Scuola e Lavoro
Scuola ed emergenza Covid-19: capitolo 2021, voce agli studenti
Gli studenti dei licei di Barletta tornano a fare lezione dopo le vacanze invernali e dovranno ancora avere a che fare con la DAD
Barletta - venerdì 8 gennaio 2021
10.02
Comincia oggi sulle pagine di BarlettaViva una serie di approfondimenti dedicati al mondo della scuola, e in particolare alla necessaria convivenza con l'emergenza Covid che ha reso indispensabile l'utilizzo - talvolta ben oltre le aspettive e le possibilità - delle tecnologie digitali e delle piattaforme virtuali. Oggi spazio al pensiero di alcuni studenti dei licei di Barletta: la tematica verrà affrontata sulle pagine della nostra testata anche nei prossimi giorni per fornire un quadro sempre più ampio e variegato sul tema. Per intervenire sull'argomento e inviare i propri pensieri alla nostra redazione, potete contattarci via email all'indirizzo info@barlettaviva.it
Viene definita la "generazione digitale" ed ormai la tecnologia è considerata parte integrante della loro vita. Stiamo parlando di tutti quei ragazzi nati all'alba del terzo millennio che dallo scorso anno si sono dovuti confrontare con una metodologia interamente digitale per proseguire i loro percorsi di studio. La didattica a distanza era nata come opzione e pian piano è diventata una certezza per il loro percorso di studio. Abbiamo intervistato alcuni di loro per capire come procede la situazione e se si senta la mancanza o la necessità di un ritorno tra le mura scolastiche.
A tutti è stata fatta la stessa domanda: "Ormai quasi un anno fa le scuole di tutta Italia si sono dovute adeguare alla DAD, la didattica a distanza che permette ai prof e agli alunni di seguire le lezioni dalle proprie case. Innanzitutto, crede che questa sia stata la migliore soluzione che si poteva trovare, per garantire un adeguato insegnamento e un adeguata comprensione? Poi come è cambiato il modo di agire da Marzo e Aprile, quando è stata una decisione praticamente obbligata, a Settembre e Ottobre, quando è stato possibile una maggiore organizzazione, e come pensa che possa migliorare la situazione nei prossimi mesi?".
Iniziamo da due studenti del Liceo Classico "Alfredo Casardi", entrambi maturandi ed entrambi con la loro classe ubicata al plesso di Via Ferdinando D'Aragona: Eleonora Dimise e Mattia Dargenio.
Eleonora: "Credo che la DAD sia stata la migliore soluzione. Da ambo le parti ci si è impegnati per non far pesare ulteriormente i problemi della DAD: noi studiando e sostenendo le interrogazioni con senso di responsabilità, mentre i docenti sfruttando al meglio spiegazioni e approfondimenti, anche con video aggiuntivi o rispiegando un argomento nei giorni successivi. A Settembre già ho visto una DAD diversa rispetto a quella che abbiamo fatto nel primo lock-down, quando fare videolezione era più complicato e i compiti erano prevalentemente scritti; ora invece facciamo regolarmente videolezioni efficienti, anzi, credo che anche la gestione dei tempi e il modo in cui si stanno svolgendo le lezioni, anche per noi di quinto anno che abbiamo gli esami, sia migliorato. Credo che andando avanti così prima o poi si giungerà ad un equilibrio, perciò ci si focalizzerà sulla DAD per ottimizzarla, più che sul "ritorno a scuola in presenza". I problemi con la DAD ci saranno sempre, ma si auspica che diventino sempre meno.
Mattia: "Quando tutti ci siamo resi conto della piega presa dalla situazione, il problema che più ci preoccupava non era la scuola ma la salute. Me lo ricordo come un incubo il mese di Marzo, anche perché senza i compagni di classe da vedere ogni giorno era davvero assurdo affrontare la giornata. Poi la DAD è arrivata dopo 2 settimane, prima in forma sperimentale: veniva utilizzata una sezione del registro di classe, per altro neanche del tutto ottimale nel funzionamento. Molte lezioni in PDF non vi si aprivano e alcuni link risultavano inesistenti. Con la piattaforma digitale di Edmodo la situazione è migliorata, ma non si è risolta. Ho avuto parecchie difficoltà ad ambientarmi e a caricare lavori per ogni materia. Nonostante gli sforzi fatti per rimanere al passo col programma è stato estenuante e liberatorio finire l'anno, anche se solo dopo l'estate mi rendo conto di aver perso 3 mesi importanti di scuola. Le spiegazioni erano tante e si accumulavano, i professori penso abbiano dato il massimo per farle comprendere e soprattutto ci sono venuti in contro durante quel periodo. Non so se potesse essere attuata una soluzione migliore al problema della didattica, ma so che in un momento di emergenza tale, sarebbe stato difficile fare di più. A Settembre con il ritorno a scuola e il passaggio ad un'altra piattaforma più efficiente: Google Classroom, tutto è migliorato e si è messo in discesa. Ma per me è proprio perdente il concetto di DAD, per quanto possa essere l'unica soluzione che mi viene in mente: si viene a creare un clima di tensione e angoscia, si rompe la routine mattutina di una vita studentesca e non so quanto e come possa migliorare nel futuro. L'unica cosa che mi auguro è che sia DAD che virus vengano debellati, in modo da riprendere una vita normale o meno stressante di questa, perché è veramente da folli sostenere tali ritmi per tutto l'anno. Così come da folli e incoerenti sarebbe riaprire le scuole: siamo abituati a studiare male, a prescindere dall'impegno che ci mettiamo, da 6 mesi di scuola. Rientrando ci riabitueremmo o dovremmo riabituarci a ritmi diversi e sicuramente più sostenuti della DAD, per poi magari ritornarci in seguito a un peggioramento dal mondo esterno".
Cambiando indirizzo ed edificio, ma non istituto, passiamo al Liceo delle Scienze Umane e al suo plesso della Botticelli, del quale abbiamo la testimonianza di una ragazza di quarto: Francesca Tupputi. "Io credo che tutti abbiano contribuito a garantire a ragazzi di ogni età la possibilità di continuare a studiare e a tenersi al passo con le diverse materie. C'è un'enorme differenza tra la DAD svolta in primavera e quella in autunno. A Marzo c'era poca organizzazione, le videolezioni erano limitate e i compiti ci venivano assegnati tramite la piattaforma Edmodo, molto disordinata e "scomoda" in quanto non c'erano diverse sezioni per dividere le materie e comunicare con i prof su questa piattaforma era impossibile. Ad Ottobre la situazione era diversa, più organizzata, infatti la nostra scuola ha deciso di adottare la piattaforma Google Classroom, molto più ordinata ed efficiente. I principali aspetti negativi sono stati uno scompenso nel carico di compiti assegnati, per restare nei tempi, problemi legati a connessione internet e a poca comprensione alle esigenze degli studenti, come nel passaggio da una lezione all'altra in caso di verifiche nell'ora precedente, ma anche un utilizzo non consono della piattaforma da parte degli studenti. Un aspetto positivo è stato quello delle ore asincrone, cioè quelle ore di lezioni in cui non si fanno videochiamate ma il/la prof lascia il materiale sulla piattaforma e noi dobbiamo consegnarlo o meno. La situazione in futuro può migliorare solo se si inizierà ad avere una maggiore comprensione tra noi studenti e i professori".
La quarta testimonianza proviene da una studentessa del Liceo Scientifico "Carlo Cafiero": Giovanna Gentile: "Si, credo che l'utilizzo dei questi mezzi di comunicazione, che ormai si sono inglobati nella nostra vita quotidiana, sia stata la soluzione più plausibile per continuare a seguire le lezioni da casa. Ovviamente stare 5 ore dietro ad uno schermo, per chi non è abituato, è stato abbastanza pesante. Inizialmente nei mesi di Marzo/Aprile le lezioni erano completamente diverse, non tutti gli alunni e professori erano attrezzati per supportare il lavoro da casa ed è un problema che esiste specialmente nel Sud-Italia, perché al Nord, invece, questi messi multimediali sono già da anni presenti stabilmente nel piano scolastico: ciò rientra nel più generale piano di innovazione scolastica che purtroppo non è subentrato all'interno di molte scolastiche italiane. Ad Ottobre, ormai obbligati a seguire le lezioni da casa, posso affermare che che la mia scuola, il Liceo Scientifico Cafiero, si è adeguata molto bene a tutto ciò, mettendo a disposizione tablet e pc per chi non poteva permettersi questa spesa ed anche delle promozioni per avere una rete internet a casa.
Ma il rientro a scuola il 7 gennaio è azzardato, poiché se nella DAD la scuola si è riuscita ad adeguare, per quanto riguarda la didattica in presenza il cammino è ancora lontano. Il problema delle scuole e dei contagi non sorge solamente nei mezzi di trasporto, il problema sorge nello stare 5 ore in una classe con 28 persone e con solamente con una mascherina chirurgica non eviterà a diminuire i contagi, poiché le classi sono numerose e la distanza di sicurezza non basta. Si dovrebbero calcolare i metri quadri della stanza e disporre il numero di persone esatte per evitare i contatti. Ciò significa che dovrebbero alternarsi le classi, seguendo le lezioni metà in presenza e metà online. Ma tornare a scuola, alternando tutte le classi per me sembra inutile, se non peggiorativo per la situazione che è già complessa di suo".
L'ultima testimonianza proviene dall'indirizzo Grafico pubblicitario dell'istituto "Nicola Garrone" e da una ragazza di quarto: Francesca Palmi: "Secondo me la didattica a distanza è stata una soluzione adeguata che ha garantito apprendimento agli studenti anche in un periodo difficile come questo. La prima volta è stato un colpo inaspettato, ma con il tempo gli studenti si sono adattati a quel modo di fare e hanno trovato del positivo nelle cose che facevano. La seconda volta è stata, sotto alcuni punti di vista, più tragica: se da un lato ci sono stati miglioramenti, dall'altro anche cose negative, perché i professori un po' approfittavano della situazione per assegnarci più compiti e a volte anche sovrapposti gli uni con gli altri, presumendo che nelle nostre giornate dovessimo fare solo cose che riguardassero la scuola, oppure alcuni studenti non erano molto corretti, spegnendo le telecamere e creando disturbo nella lezione. Spesso, quasi sempre, i professori non ci lasciavano spontaneamente quei 5 minuti, di dovere, all'inizio o alla fine dell'ora. La situazione è stata molto confusionaria, invece, per quanto riguarda i laboratori, che a volte erano in presenza, a volte erano a distanza. Personalmente penso che pur avendo la possibilità di pensare a strategie migliori, non le abbiamo sfruttate a nostro vantaggio: la didattica a distanza iniziata ad Ottobre mi è sembrata molto eccessiva, rispetto a quella iniziata a Marzo, e ha toccato molti studenti psicologicamente".
Viene definita la "generazione digitale" ed ormai la tecnologia è considerata parte integrante della loro vita. Stiamo parlando di tutti quei ragazzi nati all'alba del terzo millennio che dallo scorso anno si sono dovuti confrontare con una metodologia interamente digitale per proseguire i loro percorsi di studio. La didattica a distanza era nata come opzione e pian piano è diventata una certezza per il loro percorso di studio. Abbiamo intervistato alcuni di loro per capire come procede la situazione e se si senta la mancanza o la necessità di un ritorno tra le mura scolastiche.
A tutti è stata fatta la stessa domanda: "Ormai quasi un anno fa le scuole di tutta Italia si sono dovute adeguare alla DAD, la didattica a distanza che permette ai prof e agli alunni di seguire le lezioni dalle proprie case. Innanzitutto, crede che questa sia stata la migliore soluzione che si poteva trovare, per garantire un adeguato insegnamento e un adeguata comprensione? Poi come è cambiato il modo di agire da Marzo e Aprile, quando è stata una decisione praticamente obbligata, a Settembre e Ottobre, quando è stato possibile una maggiore organizzazione, e come pensa che possa migliorare la situazione nei prossimi mesi?".
Iniziamo da due studenti del Liceo Classico "Alfredo Casardi", entrambi maturandi ed entrambi con la loro classe ubicata al plesso di Via Ferdinando D'Aragona: Eleonora Dimise e Mattia Dargenio.
Eleonora: "Credo che la DAD sia stata la migliore soluzione. Da ambo le parti ci si è impegnati per non far pesare ulteriormente i problemi della DAD: noi studiando e sostenendo le interrogazioni con senso di responsabilità, mentre i docenti sfruttando al meglio spiegazioni e approfondimenti, anche con video aggiuntivi o rispiegando un argomento nei giorni successivi. A Settembre già ho visto una DAD diversa rispetto a quella che abbiamo fatto nel primo lock-down, quando fare videolezione era più complicato e i compiti erano prevalentemente scritti; ora invece facciamo regolarmente videolezioni efficienti, anzi, credo che anche la gestione dei tempi e il modo in cui si stanno svolgendo le lezioni, anche per noi di quinto anno che abbiamo gli esami, sia migliorato. Credo che andando avanti così prima o poi si giungerà ad un equilibrio, perciò ci si focalizzerà sulla DAD per ottimizzarla, più che sul "ritorno a scuola in presenza". I problemi con la DAD ci saranno sempre, ma si auspica che diventino sempre meno.
Mattia: "Quando tutti ci siamo resi conto della piega presa dalla situazione, il problema che più ci preoccupava non era la scuola ma la salute. Me lo ricordo come un incubo il mese di Marzo, anche perché senza i compagni di classe da vedere ogni giorno era davvero assurdo affrontare la giornata. Poi la DAD è arrivata dopo 2 settimane, prima in forma sperimentale: veniva utilizzata una sezione del registro di classe, per altro neanche del tutto ottimale nel funzionamento. Molte lezioni in PDF non vi si aprivano e alcuni link risultavano inesistenti. Con la piattaforma digitale di Edmodo la situazione è migliorata, ma non si è risolta. Ho avuto parecchie difficoltà ad ambientarmi e a caricare lavori per ogni materia. Nonostante gli sforzi fatti per rimanere al passo col programma è stato estenuante e liberatorio finire l'anno, anche se solo dopo l'estate mi rendo conto di aver perso 3 mesi importanti di scuola. Le spiegazioni erano tante e si accumulavano, i professori penso abbiano dato il massimo per farle comprendere e soprattutto ci sono venuti in contro durante quel periodo. Non so se potesse essere attuata una soluzione migliore al problema della didattica, ma so che in un momento di emergenza tale, sarebbe stato difficile fare di più. A Settembre con il ritorno a scuola e il passaggio ad un'altra piattaforma più efficiente: Google Classroom, tutto è migliorato e si è messo in discesa. Ma per me è proprio perdente il concetto di DAD, per quanto possa essere l'unica soluzione che mi viene in mente: si viene a creare un clima di tensione e angoscia, si rompe la routine mattutina di una vita studentesca e non so quanto e come possa migliorare nel futuro. L'unica cosa che mi auguro è che sia DAD che virus vengano debellati, in modo da riprendere una vita normale o meno stressante di questa, perché è veramente da folli sostenere tali ritmi per tutto l'anno. Così come da folli e incoerenti sarebbe riaprire le scuole: siamo abituati a studiare male, a prescindere dall'impegno che ci mettiamo, da 6 mesi di scuola. Rientrando ci riabitueremmo o dovremmo riabituarci a ritmi diversi e sicuramente più sostenuti della DAD, per poi magari ritornarci in seguito a un peggioramento dal mondo esterno".
Cambiando indirizzo ed edificio, ma non istituto, passiamo al Liceo delle Scienze Umane e al suo plesso della Botticelli, del quale abbiamo la testimonianza di una ragazza di quarto: Francesca Tupputi. "Io credo che tutti abbiano contribuito a garantire a ragazzi di ogni età la possibilità di continuare a studiare e a tenersi al passo con le diverse materie. C'è un'enorme differenza tra la DAD svolta in primavera e quella in autunno. A Marzo c'era poca organizzazione, le videolezioni erano limitate e i compiti ci venivano assegnati tramite la piattaforma Edmodo, molto disordinata e "scomoda" in quanto non c'erano diverse sezioni per dividere le materie e comunicare con i prof su questa piattaforma era impossibile. Ad Ottobre la situazione era diversa, più organizzata, infatti la nostra scuola ha deciso di adottare la piattaforma Google Classroom, molto più ordinata ed efficiente. I principali aspetti negativi sono stati uno scompenso nel carico di compiti assegnati, per restare nei tempi, problemi legati a connessione internet e a poca comprensione alle esigenze degli studenti, come nel passaggio da una lezione all'altra in caso di verifiche nell'ora precedente, ma anche un utilizzo non consono della piattaforma da parte degli studenti. Un aspetto positivo è stato quello delle ore asincrone, cioè quelle ore di lezioni in cui non si fanno videochiamate ma il/la prof lascia il materiale sulla piattaforma e noi dobbiamo consegnarlo o meno. La situazione in futuro può migliorare solo se si inizierà ad avere una maggiore comprensione tra noi studenti e i professori".
La quarta testimonianza proviene da una studentessa del Liceo Scientifico "Carlo Cafiero": Giovanna Gentile: "Si, credo che l'utilizzo dei questi mezzi di comunicazione, che ormai si sono inglobati nella nostra vita quotidiana, sia stata la soluzione più plausibile per continuare a seguire le lezioni da casa. Ovviamente stare 5 ore dietro ad uno schermo, per chi non è abituato, è stato abbastanza pesante. Inizialmente nei mesi di Marzo/Aprile le lezioni erano completamente diverse, non tutti gli alunni e professori erano attrezzati per supportare il lavoro da casa ed è un problema che esiste specialmente nel Sud-Italia, perché al Nord, invece, questi messi multimediali sono già da anni presenti stabilmente nel piano scolastico: ciò rientra nel più generale piano di innovazione scolastica che purtroppo non è subentrato all'interno di molte scolastiche italiane. Ad Ottobre, ormai obbligati a seguire le lezioni da casa, posso affermare che che la mia scuola, il Liceo Scientifico Cafiero, si è adeguata molto bene a tutto ciò, mettendo a disposizione tablet e pc per chi non poteva permettersi questa spesa ed anche delle promozioni per avere una rete internet a casa.
Ma il rientro a scuola il 7 gennaio è azzardato, poiché se nella DAD la scuola si è riuscita ad adeguare, per quanto riguarda la didattica in presenza il cammino è ancora lontano. Il problema delle scuole e dei contagi non sorge solamente nei mezzi di trasporto, il problema sorge nello stare 5 ore in una classe con 28 persone e con solamente con una mascherina chirurgica non eviterà a diminuire i contagi, poiché le classi sono numerose e la distanza di sicurezza non basta. Si dovrebbero calcolare i metri quadri della stanza e disporre il numero di persone esatte per evitare i contatti. Ciò significa che dovrebbero alternarsi le classi, seguendo le lezioni metà in presenza e metà online. Ma tornare a scuola, alternando tutte le classi per me sembra inutile, se non peggiorativo per la situazione che è già complessa di suo".
L'ultima testimonianza proviene dall'indirizzo Grafico pubblicitario dell'istituto "Nicola Garrone" e da una ragazza di quarto: Francesca Palmi: "Secondo me la didattica a distanza è stata una soluzione adeguata che ha garantito apprendimento agli studenti anche in un periodo difficile come questo. La prima volta è stato un colpo inaspettato, ma con il tempo gli studenti si sono adattati a quel modo di fare e hanno trovato del positivo nelle cose che facevano. La seconda volta è stata, sotto alcuni punti di vista, più tragica: se da un lato ci sono stati miglioramenti, dall'altro anche cose negative, perché i professori un po' approfittavano della situazione per assegnarci più compiti e a volte anche sovrapposti gli uni con gli altri, presumendo che nelle nostre giornate dovessimo fare solo cose che riguardassero la scuola, oppure alcuni studenti non erano molto corretti, spegnendo le telecamere e creando disturbo nella lezione. Spesso, quasi sempre, i professori non ci lasciavano spontaneamente quei 5 minuti, di dovere, all'inizio o alla fine dell'ora. La situazione è stata molto confusionaria, invece, per quanto riguarda i laboratori, che a volte erano in presenza, a volte erano a distanza. Personalmente penso che pur avendo la possibilità di pensare a strategie migliori, non le abbiamo sfruttate a nostro vantaggio: la didattica a distanza iniziata ad Ottobre mi è sembrata molto eccessiva, rispetto a quella iniziata a Marzo, e ha toccato molti studenti psicologicamente".