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Pubblico impiego contro partite IVA: l’eterno scontro esasperato dall’emergenza Covid

Gli effetti della pandemia evidenziano brutalmente il quadro una società ancora più divisa

"Andrà tutto bene", dicevano. "Ne usciremo più uniti", dicevano. Niente di più falso. Niente di più clamorosamente sbagliato. L'arrivo del Covid in Italia, più che la tanto auspicata armonia da famiglia del "Mulino Bianco", ha fatto venire drammaticamente a galla un malessere sociale che forse covava sotto la cenere da qualche decennio e di cui solo pochi attenti osservatori hanno avuto sentore.

Dopo la prima ondata della pandemia, un po' tutta Italia, nel nome di un nemico comune da sconfiggere, ha accettato tutto sommato di buon grado le restrizioni imposte dai vari DPCM, mostrandosi in questo molto, ma molto più matura, sia della politica, sia soprattutto di certa informazione che, una volta scoppiato il putiferio nel nord Italia, ben lungi dall'ammettere la grave sottovalutazione di quanto accadeva in gennaio a Wuhan e dintorni, si è invece votata alla costante ricerca di un capro espiatorio di comodo, esasperando ulteriormente un' opinione pubblica già particolarmente eccitata dalle vicende politiche di fine 2019.

Un clima divisivo che è continuato latente per tutta l'estate e che oggi, con il prevedibile arrivo della seconda ondata (prevedibile come ogni anno l'influenza stagionale) è culminato in tutta la sua esasperazione, in un poco promettente tutti contro tutti fra cittadini, come del resto si evince dando una sbirciata ai social.

Tutti contro tutti dicevamo: destra contro sinistra (immancabile), "negazionisti" (?) contro "pauristi", adulti contro giovani della "movida", "irresponsabili" contro "ultras del Covid", Michele Emiliano contro la triade formata da mamme, ministri e TAR. Ed infine, dulcis in fundo, lo scontro finale all'arma bianca tra "fannulloni" ed "evasori", o meglio, tra dipendenti pubblici e partite IVA.

Due pezzi di società che - causa una classe politica più attenta al facile consenso che a un giusto equilibrio sociale – forse non hanno mai smesso di guardarsi in cagnesco e che oggi, con un probabile nuovo lockdown alle porte, manifestano l'un verso l'altro un sentimento che se non si può ancora definire rancore, di certo gli assomiglia molto.

Per farsi un'idea di questa pericolosa divisione, e per avere un fedele spaccato di quel che pensano gli uni degli altri, è sufficiente andarsi a leggere i commenti sui social network a proposito delle recenti manifestazioni di protesta da parte dei ristoratori contro l'ultimo DPCM del governo. Si va dal classico "voi non fate gli scontrini" al "voi invece marcate il badge e passate la giornata al bar"; dal "voi avete fatto le vacanze in Sardegna e ora piangete" al "voi invece già ora in ufficio giocate al solitario, figuriamoci in smart working".

"Evasori" contro "fannulloni" appunto, l'un contro l'altro armati a causa di una emergenza economica dovuta alla pandemia, che rischia di esasperare ulteriormente gli animi portando al pettine nodi colpevolmente irrisolti da decenni, causa ignavia sociale ed opportunismo politico.

"Evasori contro "fannulloni" quindi, categorie che al netto delle iperboli rappresentano alla perfezione vizi e virtù quasi ancestrali dell'italiano medio che, ripetiamo, ci portiamo dietro da svariati decenni e su cui l'unica certezza a prova di bomba che ci sentiamo di affermare è che in questa guerra (ancora dialettica per fortuna) non ci sono innocenti, nè tanto meno vittime o martiri. Perché - pur prendendo le dovute distanze da facili generalizzazioni - il fatto che ci siano esercenti che dimezzano gli scontrini (quando li fanno) e personale del pubblico impiego più avvezzo agli aperitivi che ai gestionali, non è che l'ennesimo segreto di Pulcinella di questo scalcagnato paese. Non solo, ma non è che un segreto di Pulcinella anche il fatto che tra "evasori" e "fannulloni" esiste anche una terza categoria: gli "ibridi". Un esempio? Qualcuno ha mai visto una ricevuta fiscale del doposcuola? E poi, chi non conosce la fatidica domanda da visita specialistica "con IVA o senza"?

E qui entra in ballo anche il comune cittadino. Anch'esso, ad essere generosi, tutt'altro che povera vittima di questo sistema. Quello che si lamenta su Facebook degli scontrini non battuti, quando magari egli stesso è il primo a dire all'esercente di "fare più bassa la ricevuta" una volta ottenuto, dopo la classica sceneggiata meroliana, il tanto agognato sconto. Oppure quello ancora più insopportabile: il "cittadino informato" (sic). L'individuo che con piglio serioso e solenne a mo' del frate trappista di Troisi (quello del celebre "ricordati che devi morire"), si lamenta di tutto: delle tasse, della burocrazia, della "casta", della "cricca", della corruzione (magari scritto con due zeta), dell'inefficienza della pubblica amministrazione, tranne però di quella sotto casa, dove magari ci lavora l'amico, il parente o il congiunto.

Questo, signori, è il quadro desolante di un paese, l'Italia, che l'emergenza Covid e la conseguente crisi socio-economica hanno brutalmente e drammaticamente messo a nudo. Il quadro di paese che stavolta sta affondando per davvero (altro che i "fate presto" di qualche anno fa). E quando la nave affonda - "evasore", "fannullone", "ibrido" o "cittadino informato" che sia – prima o poi l'acqua alla gola arriva per tutti.
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