Politica
Ventola risponde al ministro Patroni Griffi
«Il nostro territorio non tornerà mai ad essere la periferia di Bari o Foggia». «Affermare che la Bat sia un pasticcio, solo perché composto da tre capoluoghi, credo sia troppo»
Barletta - sabato 22 settembre 2012
«Mi piacerebbe ospitarlo dalle nostre parti: potrà così rendersi conto di persona se questo territorio merita una sua autodeterminazione o, come qualcuno ritiene, debba continuare ad essere declassato a periferia della nostra regione». Così il presidente della provincia di Barletta-Andria-Trani, Francesco Ventola, risponde all'articolo apparso ieri sulle colonne de "La Gazzetta del Mezzogiorno", in cui vengono riportate alcune dichiarazioni del ministro per la Pubblica Amministrazione e Semplificazione, tra le quali Filippo Patroni Griffi ha affermato che: «La Bat è un pasticcio, tre capoluoghi sono una pazzia». «Comincio col dire - spiega Ventola - che sono in totale sintonia con il ministro nel momento in cui afferma che una Provincia con tre capoluoghi non faccia che alimentare guerre di campanile tra le città. Ho sempre considerato un errore fatale far nascere una Provincia a tre teste. Di questo errore grossolano, tuttavia, bisognerebbe chiedere conto a chi, nel 2004, ha scritto e voluto la Legge Istitutiva della nostra Provincia, ed a chi l'ha votata in Parlamento. Tutto ciò non toglie, però, che questo territorio, che conta circa 400mila abitanti, non meritasse, al di là della forma, una sua autodeterminazione con il riconoscimento di ente intermedio, per il quale si è lottato per oltre cento anni».
«I circa 44 milioni di euro annui che la Provincia conta nel suo bilancio annuale non sono altro che le stesse risorse che prima venivano stanziate per le Province madri di Bari e Foggia. Se non fossimo mai esistiti, quei soldi sarebbero stati comunque utilizzati; per cui la nascita della Bat non ha comportato alcun costo aggiuntivo - ha affermato Ventola - Prima Bari e Foggia trascuravano del tutto le nostre dieci città, oggi la nostra Provincia li utilizza per rimettere a posto le scuole e le strade di propria competenza, che in soli tre anni vantano già una serie di interventi mai realizzati per decenni. Quanto ai 122 milioni di investimenti, occorre precisare che gli stessi rinvengono al 90% da finanziamenti regionali e statali, attraverso i quali abbiamo completato o ci accingiamo a realizzare una lunga serie di opere pubbliche (strade e scuole). Ancora, la nostra Provincia è quella con il grado di tassazione dei cittadini più bassa di tutta la Regione, ma evidentemente anche questo dato sfugge ai più. Se qualcuno ritiene che città del calibro di Barletta, Andria, Trani o Bisceglie debbano tornare ad essere la periferia di Bari piuttosto che di Foggia, può tranquillamente scordarselo! Lo sono state per anni ed hanno abbondantemente capito cosa significhi. Non scopro certamente l'acqua calda nel dire che i nostri amici baresi in forza alla Regione Puglia non abbiano mai accettato di buon grado la nascita della nostra Provincia, ma di qui ad affermare che il nostre ente sia un pasticcio, solo perché composto da tre capoluoghi, credo sia troppo».
«Non si può svendere un territorio solo perché la legge è sbagliata. A questo punto si cambi la legge e si individui un solo capoluogo. Da parte nostra c'è totale apertura e completa disponibilità. Vogliamo solo che questo territorio sia legittimamente riconosciuto, che ai nostri cittadini vengano garantiti servizi e che non siano ancora una volta considerati l'agnello sacrificale della nostra Regione. E' già accaduto nel campo della Sanità, dove, sebbene la nostra Asl abbia i conti più in ordine dell'intera Regione, sono stati chiusi due ospedali, altrettanti lo saranno a breve e l'indice dei posti letto è clamorosamente più basso di tutte le altre Province pugliesi. Gli amici baresi che "contano" in Regione non possono non tener conto di un territorio composto da 400mila abitanti che ha abbondantemente rivendicato, negli anni, la propria autonomia: capiamo che tutto questo dia fastidio ad una Regione "baricentrica", ma è la sacrosanta realtà. Per cui, sia chiaro: potranno anche chiuderci la Provincia, ma il nostro territorio non tornerà mai ad essere la periferia di Bari o Foggia».
«Perché prima di abolire enti come le Province, che erogano servizi ai cittadini e sono rappresentate da figure istituzionali democraticamente elette - conclude Ventola - non si è pensato di abolire gli oltre 8mila enti inutili (tra consorzi, società partecipate o organismi intermedi), i cui componenti dei Consigli di Amministrazione percepiscono fiori di quattrini di soldi pubblici e sono rigorosamente nominati? Trasferendo le loro competenze alle Province, ad esempio, si sarebbero risparmiati tanti di quei milioni che i cittadini ancora oggi pagano di tasca propria per mantenere molto spesso gli "amici degli amici" o i "trombati dalla politica"».
«I circa 44 milioni di euro annui che la Provincia conta nel suo bilancio annuale non sono altro che le stesse risorse che prima venivano stanziate per le Province madri di Bari e Foggia. Se non fossimo mai esistiti, quei soldi sarebbero stati comunque utilizzati; per cui la nascita della Bat non ha comportato alcun costo aggiuntivo - ha affermato Ventola - Prima Bari e Foggia trascuravano del tutto le nostre dieci città, oggi la nostra Provincia li utilizza per rimettere a posto le scuole e le strade di propria competenza, che in soli tre anni vantano già una serie di interventi mai realizzati per decenni. Quanto ai 122 milioni di investimenti, occorre precisare che gli stessi rinvengono al 90% da finanziamenti regionali e statali, attraverso i quali abbiamo completato o ci accingiamo a realizzare una lunga serie di opere pubbliche (strade e scuole). Ancora, la nostra Provincia è quella con il grado di tassazione dei cittadini più bassa di tutta la Regione, ma evidentemente anche questo dato sfugge ai più. Se qualcuno ritiene che città del calibro di Barletta, Andria, Trani o Bisceglie debbano tornare ad essere la periferia di Bari piuttosto che di Foggia, può tranquillamente scordarselo! Lo sono state per anni ed hanno abbondantemente capito cosa significhi. Non scopro certamente l'acqua calda nel dire che i nostri amici baresi in forza alla Regione Puglia non abbiano mai accettato di buon grado la nascita della nostra Provincia, ma di qui ad affermare che il nostre ente sia un pasticcio, solo perché composto da tre capoluoghi, credo sia troppo».
«Non si può svendere un territorio solo perché la legge è sbagliata. A questo punto si cambi la legge e si individui un solo capoluogo. Da parte nostra c'è totale apertura e completa disponibilità. Vogliamo solo che questo territorio sia legittimamente riconosciuto, che ai nostri cittadini vengano garantiti servizi e che non siano ancora una volta considerati l'agnello sacrificale della nostra Regione. E' già accaduto nel campo della Sanità, dove, sebbene la nostra Asl abbia i conti più in ordine dell'intera Regione, sono stati chiusi due ospedali, altrettanti lo saranno a breve e l'indice dei posti letto è clamorosamente più basso di tutte le altre Province pugliesi. Gli amici baresi che "contano" in Regione non possono non tener conto di un territorio composto da 400mila abitanti che ha abbondantemente rivendicato, negli anni, la propria autonomia: capiamo che tutto questo dia fastidio ad una Regione "baricentrica", ma è la sacrosanta realtà. Per cui, sia chiaro: potranno anche chiuderci la Provincia, ma il nostro territorio non tornerà mai ad essere la periferia di Bari o Foggia».
«Perché prima di abolire enti come le Province, che erogano servizi ai cittadini e sono rappresentate da figure istituzionali democraticamente elette - conclude Ventola - non si è pensato di abolire gli oltre 8mila enti inutili (tra consorzi, società partecipate o organismi intermedi), i cui componenti dei Consigli di Amministrazione percepiscono fiori di quattrini di soldi pubblici e sono rigorosamente nominati? Trasferendo le loro competenze alle Province, ad esempio, si sarebbero risparmiati tanti di quei milioni che i cittadini ancora oggi pagano di tasca propria per mantenere molto spesso gli "amici degli amici" o i "trombati dalla politica"».