Associazioni
Provincia BT, «tabù per i seguaci dell’immobilismo»
Intervento del giornalista Emanuele Porcelluzzi. «Cammino tortuoso pieno di bizantinismi giuridici»
BAT - venerdì 19 novembre 2010
18.21
«Non poteva essere diversamente per l'insolito e tragico fato, quest'ultimo nelle vesti di un regista di una pellicola vista più volte che ferma nelle immagini l'ancestrale immobilismo del Sud ossia di un suo lembo, quale la Puglia assurta, in tempi non lontani, ad essere considerata la California dello stivale d'Italia in un suo preciso e delimitato territorio, comprendente anche l'attuale sesta provincia pugliese, però attenta, comunque, a non concedere fughe in avanti a chicchessia per non dover ammettere perdite di prestigio a favore della nascente e, poi, venuta alla luce, attraverso lancinanti doglie da parto, durate più di cinquant'anni, della Provincia BT». Inizia così l'intervento del giornalista Michele Porcelluzzi che fotografa l'attuale situazione della sesta provincia pugliese.
«Un cammino tortuoso il suo, dopo essere uscito dal grembo di una politica non disposta a dichiararsi, coram populo, di essere contraria al suo concepimento, ma che è ricorsa ai bizantinismi giuridici per mischiare, ad ogni piè sospinto, le carte amministrative che passavano dalle mani della politica di turno a quella che gli succedeva, però incalzati da una sorta di muta di cani ovvero dai componenti del Comitato di Lotta, pronti a mordere i polpacci di coloro che erano contrari al progetto di "Barletta Provincia", prima, e di Andria e Trani, dopo, come capoluoghi con pari dignità.
I non favorevoli all'istituzione della nuova Provincia BT si trinceravano dietro paventati parassitismi, configurati come inutili gettiti di denaro pubblico, non considerando che se c'erano soldi pubblici spesi, in malo modo, non erano quelli che sarebbero stati erogati a fronte dell'erigenda BT, perché avrebbero dovuto soffermarsi invece sulle ricadute economiche a beneficio del territorio, finalizzate, soprattutto, al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni ivi residenti.
Come per un fatto, quasi miracolistico, il Comitato di Lotta, ora, per la sesta provincia, riusciva a strappare il decreto istitutivo della medesima dalle mani forse di un governo distratto (?), assolutamente no perchè, in quel tempo, il partito della Lega Nord sia nel nord-ovest sia nel nord-est, consentiva, a manca e a destra, il formarsi di altre province.
A questo punto, secondo il giudizio del Comitato di Lotta, la Provincia era così divenuta cosa santa e giusta, e coloro che erano ostili alla costituzione della stessa, avevano deposto le armi della protesta denigratoria, affilando quelle machiavelliche meno gridate, che sarebbero risultate parecchio efficaci sul piano strategico.
Di Provincia, a Barletta, si inizia a parlarne sin dagli anni Venti, in cui si verifica un moto popolare soffocato, addirittura, dall'intervento dei soldati, diciamocelo un abbrivio per nulla esaltante, che sta a dimostrare la non disponibilità, sin d'allora, della governance del tempo.
Tornando ai giorni nostri, accade che il pallino della provincia passa, per ironia della sorte, tra le mani degli eredi di quel ventennio, con la vittoria delle indette elezioni provinciali, di coloro che, abbandonata, per convenienza tattica, ogni pregiudiziale nei confronti dell'Ente, si insediano negli organismi provinciali, scatenando una conflittualità di natura amministrativa, forse finalizzata a creare uno stato d'inerzia dell'apparato provinciale, presumibilmente col sotteso intento di far apparire l'istituto della provincia, ancora un volta, come qualcosa di superfluo e, quindi, un orpello inutile per le popolazioni interessate, che, tra l'altro, serve per diffondere falsi problemi e per spegnere, negli irriducibili, la passione politica e civile per la BT.
C'è da registrare, nel Sud della penisola, la diffusione di un leghismo meridionale, che, al contrario di quello del Nord fortemente interessato alla creazione delle province certamente ritenute positive, si propone lo scopo di ricostituire nuove oligarchie politiche che hanno perso il loro ruolo nazionale.
Un appello per coloro che vacillano perché sognavano una provincia migliore: resistere e lottare perchè la Sesta Provincia Pugliese non naufraghi per il grande timore dei cambiamenti che hanno finito per penalizzare, oltremodo, la gente del Mezzogiorno d'Italia».
Emanuele Porcelluzzi
«Un cammino tortuoso il suo, dopo essere uscito dal grembo di una politica non disposta a dichiararsi, coram populo, di essere contraria al suo concepimento, ma che è ricorsa ai bizantinismi giuridici per mischiare, ad ogni piè sospinto, le carte amministrative che passavano dalle mani della politica di turno a quella che gli succedeva, però incalzati da una sorta di muta di cani ovvero dai componenti del Comitato di Lotta, pronti a mordere i polpacci di coloro che erano contrari al progetto di "Barletta Provincia", prima, e di Andria e Trani, dopo, come capoluoghi con pari dignità.
I non favorevoli all'istituzione della nuova Provincia BT si trinceravano dietro paventati parassitismi, configurati come inutili gettiti di denaro pubblico, non considerando che se c'erano soldi pubblici spesi, in malo modo, non erano quelli che sarebbero stati erogati a fronte dell'erigenda BT, perché avrebbero dovuto soffermarsi invece sulle ricadute economiche a beneficio del territorio, finalizzate, soprattutto, al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni ivi residenti.
Come per un fatto, quasi miracolistico, il Comitato di Lotta, ora, per la sesta provincia, riusciva a strappare il decreto istitutivo della medesima dalle mani forse di un governo distratto (?), assolutamente no perchè, in quel tempo, il partito della Lega Nord sia nel nord-ovest sia nel nord-est, consentiva, a manca e a destra, il formarsi di altre province.
A questo punto, secondo il giudizio del Comitato di Lotta, la Provincia era così divenuta cosa santa e giusta, e coloro che erano ostili alla costituzione della stessa, avevano deposto le armi della protesta denigratoria, affilando quelle machiavelliche meno gridate, che sarebbero risultate parecchio efficaci sul piano strategico.
Di Provincia, a Barletta, si inizia a parlarne sin dagli anni Venti, in cui si verifica un moto popolare soffocato, addirittura, dall'intervento dei soldati, diciamocelo un abbrivio per nulla esaltante, che sta a dimostrare la non disponibilità, sin d'allora, della governance del tempo.
Tornando ai giorni nostri, accade che il pallino della provincia passa, per ironia della sorte, tra le mani degli eredi di quel ventennio, con la vittoria delle indette elezioni provinciali, di coloro che, abbandonata, per convenienza tattica, ogni pregiudiziale nei confronti dell'Ente, si insediano negli organismi provinciali, scatenando una conflittualità di natura amministrativa, forse finalizzata a creare uno stato d'inerzia dell'apparato provinciale, presumibilmente col sotteso intento di far apparire l'istituto della provincia, ancora un volta, come qualcosa di superfluo e, quindi, un orpello inutile per le popolazioni interessate, che, tra l'altro, serve per diffondere falsi problemi e per spegnere, negli irriducibili, la passione politica e civile per la BT.
C'è da registrare, nel Sud della penisola, la diffusione di un leghismo meridionale, che, al contrario di quello del Nord fortemente interessato alla creazione delle province certamente ritenute positive, si propone lo scopo di ricostituire nuove oligarchie politiche che hanno perso il loro ruolo nazionale.
Un appello per coloro che vacillano perché sognavano una provincia migliore: resistere e lottare perchè la Sesta Provincia Pugliese non naufraghi per il grande timore dei cambiamenti che hanno finito per penalizzare, oltremodo, la gente del Mezzogiorno d'Italia».
Emanuele Porcelluzzi