Eventi
Un'artista barlettana che espatria per realizzare i propri progetti
La ballerina e attrice Olga Mascolo, vincitrice del bando “Principi Attivi” 2010. «Barletta è una città in espansione ma non è dotata di infrastrutture adeguate alla sua crescita»
Barletta - sabato 16 giugno 2012
Olga Mascolo nasce a Barletta nel 1985, da piccolissima coltiva l'arte della danza e da adolescente comincia ad avvicinarsi al teatro, a partire dalla preziosa esperienza liceale del laboratorio teatrale che a quei tempi il liceo classico "Alfredo Casardi" di Barletta organizzava ogni anno. Ma se fino ai 18 anni la sua vita e le sue passioni si svolgono nella sua città natale, è stata Roma a permettere ad Olga si crescere artisticamente ed sono stati soprattutto i teatri e le strade della capitale a godere della sua vena artistica. Oggi lei però è qui, in Puglia e a Barletta. È tornata dopo otto anni a vivere nella sua città, dopo essersi laureata a "La Sapienza" in Lettere e Filosofia, e ha tutta la grinta e la voglia di diventare una professionista del suo settore proprio qui, dove sembra ancora molto difficile poter vivere di arte. Nel 2010 insieme ad altre tre artiste riesce ad ottenere un finanziamento dalla nostra regione per la realizzazione di un progetto di cui però Barletta non ne sta vedendo i frutti.
In occasione dell'inchiesta che Barlettalife sta conducendo fra i giovani della città per conoscere i loro progetti di lavoro e di vita, abbiamo deciso di incontrarla e ripercorre con lei il suo percorso, da quando ha lasciato Barletta fino al suo ritorno:
Perché hai deciso di studiare a Roma?
«Dopo il liceo avevo l'esigenza di conoscere altre realtà culturali, ero molto interessata a vedere cosa c'era intorno a me oltre Barletta e oltre la Puglia. Le mie passioni erano già dall'ora la danza e il teatro e per seguirle, già durante gli anni del liceo, frequentavo Bari per seguire le lezioni e i corsi di una danzatrice, quindi avevo già avuto la possibilità di frequentare alcuni dei centri culturali più attivi della città … e avendone conosciuto già le dinamiche ho deciso che dopo il liceo avrei esplorato la realtà italiana, non prettamente quella pugliese. Oltre ad essermi laureata, a Roma ho partecipato a diversi corsi di danza e teatro, tra cui voglio ricordare un corso di alta formazione in "Tecniche dell'attore e della commedia dell'arte" (un lavoro di studio e ricerca durato tre anni), finanziato dal Ministero dei Beni Culturali, l'università La Sapienza e dal Cento Teatro Ateneo di Roma. Inoltre ho partecipato a gruppi di lavoro autogestiti per la produzione di spettacoli o di organizzazione di rassegne teatrali e di festival».
Perché hai lasciato Roma per tornare a Barletta?
«Roma è una città ricchissima, anzi forse troppo ricca, di proposte ed input, tant'è vero che questo è anche il suo lato negativo, perché spesso appare confusionaria e male organizzata. Roma ti permette di ricercare e di trovare ciò che ti interessa, così come di incontrare chi è alla ricerca come te, solo che adesso credo che non sia quello il posto in cui si può costruire. E poi Barletta è stato sempre il posto in cui cammino, sin da quando ero bambina, e mi immagino tutte le cose che si possono fare (per strada, al chiuso, nelle zone più e meno frequentate, etc.), infatti durante il periodo romani ogni volta che tornavo a Barletta scrivevo un progetto. Barletta è un territorio fertile non ancora utilizzato! Ha ancora degli aspetti vergini su cui si può lavorare ed io ho tante proposte da fare! Anche se, prima di realizzare, devo rientrare nell'ottica di certe dinamiche barlettane. Nonostante tutto, però, io vedo nella mia città una dinamicità e una vitalità che potrebbero essere sprigionate, che potrebbero esplodere dando vita a qualcosa di importante. Devo riconoscere che Barletta sta già crescendo e la mia idea è quella di dare un ulteriore input. Un'ultima cosa che mi ha portata a tornare in terra natale è stata la considerazione diversa delle distanze rispetto a quando ero una liceale; Roma è uno spazio infinito dai confini estesi all'ennesima potenza, nel quale si perde più tempo a spostarsi da un luogo all'altro piuttosto che a vivere gli spazi. Io credo che qui la mobilità sia più semplice, di conseguenza risulterebbero più semplici gli scambi e la promozione della cultura».
Attualmente stai realizzando progetti in Puglia?
«Sì. Sto lavorando per la realizzazione di un progetto vincitore di Principi Attivi 2010, con la collaborazione di una compagnia di danza e teatro. La nostra idea era quella di riuscire a trovare degli spazi che potessero essere utilizzati dalle compagnie pugliesi per poter fare prove, a prezzi accessibilissimi, in modo da favorire le attività degli artisti e la fruizione dell'amatore della cultura teatrale. Il tutto si sta realizzando a Giovinazzo».
Mi viene in mente l'ex distilleria… Non avete provato a cercare uno spazio qui? Nel 2010 la provincia Barletta–Andria–Trani già esisteva, perché rivolgersi a Bari quindi?
«Noi eravamo certamente interessati a coinvolgere Barletta nel nostro progetto, solo che la gestione degli spazi non l'abbiamo ancora capita! Non sappiamo quali siano questi luoghi che la provincia o il comune ha tra le mani e poi, cosa molto importante, quando si partecipa ad un bando regionale i tempi a disposizione per la presentazione di un progetto sono abbastanza ristretti ed è necessario sapere in anticipo quali sono le risorse che si hanno a disposizione … è naturale, quindi, che se si ottiene la disponibilità di qualcuno o qualcosa nell'immediato non ci si butta in avanscoperta nel nulla, nel buio totale, quali le istituzioni barlettane che noi non abbiamo preso minimamente in considerazione per non perderci in inutili trafile burocratiche. A Giovinazzo ci sono molti spazi che hanno semplicemente bisogno di essere finanziati per poter essere valorizzati e noi abbiamo deciso di optare per una politica di associazionismo con altre organizzazioni artistiche presenti nel territorio».
Qual è il potenziale di Barletta? E quale il suo limite?
«Sono così innamorata di Barletta che, a parte i suoi limiti, quando viene nominata nella mia mente scorrono tanti bei ricordi … come quello di quando ero adolescente e mi allenavo sul marmo del liceo classico, cosa che per molti sembrava essere una pratica da barboni, ma che per me ha significato la mia prima esperienza di palestra all'aperto dove ho potuto imparare delle pratiche circensi con le quali ora riesco a lavorare, nel senso che per certe esibizioni mi pagano! Questa è una cosa che ci tengo a sottolineare, perché credo che molto spesso il limite di Barletta sia il giudizio delle persone. Inoltre noto che Barletta è una città in espansione ma che nello stesso tempo non è dotata di infrastrutture adeguate alla sua crescita! Ad esempio, abbiamo una biblioteca che non può essere più considerata tale e, per dirne una, mi è successo ultimamente di cercare un libro a tiratura limitata (di cui ce ne sono al massimo cinque copie in tutta Italia e una di queste dovrebbe trovarsi a Barletta) e di non trovarlo! Nel senso che nessuno sapeva che fine avesse fatto! Un'altra critica alla biblioteca sarebbe quella dell'inesistenza di un catalogo online … già cinque anni addietro ho chiesto ai bibliotecari il perché non ci fosse e loro, anziché rispondermi che un catalogo online sarebbe stata una buona idea, mi hanno guardata come se cadessi dal cielo, come se la mia fosse una proposta assurda! E questo è davvero inconcepibile nel 2012! E secondo me, visto che si costruisce cosi tanto a Barletta è bene che qualche costruttore abbia la coscienza di proporre la costruzione di infrastrutture decenti! Quanto dobbiamo aspettare per avere una biblioteca più grande, adatta ai disabili, aperta sempre? Perché invece di costruire centri commerciali non costruiamo centri culturali? Il discorso è riuscire a fare le cose con criterio, certo così ci vuole più tempo … ma noi di tempo ne abbiamo abbastanza visto che per avere un ospedale sono trascorsi dieci anni! La mia proposta è quella di creare un centro, ad esempio nell'ex distilleria, in cui costruire un centro culturale nel quale ci siano un teatro, una sala prove, una biblioteca, un posto dove i ragazzi possano semplicemente andare a studiare (sale lettura) e un luogo dove poter rilassarsi anche, magari giocando a bocce o leggendo un libro. Tutto questo non è utopia, in altre parti del mondo tutto questo esiste. E poi c'è il mare! C'è gente che ci invidia per il lungomare che abbiamo! Io non capisco perché le piste ciclabili sono sul marciapiede e ridicolmente tra le panchine e l'accesso alla spiaggia! O ancora: non ci sono aree di pic – nic, zone di ristoro, una pineta. Una spiaggia senza una pineta è come dire facciamo il turismo ma facciamolo a Trani! Piuttosto in una proporzione di uno ad uno si costruisca un campeggio per ogni palazzo che viene innalzato di fronte al mare. Io chiedo ai costruttori e al comune di Barletta di porre fine al processo di cementificazione che hanno messo in atto da troppi anni, a favore della realizzazione di spazi verdi che abbellirebbero la nostra città, farebbero respirare meglio i nostri polmoni e rappresenterebbero un attrattiva per i turisti. Infine vorrei dire che è vero, manca il lavoro … ma mi sa che ci manca guardare agli investimenti in lunga prospettiva».
[Serena Lacerenza]
In occasione dell'inchiesta che Barlettalife sta conducendo fra i giovani della città per conoscere i loro progetti di lavoro e di vita, abbiamo deciso di incontrarla e ripercorre con lei il suo percorso, da quando ha lasciato Barletta fino al suo ritorno:
Perché hai deciso di studiare a Roma?
«Dopo il liceo avevo l'esigenza di conoscere altre realtà culturali, ero molto interessata a vedere cosa c'era intorno a me oltre Barletta e oltre la Puglia. Le mie passioni erano già dall'ora la danza e il teatro e per seguirle, già durante gli anni del liceo, frequentavo Bari per seguire le lezioni e i corsi di una danzatrice, quindi avevo già avuto la possibilità di frequentare alcuni dei centri culturali più attivi della città … e avendone conosciuto già le dinamiche ho deciso che dopo il liceo avrei esplorato la realtà italiana, non prettamente quella pugliese. Oltre ad essermi laureata, a Roma ho partecipato a diversi corsi di danza e teatro, tra cui voglio ricordare un corso di alta formazione in "Tecniche dell'attore e della commedia dell'arte" (un lavoro di studio e ricerca durato tre anni), finanziato dal Ministero dei Beni Culturali, l'università La Sapienza e dal Cento Teatro Ateneo di Roma. Inoltre ho partecipato a gruppi di lavoro autogestiti per la produzione di spettacoli o di organizzazione di rassegne teatrali e di festival».
Perché hai lasciato Roma per tornare a Barletta?
«Roma è una città ricchissima, anzi forse troppo ricca, di proposte ed input, tant'è vero che questo è anche il suo lato negativo, perché spesso appare confusionaria e male organizzata. Roma ti permette di ricercare e di trovare ciò che ti interessa, così come di incontrare chi è alla ricerca come te, solo che adesso credo che non sia quello il posto in cui si può costruire. E poi Barletta è stato sempre il posto in cui cammino, sin da quando ero bambina, e mi immagino tutte le cose che si possono fare (per strada, al chiuso, nelle zone più e meno frequentate, etc.), infatti durante il periodo romani ogni volta che tornavo a Barletta scrivevo un progetto. Barletta è un territorio fertile non ancora utilizzato! Ha ancora degli aspetti vergini su cui si può lavorare ed io ho tante proposte da fare! Anche se, prima di realizzare, devo rientrare nell'ottica di certe dinamiche barlettane. Nonostante tutto, però, io vedo nella mia città una dinamicità e una vitalità che potrebbero essere sprigionate, che potrebbero esplodere dando vita a qualcosa di importante. Devo riconoscere che Barletta sta già crescendo e la mia idea è quella di dare un ulteriore input. Un'ultima cosa che mi ha portata a tornare in terra natale è stata la considerazione diversa delle distanze rispetto a quando ero una liceale; Roma è uno spazio infinito dai confini estesi all'ennesima potenza, nel quale si perde più tempo a spostarsi da un luogo all'altro piuttosto che a vivere gli spazi. Io credo che qui la mobilità sia più semplice, di conseguenza risulterebbero più semplici gli scambi e la promozione della cultura».
Attualmente stai realizzando progetti in Puglia?
«Sì. Sto lavorando per la realizzazione di un progetto vincitore di Principi Attivi 2010, con la collaborazione di una compagnia di danza e teatro. La nostra idea era quella di riuscire a trovare degli spazi che potessero essere utilizzati dalle compagnie pugliesi per poter fare prove, a prezzi accessibilissimi, in modo da favorire le attività degli artisti e la fruizione dell'amatore della cultura teatrale. Il tutto si sta realizzando a Giovinazzo».
Mi viene in mente l'ex distilleria… Non avete provato a cercare uno spazio qui? Nel 2010 la provincia Barletta–Andria–Trani già esisteva, perché rivolgersi a Bari quindi?
«Noi eravamo certamente interessati a coinvolgere Barletta nel nostro progetto, solo che la gestione degli spazi non l'abbiamo ancora capita! Non sappiamo quali siano questi luoghi che la provincia o il comune ha tra le mani e poi, cosa molto importante, quando si partecipa ad un bando regionale i tempi a disposizione per la presentazione di un progetto sono abbastanza ristretti ed è necessario sapere in anticipo quali sono le risorse che si hanno a disposizione … è naturale, quindi, che se si ottiene la disponibilità di qualcuno o qualcosa nell'immediato non ci si butta in avanscoperta nel nulla, nel buio totale, quali le istituzioni barlettane che noi non abbiamo preso minimamente in considerazione per non perderci in inutili trafile burocratiche. A Giovinazzo ci sono molti spazi che hanno semplicemente bisogno di essere finanziati per poter essere valorizzati e noi abbiamo deciso di optare per una politica di associazionismo con altre organizzazioni artistiche presenti nel territorio».
Qual è il potenziale di Barletta? E quale il suo limite?
«Sono così innamorata di Barletta che, a parte i suoi limiti, quando viene nominata nella mia mente scorrono tanti bei ricordi … come quello di quando ero adolescente e mi allenavo sul marmo del liceo classico, cosa che per molti sembrava essere una pratica da barboni, ma che per me ha significato la mia prima esperienza di palestra all'aperto dove ho potuto imparare delle pratiche circensi con le quali ora riesco a lavorare, nel senso che per certe esibizioni mi pagano! Questa è una cosa che ci tengo a sottolineare, perché credo che molto spesso il limite di Barletta sia il giudizio delle persone. Inoltre noto che Barletta è una città in espansione ma che nello stesso tempo non è dotata di infrastrutture adeguate alla sua crescita! Ad esempio, abbiamo una biblioteca che non può essere più considerata tale e, per dirne una, mi è successo ultimamente di cercare un libro a tiratura limitata (di cui ce ne sono al massimo cinque copie in tutta Italia e una di queste dovrebbe trovarsi a Barletta) e di non trovarlo! Nel senso che nessuno sapeva che fine avesse fatto! Un'altra critica alla biblioteca sarebbe quella dell'inesistenza di un catalogo online … già cinque anni addietro ho chiesto ai bibliotecari il perché non ci fosse e loro, anziché rispondermi che un catalogo online sarebbe stata una buona idea, mi hanno guardata come se cadessi dal cielo, come se la mia fosse una proposta assurda! E questo è davvero inconcepibile nel 2012! E secondo me, visto che si costruisce cosi tanto a Barletta è bene che qualche costruttore abbia la coscienza di proporre la costruzione di infrastrutture decenti! Quanto dobbiamo aspettare per avere una biblioteca più grande, adatta ai disabili, aperta sempre? Perché invece di costruire centri commerciali non costruiamo centri culturali? Il discorso è riuscire a fare le cose con criterio, certo così ci vuole più tempo … ma noi di tempo ne abbiamo abbastanza visto che per avere un ospedale sono trascorsi dieci anni! La mia proposta è quella di creare un centro, ad esempio nell'ex distilleria, in cui costruire un centro culturale nel quale ci siano un teatro, una sala prove, una biblioteca, un posto dove i ragazzi possano semplicemente andare a studiare (sale lettura) e un luogo dove poter rilassarsi anche, magari giocando a bocce o leggendo un libro. Tutto questo non è utopia, in altre parti del mondo tutto questo esiste. E poi c'è il mare! C'è gente che ci invidia per il lungomare che abbiamo! Io non capisco perché le piste ciclabili sono sul marciapiede e ridicolmente tra le panchine e l'accesso alla spiaggia! O ancora: non ci sono aree di pic – nic, zone di ristoro, una pineta. Una spiaggia senza una pineta è come dire facciamo il turismo ma facciamolo a Trani! Piuttosto in una proporzione di uno ad uno si costruisca un campeggio per ogni palazzo che viene innalzato di fronte al mare. Io chiedo ai costruttori e al comune di Barletta di porre fine al processo di cementificazione che hanno messo in atto da troppi anni, a favore della realizzazione di spazi verdi che abbellirebbero la nostra città, farebbero respirare meglio i nostri polmoni e rappresenterebbero un attrattiva per i turisti. Infine vorrei dire che è vero, manca il lavoro … ma mi sa che ci manca guardare agli investimenti in lunga prospettiva».
[Serena Lacerenza]