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Cara Barletta ti scrivo

A Barletta emergenza Covid: "San Marco" in prima linea

C'è un legame forte e antico fra Barletta ed il San Marco

Nella foto (collezione Claudio Parodi, per gentile concessione) Luigi Fiorella attorniato dai commilitoni a bordo della Vittorio Veneto in occasione della cerimonia per la consegna delle Croci al Valor Militare da parte del Ministro della Difesa, alla memoria del FCM.BSM Filippo Montesi e al FCM.BSM Fiorella e FCM.BSM Salvatore Conciatori. Festa della Marina Militare 10 Giugno 1985.

«La Marina Militare è presente da lunedì a Barletta con un'aliquota di personale e mezzi.

Da Brindisi Report: sono impegnati anche i militari del 1° Reggimento della brigata Marina "San Marco", con sede a , Brindisi, nell'allestimento di un ospedale da campo a pochi passi dall'ingresso del pronto soccorso di Barletta, nella provincia Bat. La Marina Militare è presente, infatti, da ieri, lunedì 16 novembre, con una piccola aliquota di personale e mezzi alla quale si è aggiunto oggi (17 novembre) il resto del personale, con mezzi e materiali.

Ancora una volta, il San Marco è chiamato ad intervenire in supporto alla popolazione civile ed in questo caso specifico, in supporto alla regione Puglia in questa difficile battaglia contro il Covid. Da poche ore sono a lavoro, davanti al nosocomio "Dimiccoli" della città della Disfida, le forze di Marina Militare, Esercito Italiano e volontari della Croce Rossa e Protezione Civile regionale, per allestire 40 posti letto di terapia intensiva e sub intensiva che allegerirannno il carico sugli ospedali.

Si tratta del primo ospedale da campo allestito in Puglia, al quale, in caso di necessità, potrebbe aggiungersene un secondo all'interno della Fiera del Levante. La Brigata San Marco non è nuova a questo tipo di missione, contribuendo in modo umano e professionale a portare aiuti in tutto il mondo. L'ultima in ordine di tempo risale allo scorso 18 agosto, quando Nave San Giusto raggiunse Beirut con un carico di medicinali e viveri per aiutare la popolazione, duramente colpita da un'esplosione nel porto. Mentre ad aprile contribuirono ad allestire un ospedale da campo a Iesi, provincia di Ancona.

C'è un legame ancora più forte e più antico fra Barletta ed il San Marco. Legame che vi racconto...

Vent'anni, l'uniforme del Reggimento San Marco, l'entusiasmo di servire la Patria in una missione di pace.

Libano: una raffica, un colpo di granata, una scheggia nella spina dorsale, le gambe paralizzate, l'oblìo. Prima il dolore: provateci voi a vivere il resto della vita su di una sedia a rotelle.

Poi la rabbia, mista ad umana rassegnazione: di chi si è sentito abbandonato, deluso e dimenticato in tutti questi anni proprio dalla sua città.

Metteteci alla fine il vuoto di memoria di quella Barletta delle istituzioni e del Palazzo che non se n'è mai ricordata.

Pare nemmeno stavolta, in occasione del IV novembre 2014, a distanza di trentun anni da quando accadde il tragico episodio che gli ha cambiato l'esistenza.

C'è tutto, ed anche di più, nella storia dimenticata di Gino Fiorella, marò del Battaglione San Marco, in Libano con la "Folgore" sotto il comando del generale Franco Angioni a capo dell'Italcon. Una brutta storia, una ferita che non si è rimarginata del tutto a distanza di tanti anni.

L'EPISODIO - Beirut, martedì 15 marzo 1983, ore 22.10 di una serata che doveva essere di svago per il contingente italiano che sta presidiando il suo settore nella capitale libanese fra le opposte milizie locali.

Sabra e Chatila, ma ce li ricordiamo ancora quei massacri? E' lo scenario in cui può essere consentita anche qualche ora di apparente svago per i nostri soldati: nella capitale libanese è di scena sotto un tendone da circo la compagnia teatrale di Walter Chiari e Ivana Monti.

E di colpo l'agguato mortale. A meno di un chilometro avviene un attentato ad una nostra pattuglia con lancio di bombe: Filippo Montesi, militare di leva nel San Marco, è colpito a morte.

Tre suoi compagni rimangono a terra, tutti gravemente feriti. Fra questi il barlettano Gino Fiorella, classe 1963. Da qui comincia la sua odissea nel buio di un tunnel al cui termine forse ci può essere ancora la speranza di una luce estrema.

IL SILENZIO DELLA CITTA' - Gino si racconta con difficoltà, da dietro i suoi occhialoni a specchio: si capisce che non ci riesce a riaprire l'album dei ricordi senza sentirsi male dentro.

Si sfoga in una chiacchierata col sottoscritto nei giardini pubblici, in compagnia dell'inseparabile fratello che lo aiuta. Come lo hanno aiutato gli amici della comitiva, come gli sta vicino la famiglia, i parenti: insomma tutti, meno che i cosiddetti rappresentanti delle istituzioni.

Ironicamente: "Alla fine mi sono convinto che era meglio il mio silenzio, dice Gino, un silenzio uguale a quello dei politici o degli amministratori. E poi, che avrei dovuto raccontare? Chi mi conosce bene sa che ho sempre fatto forza su me stesso e basta". Il silenzio di un innocente tradito dall'alzeimer di una storia dimenticata.

Parole amare. Lo contattai perché la Rai voleva invitarlo nel 2006 in una trasmissione diretta tv come testimone di quella operazione "Libano 2" col generale Angioni del 1982. Dopo parecchie schermaglie e consulti in famiglia e con amici, Gino declinò ovviamente l'invito: ma senza acrimonia o per dispetto.

Solo perché "non voleva fare assolutamente notizia", queste le sue parole.

Il frutto del suo sacrificio personale, suo come di altri ragazzi in divisa, fu l'aumentato rispetto del nostro Paese in campo umanitario internazionale e che la missione dell'Italia in Libano, come tutte le altre susseguitesi fino ad oggi, si concluse con la donazione di un intero ospedale da campo ai palestinesi…

Quella Barletta col gonfalone dalle due medaglie al merito civile ed al valor militare, la Barletta che continua a ricordare gli altri "eroi" della sua storia militare passata e più recente, i morti del settembre 1943 ad esempio, può mai continuare a dimenticare ancora chi, con tanta sofferenza ed altrettanta sobrietà, ha fatto del suo coraggio di vivere su di una sedia a rotelle il suo stile di vita?».

Nino Vinella
  • Storia
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