Teatro Curci particolare
Teatro Curci particolare
Cara Barletta ti scrivo

"Disfida Opera Viva", recensione dell'opera teatrale

A cura del giornalista Nino Vinella

Riceviamo e pubblichiamo una recensione a firma del giornalista Nino Vinella sull'opera teatrale "Disfida Opera Viva". «Doverosa la recensione su "Disfida Opera Viva" dopo aver assistito all'ultima delle tre rappresentazioni nel Curci di quel lavoro teatrale commissionato su misura.

Apparso fin dalle prime battute come necessario concentrato non tanto di storia quanto di sentimenti e di orgoglio localistico ma pur sempre nazional-popolare, il copione riflette l'impostazione volutamente teatralizzata come saga tramandata di bocca in bocca. Affidata, nello specifico, alla figura del nonno in bretelle che la racconta (a modo suo e come mostrato agli spettatori) ad uno scafato nipotino dal nome Ruggiero (guarda un pò) dei tempi nostri.

CON LE LUMINARIE DA FESTA PATRONALE aggiunte ad effetto tutto paesano come naturale conclusione nel gran finale dopo un'ora e mezza abbondante a sipario sempre aperto con allestimento minimal, trasparenze di veli e tubi Innocenti, il risultato ottenuto è una sceneggiatura che - fra luoghi comuni mai abbastanza smentiti (nemmeno qui da noi) e rimescolamento umorale delle carte pseudostoriche - trascina inevitabilmente così gli spettatori all'ovazione da stadio,all'applauso che se non lo fai il vicino ti guarda male.

Proprio quando, con un ruffiano oplà scritto a bella posta, si fa gridare al protagonista principale Ettore Fieramosca la parola magica "Italia" o con altrettanta enfasi quell'altra con l'accento sulla a: "Libertà". Compresa la figura di un vescovo che invoca alla pace universale basata su presupposti filosofico-culturali nonché religiosi oggi chiari grazie a Papa Francesco ma che, alle soglie del Cinquecento, erano del tutto esclusi dal Papa di quei tempi con relativo Stato Pontificio alle prese con le relative acrobazie diplomatiche.

SCATTO D'ORGOGLIO quello del pubblico barlettano, mediamente parlando, ogniqualvolta gli tocchi l'italianità della Disfida come fatto ricollegabile al Risorgimento ed all'Unità nazionale. E, ancora meglio, quando contrapponi – negli stereotipi consolidati anche dalla retorica sovranista maturati durante il Fascismo - questi stessi concetti allo straniero che opprime, offende, deride, insulta.

Che, nel caso specifico, diventano i Francesi: presi a pernacchie da platea e loggione di un Curci strapieno. Dimenticandosi, purtroppo, come Massimo d'Azeglio (eternato dalla statua eretta a pochi passi in via Consalvo da Cordova) abbia scritto il suo romanzo - a cui abbondanteme si attinge – per esaltare lo spirito unitario dei compatrioti che, quando messi alla prova, sanno dare il meglio di se stessi. Proprio come fa, spesso, anche la Nazionale di calcio. E dunque non per oltraggiare Francesi e Francia, a cui la casa reale Savoia doveva molto, sia per gli aiuti militari e sia per quella politica estera di metà Ottocento che fra Guerre d'Indipendenza e dintorni avrebbe portato al Regno d'Italia…

E LA SIAE come ultimissima considerazione tecnica-pratica. Se questa "Disfida Opera Viva" ha costituito, come affermato più e più volte dagli autori, un (riuscito?) esperimento di "teatro di produzione" con l'impiego di denari pubblici giunti da enti vari e risorse umane locali ma con testi e musiche del tutto originali, la domanda sorge spontanea: "chi" depositando testi e musiche originali alla Siae, ne sfrutterà i diritti d'autore laddove e quando questa rappresentazione dovesse andare in giro per luoghi di spettacolo? Ai posteri l'ardua sentenza…»
  • Disfida di Barletta
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