La città
Un giornale svizzero parla del barlettano Mario Corvasce
«Un giornalista in borghese mi ha chiesto una spuntatina ai capelli. Pochi giorni dopo la splendida recensione»
Barletta - lunedì 26 marzo 2018
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La storia di Mario Corvasce è il presente dei giovani italiani, costretti a lasciare la propria terra in cerca di risposte. Si tratta di un racconto a lieto fine, perché il nostro concittadino è riuscito a realizzare il sogno di una vita: aprire un suo salone. Ha passione e coraggio da vendere, tanto da decidere sette anni fa di trasferirsi in Lausanne, Svizzera. Un giornalista in borghese si è presentato alla porta chiedendo di dare una leggera spuntatina ai capelli. Pochi giorni dopo, ecco la splendida recensione sul noto giornale svizzero. Ma lasciamo che sia Mario a raccontare la sua storia.
A quanti anni hai preso in mano forbici e rasoio? Cosa ti ha colpito di questo mondo?
«Prima di prendere forbici e rasoio ho dovuto per lungo tempo spazzare e osservare, d'altronde avevo solo 13 anni e mezzo. Ero stato stregato dalla creatività ed eccentricità di questo mondo. Qualche anno dopo ho conosciuto Carmine Cortellino al quale sarò sempre grato non solo per avermi formato ma soprattutto per avermi infuso amore e rispetto per questa splendida professione».
Come te, tanti sono i ragazzi che lasciano famiglia e amici per cercare fortuna altrove. Ti sei mai pentito della scelta?
«Io volevo restare perché nel mio sogno c'era la mia famiglia e la mia città. In realtà sembrava avessi imboccato la strada giusta quando ho aperto il mio secondo salone, ma era solo un'illusione. Distrutto e amareggiato, è cominciata la ricerca, quella che stanca e ti delude quasi sempre. Inaspettata è stata la chiamata dalla Svizzera, anche se le valige erano pronte da mesi. La solitudine iniziale è stata difficile da digerire, come del resto la lingua. Ma pian piano, da buon pugliese, ho costruito numerose amicizie. Anche se le mie radici restano a Barletta, qui ho conosciuto mia moglie che mi ha fatto dono di una bellissima bambina».
Dopo tanta fatica finalmente hai un'attività tutta tua e un famoso giornale del luogo ha recensito il tuo salone. Raccontaci come è andata.
«Dopo tanti sacrifici io e il mio collega napoletano abbiamo raggiunto il successo tanto atteso. Non si può negare, il barbiere italiano ha una marcia in più: l'empatia. I clienti restano affascinati dal nostro modo di fare scherzoso; e poi si sa, la Svizzera non è di certo famosa per essere calorosa. Esperienza e passione hanno ripagato i nostri sforzi e qualcuno lo ha notato. Qualche mese fa, un uomo distinto mi ha richiesto una spuntatina ai capelli, non avevo idea che fosse un giornalista. Lo ha confessato solo mentre andava via. Pochi giorni dopo è apparsa una brillante recensione all'interno di una rivista che promuove le attività di successo. Un grande orgoglio per me e per la mia famiglia».
Adesso Mario è felice. Ha costruito mattone dopo mattone il suo sogno, anche se non qui, non a Barletta. È stato costretto a portare la sua professionalità lontano dai nostri confini. Noi siamo orgogliosi della sua vittoria e non possiamo che auguragli una splendida carriera.
A quanti anni hai preso in mano forbici e rasoio? Cosa ti ha colpito di questo mondo?
«Prima di prendere forbici e rasoio ho dovuto per lungo tempo spazzare e osservare, d'altronde avevo solo 13 anni e mezzo. Ero stato stregato dalla creatività ed eccentricità di questo mondo. Qualche anno dopo ho conosciuto Carmine Cortellino al quale sarò sempre grato non solo per avermi formato ma soprattutto per avermi infuso amore e rispetto per questa splendida professione».
Come te, tanti sono i ragazzi che lasciano famiglia e amici per cercare fortuna altrove. Ti sei mai pentito della scelta?
«Io volevo restare perché nel mio sogno c'era la mia famiglia e la mia città. In realtà sembrava avessi imboccato la strada giusta quando ho aperto il mio secondo salone, ma era solo un'illusione. Distrutto e amareggiato, è cominciata la ricerca, quella che stanca e ti delude quasi sempre. Inaspettata è stata la chiamata dalla Svizzera, anche se le valige erano pronte da mesi. La solitudine iniziale è stata difficile da digerire, come del resto la lingua. Ma pian piano, da buon pugliese, ho costruito numerose amicizie. Anche se le mie radici restano a Barletta, qui ho conosciuto mia moglie che mi ha fatto dono di una bellissima bambina».
Dopo tanta fatica finalmente hai un'attività tutta tua e un famoso giornale del luogo ha recensito il tuo salone. Raccontaci come è andata.
«Dopo tanti sacrifici io e il mio collega napoletano abbiamo raggiunto il successo tanto atteso. Non si può negare, il barbiere italiano ha una marcia in più: l'empatia. I clienti restano affascinati dal nostro modo di fare scherzoso; e poi si sa, la Svizzera non è di certo famosa per essere calorosa. Esperienza e passione hanno ripagato i nostri sforzi e qualcuno lo ha notato. Qualche mese fa, un uomo distinto mi ha richiesto una spuntatina ai capelli, non avevo idea che fosse un giornalista. Lo ha confessato solo mentre andava via. Pochi giorni dopo è apparsa una brillante recensione all'interno di una rivista che promuove le attività di successo. Un grande orgoglio per me e per la mia famiglia».
Adesso Mario è felice. Ha costruito mattone dopo mattone il suo sogno, anche se non qui, non a Barletta. È stato costretto a portare la sua professionalità lontano dai nostri confini. Noi siamo orgogliosi della sua vittoria e non possiamo che auguragli una splendida carriera.