Servizi sociali
Terapia intensiva coronarica di Barletta chiude, la lettera del dott. Eugenio Distaso
«Mettiamo il caso che un giorno il mio cuore decidesse di andare in tilt e una mia coronaria si chiudesse...». Decisioni talvolta incomprensibili
Barletta - giovedì 10 gennaio 2013
8.53
«Salve sono un medico, mi chiamo Eugenio Distaso. Stamattina ho appreso la delibera regionale con la quale l'unità di terapia intensiva coronarica di Barletta verrà chiusa e rimarranno solo 6 posti UTIC ad Andria. Questa per me è una cosa gravissima e per questo ho deciso di buttare giù qualche riga. Spero che il tema sia di vostro interesse perchè per me è una priorità. Grazie per l'attenzione e spero che pubblichiate qualcosa sul vostro bel sito».
Sicuramente pubblichiamo la lettera del dottor Distaso, dal titolo "Quanto sarebbe stato bello se nella mia provincia avessi avuto le cure che mi meritavo", sensibilmente inviata con una tematica che supera l'informazione, tradendo il forte affetto verso il proprio territorio non dimenticando l'importanza medica che consegue talune decisioni, talvolta incomprensibili. Non ne toccheremo una riga, o un periodo. Il testo contiene già la forza necessaria per ben mostrarci una profonda verità.
«Stamattina mentre svolgevo la mia attività di medico in formazione apprendo una notizia che mi ha lasciato allo stesso tempo disarmato, senza parole e disorientato. È circolata tra i miei colleghi più anziani la delibera regionale che sancisce la chiusura dell'unità di terapia intensiva coronarica di Barletta, il ridimensionamento di posti letto nella stessa unità operativa di cardiologia di Barletta, la chiusura della cardiologia di Trani. Risultato in tutta la BAT ci saranno 2 reparti con una sola unità coronarica da 6 posti letto. 6 posti letto per 400mila persone».
«I problemi cardiovascolari sono la prima causa di morte in Italia con circa il 33% di morti. Cioè uno su tre muore per problemi di cuore. Occorre forse spiegare cosa sia una unità coronarica e il destino a cui il fortunato cittadino della BAT andrà incontro. Una unità coronarica è una parte del reparto di cardiologia che serve a monitorare costantemente i parametri vitali del paziente e ad intervenire in maniera immediata qualora ci sia qualche problema».
«Mettiamo il caso che un giorno il mio cuore decidesse di andare in tilt e una mia coronaria si chiudesse, l'egregio 118 mi porterebbe nell'ospedale più vicino: Barletta. I medici mi visiteranno col massimo della priorità e per fortuna mi affideranno un codice rosso. Mi faranno la diagnosi di infarto in atto. Poi hanno 2 strade o mi somministrano un farmaco per cercare di sciogliere il trombo e aprire la coronaria o mi aprono la coronaria direttamente tramite intervento endoscopico. Ma per sfortuna sono a Barletta e non c'è una terapia intensiva, nè tantomeno è possibile un intervento di rivascolarizzazione, allora decidono di trasferirmi nell'ospedale attrezzato più vicino:Andria. E ma lì i medici mi rispondono che hanno solo 6 letti e sono tutti occupati e che solo oggi non hanno potuto ricevere altre 10 persone prima di me. I medici allora chiamano Bari e dopo vari tentativi forse riescono a trovare un posto in ospedale che mi riceverà e mi risolverà l'infarto. Però prima di essere trasferito devo aspettare che il signore che ha avuto l'infarto qualche minuto prima di me venga anch'egli trasferito a Bari e che l'ambulanza e il medico tornino per poi essere trasferito io. Conclusione in tutta questa trafila sono passate almeno 3 ore. E in 3 ore se mi è andata bene riporterò seri danni al mio cuore, seri danni che potevano essere evitati qualora ci fosse stato un intervento tempestivo sul mio cuore; se invece il destino non ha voluto essere benevolo con me mi ritroverò all'ombra di un cipresso a pensare: "quanto sarebbe stato bello se nella mia provincia avessi avuto le cure che mi meritavo e i miei diritti di cittadino sanciti dalla costituzione fossero stati rispettati, invece io sono morto perchè la politica ha dovuto risparmiare sulla sanità!».
Sicuramente pubblichiamo la lettera del dottor Distaso, dal titolo "Quanto sarebbe stato bello se nella mia provincia avessi avuto le cure che mi meritavo", sensibilmente inviata con una tematica che supera l'informazione, tradendo il forte affetto verso il proprio territorio non dimenticando l'importanza medica che consegue talune decisioni, talvolta incomprensibili. Non ne toccheremo una riga, o un periodo. Il testo contiene già la forza necessaria per ben mostrarci una profonda verità.
«Stamattina mentre svolgevo la mia attività di medico in formazione apprendo una notizia che mi ha lasciato allo stesso tempo disarmato, senza parole e disorientato. È circolata tra i miei colleghi più anziani la delibera regionale che sancisce la chiusura dell'unità di terapia intensiva coronarica di Barletta, il ridimensionamento di posti letto nella stessa unità operativa di cardiologia di Barletta, la chiusura della cardiologia di Trani. Risultato in tutta la BAT ci saranno 2 reparti con una sola unità coronarica da 6 posti letto. 6 posti letto per 400mila persone».
«I problemi cardiovascolari sono la prima causa di morte in Italia con circa il 33% di morti. Cioè uno su tre muore per problemi di cuore. Occorre forse spiegare cosa sia una unità coronarica e il destino a cui il fortunato cittadino della BAT andrà incontro. Una unità coronarica è una parte del reparto di cardiologia che serve a monitorare costantemente i parametri vitali del paziente e ad intervenire in maniera immediata qualora ci sia qualche problema».
«Mettiamo il caso che un giorno il mio cuore decidesse di andare in tilt e una mia coronaria si chiudesse, l'egregio 118 mi porterebbe nell'ospedale più vicino: Barletta. I medici mi visiteranno col massimo della priorità e per fortuna mi affideranno un codice rosso. Mi faranno la diagnosi di infarto in atto. Poi hanno 2 strade o mi somministrano un farmaco per cercare di sciogliere il trombo e aprire la coronaria o mi aprono la coronaria direttamente tramite intervento endoscopico. Ma per sfortuna sono a Barletta e non c'è una terapia intensiva, nè tantomeno è possibile un intervento di rivascolarizzazione, allora decidono di trasferirmi nell'ospedale attrezzato più vicino:Andria. E ma lì i medici mi rispondono che hanno solo 6 letti e sono tutti occupati e che solo oggi non hanno potuto ricevere altre 10 persone prima di me. I medici allora chiamano Bari e dopo vari tentativi forse riescono a trovare un posto in ospedale che mi riceverà e mi risolverà l'infarto. Però prima di essere trasferito devo aspettare che il signore che ha avuto l'infarto qualche minuto prima di me venga anch'egli trasferito a Bari e che l'ambulanza e il medico tornino per poi essere trasferito io. Conclusione in tutta questa trafila sono passate almeno 3 ore. E in 3 ore se mi è andata bene riporterò seri danni al mio cuore, seri danni che potevano essere evitati qualora ci fosse stato un intervento tempestivo sul mio cuore; se invece il destino non ha voluto essere benevolo con me mi ritroverò all'ombra di un cipresso a pensare: "quanto sarebbe stato bello se nella mia provincia avessi avuto le cure che mi meritavo e i miei diritti di cittadino sanciti dalla costituzione fossero stati rispettati, invece io sono morto perchè la politica ha dovuto risparmiare sulla sanità!».