Politica
Salerno: «Ognuno interpreta a modo suo, con gravi danni»
"Beni comuni" critica alcune commissioni consiliari
Barletta - giovedì 5 marzo 2015
13.54
Continuano le critiche di Sabrina Salerno, portavoce del coordinamento Lip Rifiuti zero della sesta provincia, circa i lavori di alcune commissioni consiliari dell'amministrazione Cascella; bersaglio particolare è la Commissione Cultura e Pubblica Istruzione. Di seguito, riportiamo la nota.
«Nei giorni scorsi l'associazione APICE ha diffuso un comunicato stampa nel quale veniva menzionato un incontro pubblico promosso dalla VII Commissione consiliare permanente Cultura e Pubblica Istruzione per reperire idee e proposte sulla definitiva destinazione d'uso da attribuire a Palazzo San Domenico e per rendere pubblico il percorso già avviato dall'amministrazione in merito. Previsto per giovedì 26 febbraio ai sensi dei verbali delle sedute del 2, 3 e 4 febbraio della suddetta commissione, pubblicati nell'albo pretorio sul sito istituzionale del Comune di Barletta, tale incontro in realtà non c'è mai stato.
Vale la pena in ogni caso riflettere sulle dichiarazioni dell'assessore alle Politiche per dell'identità Culturale, Giusy Caroppo, e del Dirigente del Settore Beni e Servizi Culturali, Santa Scommegna, che, presenti alla seduta del 2 febbraio, riferiscono: «L'ipotesi di destinare una sezione dell'immobile all'Accademia delle Belle Arti di Foggia sta per sfumare per mancanza di cofinanziamenti». Entrambe invitano poi la Commissione a «Sollecitare gli uffici competenti a produrre tutta la documentazione tecnica relativa all'agibilità degli spazi». Oltre a sembrare assurdo che assessore e dirigente del settore di riferimento non siano in possesso di tale documentazione, propedeutica ad avviare uno scambio con un ente come un'Accademia di Belle Arti, sorge subito il dubbio sul fatto che la Commissione Cultura non fosse a conoscenza della proposta di destinare parte di Palazzo San Domenico ad un ente individuato, o meglio ci si domanda come mai non sia stato sin dall'inizio pubblico e partecipato l'iter per la destinazione d'uso di un bene comune come Palazzo San Domenico. Per chiarirmi le idee ho investito un'ora del mio tempo a controllare l'ordine del giorno di tutte le convocazioni della VII Commissione consiliare permanente che è bene ricordare è composta da Carmine Doronzo, presidente, Gennaro Cefola, vice presidente, Giuliana Damato, Claudia Catino e Giuseppe Di Paola. Ebbene sono state ben 10, da luglio 2014, le sedute dedicate alla destinazione d'uso di Palazzo San Domenico con un'ulteriore dedicata ad un sopralluogo presso lo stabile.
In ogni caso, ai sensi dei verbali delle ultime tre (2, 3 e 4 febbraio 2015), unici disponibili online, veniamo a conoscenza che sono stati necessari 3 incontri per stabilire la data dell'incontro pubblico che si sarebbe dovuto svolgere il 26 febbraio con visita guidata dell'immobile nella prima parte, per stabilire la scaletta degli interventi, scrivere la richiesta al Sindaco per ottenere l'autorizzazione all'utilizzo della sala convegni e le richieste di documentazione tecnica da inviare agli uffici competenti. Insomma... un lavoraccio davvero! Del resto come meravigliarsi di tale efficienza se la stessa commissione si è riunita circa 30 volte per discutere del Regolamento per la concessione di siti, spazi e sale culturali/comunali. Tempi biblici, assurdi per chi come noi è riuscito a scrivere la bozza di Regolamento sul Garante delle Persone con Disabilità in soli 3 incontri in seno alla rete cittadina per diversa abilità.Oltre a ciò emerge che anche la Commissione Cultura e Pubblica Istruzione, nelle intenzioni, così come la Commissione Affari Generali ed Istituzionali, dopo aver consumato numerose sedute su un tema, non ha esitato a prevedere di lasciare ai cittadini pochi giorni per elaborare idee e proposte. La pubblicazione dei verbali delle sedute del 2, 3 e 4 febbraio è avvenuta il 18 febbraio con previsione di pubblico incontro a soli 8 giorni di distanza, per il successivo 26 febbraio.
Tale carenza di organizzazione e ragionevolezza è frutto della mancanza di regole condivise e rispettate, perché applicate, che dovrebbero appunto regolamentare la partecipazione dei cittadini. Esattamente un anno fa grazie al nostro intervento la Commissione Affari Generali ed Istituzionali, presieduta da Cosimo Bruno, concesse alla cittadinanza ulteriori 40 giorni, rispetto ai 14 previsti, per presentare osservazioni sul Regolamento che disciplina gli Istituti di Partecipazione e rendere «I cittadini più protagonisti». Ottenute le osservazioni non ha però ritenuto giusto incontrare la cittadinanza per renderla partecipe delle osservazioni recepite e di quelle respinte, con relative motivazioni, portando l'atto amministrativo in Consiglio Comunale, in seno al quale è stato approvato lo scorso 27 novembre (7 mesi dopo la data prevista e comunicata dal presidente Bruno che premeva per concludere l'iter partecipativo). L'albo delle associazioni, propedeutico alla maggior parte degli Istituti di Partecipazione, stenta ad essere costituito ed ognuno interpreta la partecipazione a modo suo con, come sempre, gravi danni per il benessere comune».
«Nei giorni scorsi l'associazione APICE ha diffuso un comunicato stampa nel quale veniva menzionato un incontro pubblico promosso dalla VII Commissione consiliare permanente Cultura e Pubblica Istruzione per reperire idee e proposte sulla definitiva destinazione d'uso da attribuire a Palazzo San Domenico e per rendere pubblico il percorso già avviato dall'amministrazione in merito. Previsto per giovedì 26 febbraio ai sensi dei verbali delle sedute del 2, 3 e 4 febbraio della suddetta commissione, pubblicati nell'albo pretorio sul sito istituzionale del Comune di Barletta, tale incontro in realtà non c'è mai stato.
Vale la pena in ogni caso riflettere sulle dichiarazioni dell'assessore alle Politiche per dell'identità Culturale, Giusy Caroppo, e del Dirigente del Settore Beni e Servizi Culturali, Santa Scommegna, che, presenti alla seduta del 2 febbraio, riferiscono: «L'ipotesi di destinare una sezione dell'immobile all'Accademia delle Belle Arti di Foggia sta per sfumare per mancanza di cofinanziamenti». Entrambe invitano poi la Commissione a «Sollecitare gli uffici competenti a produrre tutta la documentazione tecnica relativa all'agibilità degli spazi». Oltre a sembrare assurdo che assessore e dirigente del settore di riferimento non siano in possesso di tale documentazione, propedeutica ad avviare uno scambio con un ente come un'Accademia di Belle Arti, sorge subito il dubbio sul fatto che la Commissione Cultura non fosse a conoscenza della proposta di destinare parte di Palazzo San Domenico ad un ente individuato, o meglio ci si domanda come mai non sia stato sin dall'inizio pubblico e partecipato l'iter per la destinazione d'uso di un bene comune come Palazzo San Domenico. Per chiarirmi le idee ho investito un'ora del mio tempo a controllare l'ordine del giorno di tutte le convocazioni della VII Commissione consiliare permanente che è bene ricordare è composta da Carmine Doronzo, presidente, Gennaro Cefola, vice presidente, Giuliana Damato, Claudia Catino e Giuseppe Di Paola. Ebbene sono state ben 10, da luglio 2014, le sedute dedicate alla destinazione d'uso di Palazzo San Domenico con un'ulteriore dedicata ad un sopralluogo presso lo stabile.
In ogni caso, ai sensi dei verbali delle ultime tre (2, 3 e 4 febbraio 2015), unici disponibili online, veniamo a conoscenza che sono stati necessari 3 incontri per stabilire la data dell'incontro pubblico che si sarebbe dovuto svolgere il 26 febbraio con visita guidata dell'immobile nella prima parte, per stabilire la scaletta degli interventi, scrivere la richiesta al Sindaco per ottenere l'autorizzazione all'utilizzo della sala convegni e le richieste di documentazione tecnica da inviare agli uffici competenti. Insomma... un lavoraccio davvero! Del resto come meravigliarsi di tale efficienza se la stessa commissione si è riunita circa 30 volte per discutere del Regolamento per la concessione di siti, spazi e sale culturali/comunali. Tempi biblici, assurdi per chi come noi è riuscito a scrivere la bozza di Regolamento sul Garante delle Persone con Disabilità in soli 3 incontri in seno alla rete cittadina per diversa abilità.Oltre a ciò emerge che anche la Commissione Cultura e Pubblica Istruzione, nelle intenzioni, così come la Commissione Affari Generali ed Istituzionali, dopo aver consumato numerose sedute su un tema, non ha esitato a prevedere di lasciare ai cittadini pochi giorni per elaborare idee e proposte. La pubblicazione dei verbali delle sedute del 2, 3 e 4 febbraio è avvenuta il 18 febbraio con previsione di pubblico incontro a soli 8 giorni di distanza, per il successivo 26 febbraio.
Tale carenza di organizzazione e ragionevolezza è frutto della mancanza di regole condivise e rispettate, perché applicate, che dovrebbero appunto regolamentare la partecipazione dei cittadini. Esattamente un anno fa grazie al nostro intervento la Commissione Affari Generali ed Istituzionali, presieduta da Cosimo Bruno, concesse alla cittadinanza ulteriori 40 giorni, rispetto ai 14 previsti, per presentare osservazioni sul Regolamento che disciplina gli Istituti di Partecipazione e rendere «I cittadini più protagonisti». Ottenute le osservazioni non ha però ritenuto giusto incontrare la cittadinanza per renderla partecipe delle osservazioni recepite e di quelle respinte, con relative motivazioni, portando l'atto amministrativo in Consiglio Comunale, in seno al quale è stato approvato lo scorso 27 novembre (7 mesi dopo la data prevista e comunicata dal presidente Bruno che premeva per concludere l'iter partecipativo). L'albo delle associazioni, propedeutico alla maggior parte degli Istituti di Partecipazione, stenta ad essere costituito ed ognuno interpreta la partecipazione a modo suo con, come sempre, gravi danni per il benessere comune».