Religioni
Tariffari e sante messe: “Striscia La Notizia” smaschera la pratica delle offerte obbligate
Celebrazioni e "prezzi", un legame consolidato in saecula saeculorum
Barletta - mercoledì 25 febbraio 2015
17.32
Un prezzario ufficiale stampato rigorosamente su un opuscolo, con prezzi ben precisi indicati accanto a ciascun tipo di messa: prezzi che vanno dai 10/15 euro fino ai 330 euro per un mese di messe gregoriane. Questo è stato mostrato agli occhi dei telespettatori che hanno seguito la puntata di "Striscia La Notizia" del 24 febbraio, durante la quale Fabio e Mingo, i due inviati del programma, hanno cercato di far luce sul legame che intercorre tra sante messe e tariffe, facendo visita a una chiesa di Corato.
Ciò che è stato rilevato è che i contributi volontari versati dai fedeli in cambio delle funzioni sacre sono stati trasformati in un obbligo, al quale sono sottoposti tutti indistintamente. Certamente, i telespettatori stupiti saranno stati ben pochi. Infatti la pratica sembra essere diffusa per lo meno in tutta la diocesi, ma anche in altre regioni, come confermano le parole dello stesso arcivescovo Monsignor Pichierri, intervistato dai due inviati in seguito alla triste scoperta: «È questo l'indirizzo che si è seguito nel corso dei secoli» ha dichiarato alle telecamere del Tg satirico di Antonio Ricci.
Dunque la situazione sembra chiara e senza una via d'uscita, quasi normale, poiché giustificata dal fatto che "è sempre stato così". Fortunatamente, queste parole sono seguite da altre più positive, che lasciano sperare nella risoluzione del problema. La diocesi, infatti, stando a quanto dice il vescovo, starebbe riconsiderando la faccenda a livello sinodale. D'altronde, una Chiesa che pensa solo a fare affari fa "peccato di scandalo". Questo ce lo ha ricordato papa Francesco, affermando che "le chiese non devono diventare case di affari, la redenzione di Gesù è sempre gratuita".
Un po' di tempo fa ho condiviso un paio di ottimi caffè a Bari nei pressi del Palazzo di Città in compagnia di Mingo. Ne sottolineo il carattere umano e gioviale, ben lontani da qualsiasi voglia di protagonismo o snobismo – tratti che anche questa volta qualcuno avrebbe voluto apporre al simpatico conduttore. Correvano altri discorsi ma era ben chiaro la voglia di informare, di trovare criticità e mostrarle (sappiamo non sia pratica del tutto scevra da rischi), fu uno scambio davvero gradito. Alcuni hanno visto nel servizio di striscia una mancanza di rispetto, quasi un'irruzione. Infatti per alcuni il cosiddetto "tariffario" potrebbe essere una grave ingerenza nella vita spirituale di ognuno, altri al contrario considererebbero troppo crudo il concetto di tariffa, ammettendo che la Chiesa abbia spese a cui la comunità possa aiutare a provvedere. Alla fine è prevalso il buon senso a mio parere, come anche la voglia di informare di cui proprio il "buon" Mingo (rubando all'ottimo Fabio per una volta l'aggettivo) è buon portavoce pugliese. Mi piacerebbe che tutti i lettori possano usare l'ottimo strumento dei commenti per esprimersi nel merito. Ne potrebbe sortire un buon dibattito la cui rotta mi incuriosisce.
[Il direttore]
Ciò che è stato rilevato è che i contributi volontari versati dai fedeli in cambio delle funzioni sacre sono stati trasformati in un obbligo, al quale sono sottoposti tutti indistintamente. Certamente, i telespettatori stupiti saranno stati ben pochi. Infatti la pratica sembra essere diffusa per lo meno in tutta la diocesi, ma anche in altre regioni, come confermano le parole dello stesso arcivescovo Monsignor Pichierri, intervistato dai due inviati in seguito alla triste scoperta: «È questo l'indirizzo che si è seguito nel corso dei secoli» ha dichiarato alle telecamere del Tg satirico di Antonio Ricci.
Dunque la situazione sembra chiara e senza una via d'uscita, quasi normale, poiché giustificata dal fatto che "è sempre stato così". Fortunatamente, queste parole sono seguite da altre più positive, che lasciano sperare nella risoluzione del problema. La diocesi, infatti, stando a quanto dice il vescovo, starebbe riconsiderando la faccenda a livello sinodale. D'altronde, una Chiesa che pensa solo a fare affari fa "peccato di scandalo". Questo ce lo ha ricordato papa Francesco, affermando che "le chiese non devono diventare case di affari, la redenzione di Gesù è sempre gratuita".
Un po' di tempo fa ho condiviso un paio di ottimi caffè a Bari nei pressi del Palazzo di Città in compagnia di Mingo. Ne sottolineo il carattere umano e gioviale, ben lontani da qualsiasi voglia di protagonismo o snobismo – tratti che anche questa volta qualcuno avrebbe voluto apporre al simpatico conduttore. Correvano altri discorsi ma era ben chiaro la voglia di informare, di trovare criticità e mostrarle (sappiamo non sia pratica del tutto scevra da rischi), fu uno scambio davvero gradito. Alcuni hanno visto nel servizio di striscia una mancanza di rispetto, quasi un'irruzione. Infatti per alcuni il cosiddetto "tariffario" potrebbe essere una grave ingerenza nella vita spirituale di ognuno, altri al contrario considererebbero troppo crudo il concetto di tariffa, ammettendo che la Chiesa abbia spese a cui la comunità possa aiutare a provvedere. Alla fine è prevalso il buon senso a mio parere, come anche la voglia di informare di cui proprio il "buon" Mingo (rubando all'ottimo Fabio per una volta l'aggettivo) è buon portavoce pugliese. Mi piacerebbe che tutti i lettori possano usare l'ottimo strumento dei commenti per esprimersi nel merito. Ne potrebbe sortire un buon dibattito la cui rotta mi incuriosisce.
[Il direttore]