Francesco Ciccio Salerno
Francesco Ciccio Salerno
La città

Salerno e la politica, ieri e oggi: «Periodo di grande vivacità per Barletta»

Franco Caputo ritrae il periodo amministrativo di Francesco Salerno

«Dieci anni volati via. È il tempo trascorso da quel triste settembre del 2010 che ha segnato una di sorta di "decrescita infelice" della politica cittadina, con ricadute negative sull'attività amministrativa». Inizia così il ritratto che Franco Caputo ha voluto tratteggiare dell'esperienza amministrativa del sindaco Francesco Salerno ad un giorno dalle celebrazioni per il decimo anniversario dalla sua scomparsa.
«I nove anni di Salerno Sindaco, pur tra alcuni limiti, hanno segnato un nuovo approccio soprattutto nella qualità dell'azione politico-amministrativa caratterizzata da capacità di innovazione e forte orientamento ai risultati. Caratteristiche che paradossalmente sono state spesso più apprezzate fuori dal territorio cittadino in cui il Comune di Barletta era visto come modello di riferimento.

Un periodo di grande vivacità politica durante il quale Barletta, grazie alle intuizioni e alle indubbie capacità di guida e di visione del suo Sindaco, ha esercitato una leadership importante sull'intero territorio della sesta Provincia attraverso nuove strategie e nuovi modelli di confronto sui temi dello sviluppo e della promozione del territorio. In proposito vale la pena di ricordare il Patto Territoriale con le sue Agenzie, il Piano Strategico Territoriale di Area Vasta, i convegni internazionali con l'Associazione Italiana per lo Sviluppo Local (AISLO), il Parco Letterario Ettore Fieramosca, ecc. Strumenti diligentemente messi in campo da Salerno anche per supportare, per quanto possibile, una crisi economica e occupazionale già incombente che stava colpendo alcuni settori portanti dell'economia cittadina.

Una fase politica, con minori vincoli di bilancio, scandita tuttavia da rilevanti atti politici e interventi strutturali, tra questi: l'iter istitutivo della Provincia, il conferimento delle medaglie, il varo del 2° e 3° PTA in 167, i giardini del castello, le azioni per la valorizzazione del centro storico, il Piano spiagge, l'acquisizione di Palazzo Bonelli e altri ancora. Un patrimonio di idee e di modelli organizzativi e operativi andato via via in larghissima parte disperso.

Sono stati anche anni in cui purtroppo i gruppi consiliari e le dirigenze dei partiti, forse per un gap di tipo culturale (o per miopia politica), non riuscivano (o rinunciavano) a viaggiare alla stessa velocità del Sindaco Salerno arrivando, in certi momenti, a contrastarne l'azione con polemiche pretestuose e furibonde, rinunciando scioccamente a cogliere quantomeno i vantaggi della scia comunicativa che tali eventi generavano.

Va altresì ricordato, fuor di retorica, che la foga realizzativa di Salerno, seppure comprensibile e legittima, è risultata limitativa nel dialogo con le forze politiche alle quali in compenso assecondava "vezzi e picci" dando corso a inutili e numerosi cambi di Assessori, in certi casi con "figure" quantomeno inopportune quanto a competenza e appropriatezza. Alla vacua girandola di Assessori si contrapponeva tuttavia un robusto assetto della macchina organizzativa, ottimamente guidata da Salerno, quale vero motore per il conseguimento degli obiettivi amministrativi. Una strategia di certo efficace sul piano della operatività un po' meno su quello strettamente politico di cui forse la città paga tuttora le conseguenze causa anche la progressiva debolezza dei partiti e le scelte politiche operate nel campo del centrosinistra.

Negli anni a seguire, tranne qualche sussulto, si passati da una città che nelle sue componenti sociali e imprenditoriali imparava a confrontarsi sui temi della crescita e dello sviluppo in visione strategica a un'altra (oggi in preda al "civismo"), fiacca e prova di idee, che fatica a programmare e realizzare opere pubbliche, che stenta ad assicurare i servizi essenziali, che perde la partita della guida di quel che resta della sesta Provincia a favore della pur rispettabile Margherita di Savoia, che si candida a capitale della cultura in conflitto con la città Trani per poi soccombere.

Gli insuccessi e i (pochi) successi da quel gennaio 2006 fanno parte, a vario titolo, della coscienza sociale e politica della nostra comunità sebbene manchino tuttora di un momento di approfondimento collettivo per focalizzarne gli aspetti critici e per provare a individuare nuovi percorsi di ripresa.

Non so immaginare quale sarebbe oggi la reazione di Francesco, so di certo invece che la sua impazienza trasparirebbe per intero dallo sbattimento di almeno una gamba nel mentre rigira tra il pollice e l'indice qualche malcapitato pelo grigio sul petto».
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