Luca Papeo
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La città

Tra fumetto e animazione, la passione di Luca Papeo

Disegnatore barlettano: dopo otto anni, torna a casa e lavora col Giappone

«Il mondo del fumetto non è quello reale, ma è talmente affascinante da volerci entrare dentro». Con una citazione che sembra strappata da qualche albo storico di Alan Moore, si presenta il barlettano Luca Papeo, classe 1975, professione disegnatore, che dopo aver trascorso quattro anni e Torino e altri quattro anni in Val di Susa, ha deciso di tornare nella sua città natia e proseguire il suo lavoro da animatore in via remota, attraverso il web.

Come è iniziata la tua passione per il disegno?
«Disegnavo personaggi dei cartoni animati sin dalla scuola elementare. Quando frequentavo la quarta elementare ho frequentato un corso di disegno qui a Barletta, ma con il passare degli anni ho abbandonato questa passione, per poi riprenderla tra i banchi del liceo negli anni '90, quando in Italia arrivarono i primi manga pubblicati dalla Granata Press e i fumetti americani. Da lì si è riaccesa quella scintilla che per qualche tempo si era sopita: grazie al primo numero a fumetti di "Ken il Guerriero" e alle prima VHS delle serie animate giapponesi, ho iniziato a cimentarmi seriamente nel disegno proprio partendo da quei modelli. Grazie a internet poi ho trovato nuove fonti di apprendimento, soprattutto tramite tutorial».

Qual è stata la tua formazione professionale nel settore?
«Sono sostanzialmente autodidatta. Ho fatto i primi esperimenti di animazione a casa in modo rudimentale con Photoshop; proprio il computer ha permesso a chiunque di fare animazione a casa con uno scanner e un risma di fogli. Attraverso forum di appassionati ho conosciuto altre persone con la mia stessa passione, che cercavano di diventare fumettisti e illustratori come me, avviando piccoli progetti insieme, finché nel 2005 sono andato a Torino per frequentare un master dalla durata di di un anno presso l'Istituto Europeo di Design, che purtroppo, in seguito alla mia esperienza personale, sconsiglio a causa dei costi esageratamente alti, per niente proporzionati alla qualità e alla professionalità del corso. Durante questo master ho lavorato alla serie TV di Ratman, per la quale mi occupavo del modello colore: c'è chi si occupa del model-sheet del personaggio, ripreso da tutte le angolazioni, mentre il color artist si occupa di colorare questi modelli, in modo che i coloristi mantegano lo stesso modello di colore in tutte le scene. Alla serie ha collaborato lo stesso Leo Ortolani, che supervisionava le sceneggiature e gli storyboard di tutti gli episodi, nonostante fossero ben lontani dal fascino del fumetto originale. Poi ho partecipato alla realizzazione di un trailer pilota dalla durata di un minuto e mezzo per una serie francese dal titolo "Rahan", remake di una serie degli anni '80: ho lavorato alle intercalazioni, cioè ai riempimenti tra le pose iniziali e quelle finali, e il clean-up, cioè la ripulitura dei disegni, tramite un'esperienza da stagista».

Attualmente come si svolge il tuo lavoro?
«Per diverso tempo ho collaborato con un'azienda nella zona industriale di Torino che si occupava di merchandising per grandi marchi come Disney e Ferrero: per loro coloravo a mano il prototipo di alcuni modelli, come quelli di Harry Potter e della Disney, sulla base di style-guide molto rigide. Poi la crisi economica italiana ha colpito anche questo settore. Adesso sono già due anni che lavoro, grazie a internet, con un'azienda giapponese che produce merchandising per gli anime giapponese: realizzo principalmente illustrazioni delle scatole e progetti dei modellini».

Esistono diverse correnti di pensiero nel mondo del fumetto. Tu quale stile preferisci, quello giapponese o quello americano?
«Lo stile del manga e quindi del fumetto giapponese è difficile da emulare, soprattutto per noi occidentali che siamo cresciuti con forme visive ben diverse. Col tempo ho imparato sia lo stile dei fumetti americani che quello giapponese, ma in generale mi piace sia il fumetto americano, sia quello giapponese e anche quello italiano. Il manga è complesso poiché basato sull'arte tradizionale giapponese: per diventarne un maestro devi essere nato in Giappone, e devi aver imparato a scrivere coi pennelli sin da piccolo, insomma essere da sempre imbevuto di quella arte. Per gli europei è possibile solo una vaga imitazione: circondati dall'arte classica, non riusciremo mai a replicare perfettamente la loro mano nel disegno».

E per quanto riguarda l'animazione?
«Per l'animazione il discorso è ben diverso. Animazione e fumetto si creano in due modi diversi. Nel fumetto si parte da una bozza a matita della tavola, poi si passa all'inchiostro coi pennini e pennelli, si gioca con i tratteggi, lo spessore del tratto ecc. Nell'animazione si creano solo delle linee di contorno, i personaggi sono più stilizzati, le ombreggiature a tinte piatte, solo con tre tipi di ombre. Direi che l'inchiostrazione è la cosa più difficile da riprodurre per un occidentale: nei manga esistono i retini, nell'animazione invece tutto si gioca sul colore».

Come è stato ritornare a Barletta dopo tanti anni di distacco?
«Sono tornato a Barletta dopo otto anni, non pienamente abituato allo stile di vita del nord Italia, con la consapevolezza che lavoro al nord non ce n'è più. In otto anni ho però imparato a rivalutare Barletta: quando vai fuori per tanti anni inizi a dire "Barletta non era poi tanto male", è anche vero che il posto perfetto per noi stessi esiste solo nella nostra fantasia, e che in ogni posto del mondo ci sono sempre gli stessi problemi. Mi mancavano tante cose di Barletta: il clima, l'alimentazione, lo stile di vita, la socialità…»

Secondo te per chi ama questo mondo, come te, esistono possibilità lavorative a Barletta e nei dintorni?
«In questo momento storico, no, per colpa della crisi economica. Qualche realtà lavorativa sarebbe potuta esistere prima della crisi: in Puglia e a Barletta nascevano aziende in ogni settore, ci sarebbe potuta essere più una realtà lavorativa anche in questo settore. Un lavoro di nicchia in cui si guadagna poco è impossibile che nasca qui dal nulla, se prima non cambia l'economia non si può competere con i grandi che hanno già una storia e un mercato alle proprie spalle».
14 fotoLuca Papeo, fumettista da Torino a Barletta
I disegni e le creazioni di Luca PapeoLuca Papeo, fumettista da Torino a BarlettaLuca Papeo, fumettista da Torino a BarlettaLuca Papeo, fumettista da Torino a BarlettaLuca Papeo, fumettista da Torino a BarlettaLuca Papeo, fumettista da Torino a BarlettaI disegni e le creazioni di Luca PapeoI disegni e le creazioni di Luca PapeoI disegni e le creazioni di Luca PapeoI disegni e le creazioni di Luca PapeoI disegni e le creazioni di Luca PapeoI disegni e le creazioni di Luca PapeoI disegni e le creazioni di Luca PapeoI disegni e le creazioni di Luca Papeo
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