Partito Democratico
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Questo caotico, geometrico e dubbioso PD

Equilibri, forze in gioco e alleanze nel centro-sinistra barlettano. Gruppi e sottogruppi nelle affollate scuderie del sindaco

Il 29 Giugno è convocato in prima seduta il primo Consiglio Comunale del Maffei bis. Un Consiglio con due punti vitali all'ordine del giorno: il bilancio e l'elezione del Presidente del Consiglio comunale. Su entrambe le questioni è impossibile fare previsioni viste le condizioni in cui versa la coalizione di centrosinistra. La Buona Politica non ha condiviso la scelta della giunta operata da Maffei. E ha perso per strada i consiglieri Lanotte e Marzocca, il neoassessore Maffione e la vicepresidente del movimento Corsini. Malumori e perplessità albergano anche nel gruppo consiliare di SEL, che nel direttivo di ieri sera si è affidato al segretario provinciale Brucoli, segnando una frattura forse irreversibile con la segreteria di Acclavio (un membro di segreteria affermava oggi: "Fossi in lui, avrei coerentemente dato le dimissioni"). Ma l'incognita maggiore riguarda il PD. Il segretario Caputo si è dimesso e dunque il primo partito della città si presenta a questo appuntamento senza allenatore. Più di un lettore mi ha chiesto di spiegare nel dettaglio quelle che ho definito in un articolo "geometrie variabili del Pd". Rispondo volentieri alla sollecitazione in attesa di osservare lo svolgimento del Consiglio.

Il PD è un partito grande e complesso. Per comprenderne l'articolazione occorre in primo luogo fare riferimento alle aree nazionali. All'ultimo congresso i candidati segretari erano tre: Bersani (eletto segretario con Enrico Letta come vice), Franceschini e Marino. L'area Marino è risultata marginale e i suoi membri sono stati poi, quasi dappertutto, risucchiati da altre aree. Franceschini, dopo aver perso il congresso, ha invece dato vita ad Area Democratica. Vice di Franceschini era Fassino, oggi sindaco di Torino. Bersani e Franceschini si sono poi riavvicinati in vista di una gestione unitaria del partito. Questa scelta non è stata condivisa da una parte di Area Democratica che ha dato vita a Mo.Dem (Movimento democratico): Veltroni, Fioroni e Gentiloni.

All'interno dell'area Bersani ci sono poi microaree che fanno capo a esponenti di peso della sua segreteria (ad esempio "i giovani turchi" di Fassina) o altri politici di peso (tra questi una menzione speciale merita D'Alema con i tanti dalemiani sparsi per il territorio).

In Puglia il quadro è complicato da due presenze ingombranti. Uno è il "peso massimo" del partito pugliese: Michele Emiliano, che al congresso regionale ha sfidato i candidati di Bersani e Franceschini (Blasi e Minervini), perdendo di un soffio e diventando presidente regionale del Pd. L'altro è Nichi Vendola che dall'esterno del Pd svolge comunque un ruolo di attrazione e repulsione nei confronti di aree e singoli esponenti. Per giungere a Barletta, ci sono due gruppi chiaramente in concorrenza.

Il primo guarda a Bersani attraverso la mediazione di Latorre e Tedesco. Ha nel consigliere regionale Filippo Caracciolo il suo punto di riferimento e coinvolge a livello cittadino (volendo parlare solo di esponenti istituzionali): lo stesso Caracciolo, i consiglieri Scelzi e Torre, l'assessore Corcella. Di area Bersani, non riconducibile allo stesso "ceppo", ma invece alla linea Boccia-Letta, è il neoassessore Divincenzo. È invece ormai a tutti gli effetti un ex bersaniano il consigliere Crudele.

Il secondo gruppo è invece riconducibile a Mo.Dem (in particolare a Fioroni) attraverso la mediazione dell'on. Gero Grassi. Anche qui il riferimento è un consigliere regionale, Ruggiero Mennea, e in questo gruppo sono inquadrati in Consiglio: Bruno, Ruta, Grippo. E l'assessora per ora rinunciataria Cascella, oltre all'intramontabile Terrone.

Al di fuori di queste due aree maggioritarie incontriamo Lasala e Delvecchio sostenuti da Emiliano anche durante la campagna elettorale per le amministrative. Il consigliere Paolillo e l'assessore Guerrieri sono invece di Area democratica, legata in Puglia al nome di Minervini.

Sulla scomposizione e ricomposizione di questi gruppi si gioca la partita per l'egemonia in Consiglio comunale. E se Caracciolo e Mennea contano certamente su 3 consiglieri a testa, la capacità di attrarre gli altri 4 sarà fattore decisivo. Anche in considerazione del fatto che, all'indomani delle elezioni, il sindaco Maffei ha voluto negare l'esistenza di una sua pattuglia di consiglieri. Non è nata insomma un'area Maffei. Se sia stata o meno una scelta saggia, lo si vedrà a partire da domani.
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