di Stato Bari Barletta Trani
La presa di potere nel Regno delle due Sicilie ad opera di Giuseppe Bonaparte, formalizzata con decreto dello stesso Napoleone nel maggio del 1806,dette il via alla riforma delle strutture burocratiche dell'amministrazione ripartendo il governo in Ministeri che spiccavano per centralità politica ed efficienza tecnica.
Tra le altre innovazioni quelle contenute nel libro I titolo 2 del Codice Napoleonico e nel Real Decreto del 29 Ottobre 1808 con le quali veniva fatto obbligo di registrare le nascite, matrimoni e morti di tutti i residenti e non di una città.
In quasi duecento anni la normativa in questione è cambiata molto poco rispetto ad altre importanti leggi (si pensi a quelle che regolano la quiescenza o pensione che dir si voglia) e le ultime modifiche sono state apportate con il D.P.R. 445 del 2000.
Questa riflessione estemporanea nasce dalle recenti "polemiche" sul luogo di nascita del Super Campione barlettano, l'indimenticato ed indimenticabile Pietro Paolo Mennea.
Alcuni si sono occupati, tra i tanti argomenti, delle "metamorfosi" dei dati contenuti negli atti di stato civile in maniera completa e puntuale ma qualcosa, non proprio trascurabile, è sfuggita, vuoi per l'intricatissima "selva" di leggi che regola lo stato civile e vuoi per la non abitudine a rapportarsi con documenti che hanno un secolo e più di vita.
Innanzi tutto facciamo chiarezza su un dato certo che può essere utile per i ricercatori o gli studiosi, la così detta comunicazione di servizio. Gli atti di stato civile dell'ex provincia di Bari che comprendeva, ovviamente, anche le città della BAT, ormai da una quarantina di anni, sono depositati presso la Sezione di Archivio di Stato di Trani mentre, la terza copia degli atti di stato civile facente parte dell'archivio storico del comune di Barletta, viene conservata dalla Sezione di Archivio di Stato di Barletta.
Altro punto da chiarire e forse il più fondamentale, è: quanto hanno di ufficiale i dati contenuti dagli atti? Per la legge è chiara ed inderogabile la norma che prevede l'ufficialità di tutti i dati riferiti esclusivamente a quello registrato sull'atto di nascita redatto dall'ufficiale d'anagrafe il quale, potrebbe anche sbagliare nella registrazione del nome o del cognome, della data di nascita, della professione, del luogo della nascita ma, purtroppo, quell' "errore" assume, a tutti gli effetti di legge, la veste di ufficialità. Né si può fare obiezione, affermando che "Ricordo personalmente che…". Niente di più sbagliato e fuorviante.
Potrei accettare, da persona democratica e quindi aperta ad ogni giusta osservazione la tesi del "ricordo che", ma subito ci salta agli occhi un altro errore (o orrore ?) storico; vi dice niente il nome di don Peppuccio Damato?
E si, il religioso e storico barlettano che ha raccontato il periodo delle due guerre ed è stato artefice della rivalutazione della Disfida di Barletta il quale firmava D'Amato. Dopo un rapido controllo degli atti di nascita e al n.1641 del 1886 risulta che il giorno 8 del mese di dicembre "nasce DAMATO (senza apostrofo) Giuseppe figlio di Giovanni e di Francabandiera Maria ".
A questo punto (facendo il verso al mitico Lubrano) sorge spontanea la domanda: "Visto che per il Loffredo si è scelto (sbagliando) di intitolare la biblioteca comunale riportando il nome Sabino, dato che così si firmava, perché nell'intitolare a Don Peppuccio la piazzetta prospiciente il Monte di Pietà, il Comune ha optato per il cognome risultante dagli atti di nascita e cioè Damato senza apostrofo?
In base a questi innegabili fatti viene dal profondo di me stesso chiedermi se non sia possibile, a dispetto delle leggi che regolano la materia, mutare i dati contenuti in un atto ufficiale.
Da quanto esposto, parrebbe proprio di si ma, per un'archivista, non potevano passare sotto silenzio tante inesattezze così acclarate che non si contrappongono a personalissime opinioni bensì alla storia, polverosa, ma pur sempre storia incontrovertibile.
Il dilemma di cui ci stiamo occupando, poi non così tanto irrisolvibile, riguarda il luogo (fisico) o meglio, la via e il numero civico dove è venuto al mondo il Grandissimo Barlettano, Pietro Paolo Mennea. Forse sarà stato un misunderstand o fraintendimento, come preferite, ma parafrasando un passo del Vangelo, potrei dire "chi ha occhi per vedere intenda", infatti nell'atto di nascita, n.1031, di Mennea si legge "L'anno millenovecentocinquantadue addì primo del mese di luglio alle ore dieci e minuti dieci nella Casa comunale … è comparso Mennea Salvatore di Giuseppe di anni ventinove, sarto… e mi ha dichiarato quanto segue: il giorno ventotto del mese di giugno dell'anno millenovecentocinquantadue alle ore ventidue nella casa posta in via Porta Reale n. 20 da Misuriello Vincenza di anni ventiquattro, casalinga, moglie di esso dichiarante, è nato un bambino di sesso maschile…al quale dà i nomi di Pietro Paolo ".
Tutto chiaro? Bene, abbiamo appurato in maniera inequivocabile che Pietro Paolo Mennea è nato in via "Porta Reale n. 20". Tutto il resto è interpretazione di volontà che purtroppo non conta per la legge.
Concludo con un invito… gli archivi sono lì per i motivi dei quali discutiamo. Saremo sempre lieti di accogliere tutti coloro che vorranno sapere come "effettivamente" sono andate le cose. Vi aspettiamo!».
Michele GRIMALDI
Direttore Archivio di Stato Bari Barletta Trani