La città
Piazza Principe Umberto, tra alberi e cancelli imperversa il “cittadino criticone”
Sui social viaggiano con facilità le polemiche da tastiera
Barletta - giovedì 30 luglio 2020
Sarà che quella del "green" a tutti costi pare essere diventata la moda del momento, sarà che quando si tratta di opere pubbliche la vis polemica dei barlettani raggiunge vette di parossismo tali da far impallidire il teatrino dei talk show televisivi, sarà che grazie ai social ogni cittadino (il che in democrazia è un bene, con buona pace degli acchiappa fantasmi delle cosiddette "fake news") può dire la sua, ma delle volte contare fino a dieci prima di emanare verdetti inappellabili, come recita qualche testo sacro, sarebbe cosa buona e giusta.
E' il caso, per esempio, della diatriba nata dopo la rimozione della cancellata dell'ex ospedale Umberto I e che verte sulla presenza di pochi alberi e poco verde in quella che sarà la nuova piazza alla consegna dei lavori. Una polemica montata a tal punto da costringere il sindaco Cosimo Cannito a pubblicare una nota in cui, a nome dell'amministrazione comunale, ha illustrato le motivazioni tecniche della mancata piantumazione di alberi nell'area fino a poco tempo fa racchiusa all'interno della cancellata.A rendere difficile tale operazione è in particolare la presenza poco sotto la pavimentazione, del solaio di una cabina MT-BT interrata dell'ENEL e di una condotta fognaria. La piantumazione di un albero, visto lo svilupparsi delle radici, comporterebbe con il tempo la possibilità di seri danni alla impermeabilizzazione causando pericolose infiltrazioni d'acqua con conseguenze facilmente immaginabili, specie nel caso della cabina di trasformazione.
Polemica conclusa? Neanche per sogno. Qualcuno, nel nome del "Dio virgulto", è arrivato ad ipotizzare un massetto più spesso in modo tale da consentire la piantumazione dei tanto agognati alberelli. Cosa non impossibile, intendiamoci. A patto di demolire per intero le strutture portanti di cabine elettriche, depositi e quant'altro per poi ricostruirle in modo tale da sopportare l'inevitabile aumento di peso sul solaio. Tutte operazioni che in tempi di vacche magre, mancati introiti derivanti dalle tasse comunali e pandemie assortite comporterebbero un esborso di quattrini tale da indurre la Corte dei Conti praticamente a piantare le tende in città.
Certo per quanto riguarda la questione "verde", naturalmente si potrebbe ovviare collocando ad esempio delle aiuole magari simili a quelle presenti su Corso Vittorio Emanuele, il che, tra l'altro, non sarebbe un inedito in Piazza Principe Umberto. Perché - intendiamoci - a chi non piacerebbe vivere una città ricca di aree verdi?
Altro motivo di polemica poi, la questione sicurezza, soprattutto perché non di rado questa zona della città è stata teatro di scene poco edificanti, tra cui tempo fa persino di un omicidio. Protagonisti di questi fatti di cronaca spesso cittadini stranieri talvolta un po' alticci, tanto che sempre nell'ambito della polemica sugli alberi, più di qualcuno sui social ha ironicamente ribattezzato il luogo come "Piazza Peroni" o "Largo Romania", come se la presenza o meno degli alberi fungesse da deterrente all'ubriachezza molesta. Un luogo comune del resto facilmente smontabile facendosi un giro ai giardini del castello di mattina presto, dove è facile imbattersi in aiuole adibite a cloaca massima dagli italianissimi e barlettanissimi avventori della sera prima.
Per concludere, è giusto, è sacrosanto desiderare una Barletta più vivibile. Una Barletta più verde. Una Barletta a misura d'uomo. Ed è giustissimo che il cittadino pungoli i propri governanti affinché tutto ciò sia possibile.
L'importante è rendersi conto che in natura, come nei fatti umani, i cambiamenti avvengono in maniera graduale. Sta a noi cittadini indirizzarli in una determinata maniera con le nostre azioni, con il nostro voto, con le nostre rimostranze. A patto che queste ultime siano formulate con cognizione di causa e non per il superficiale e deleterio gusto di polemizzare con la classe politica, di qualunque segno essa sia. Del resto, a qualsiasi livello, i nostri amministratori sono tali perché qualcuno li ce li ha messi. Per questo prima di abbandonarci all'arte che conosciamo meglio, quella del "cittadino criticone", di tanto in tanto guardiamoci allo specchio.
E' il caso, per esempio, della diatriba nata dopo la rimozione della cancellata dell'ex ospedale Umberto I e che verte sulla presenza di pochi alberi e poco verde in quella che sarà la nuova piazza alla consegna dei lavori. Una polemica montata a tal punto da costringere il sindaco Cosimo Cannito a pubblicare una nota in cui, a nome dell'amministrazione comunale, ha illustrato le motivazioni tecniche della mancata piantumazione di alberi nell'area fino a poco tempo fa racchiusa all'interno della cancellata.A rendere difficile tale operazione è in particolare la presenza poco sotto la pavimentazione, del solaio di una cabina MT-BT interrata dell'ENEL e di una condotta fognaria. La piantumazione di un albero, visto lo svilupparsi delle radici, comporterebbe con il tempo la possibilità di seri danni alla impermeabilizzazione causando pericolose infiltrazioni d'acqua con conseguenze facilmente immaginabili, specie nel caso della cabina di trasformazione.
Polemica conclusa? Neanche per sogno. Qualcuno, nel nome del "Dio virgulto", è arrivato ad ipotizzare un massetto più spesso in modo tale da consentire la piantumazione dei tanto agognati alberelli. Cosa non impossibile, intendiamoci. A patto di demolire per intero le strutture portanti di cabine elettriche, depositi e quant'altro per poi ricostruirle in modo tale da sopportare l'inevitabile aumento di peso sul solaio. Tutte operazioni che in tempi di vacche magre, mancati introiti derivanti dalle tasse comunali e pandemie assortite comporterebbero un esborso di quattrini tale da indurre la Corte dei Conti praticamente a piantare le tende in città.
Certo per quanto riguarda la questione "verde", naturalmente si potrebbe ovviare collocando ad esempio delle aiuole magari simili a quelle presenti su Corso Vittorio Emanuele, il che, tra l'altro, non sarebbe un inedito in Piazza Principe Umberto. Perché - intendiamoci - a chi non piacerebbe vivere una città ricca di aree verdi?
Altro motivo di polemica poi, la questione sicurezza, soprattutto perché non di rado questa zona della città è stata teatro di scene poco edificanti, tra cui tempo fa persino di un omicidio. Protagonisti di questi fatti di cronaca spesso cittadini stranieri talvolta un po' alticci, tanto che sempre nell'ambito della polemica sugli alberi, più di qualcuno sui social ha ironicamente ribattezzato il luogo come "Piazza Peroni" o "Largo Romania", come se la presenza o meno degli alberi fungesse da deterrente all'ubriachezza molesta. Un luogo comune del resto facilmente smontabile facendosi un giro ai giardini del castello di mattina presto, dove è facile imbattersi in aiuole adibite a cloaca massima dagli italianissimi e barlettanissimi avventori della sera prima.
Per concludere, è giusto, è sacrosanto desiderare una Barletta più vivibile. Una Barletta più verde. Una Barletta a misura d'uomo. Ed è giustissimo che il cittadino pungoli i propri governanti affinché tutto ciò sia possibile.
L'importante è rendersi conto che in natura, come nei fatti umani, i cambiamenti avvengono in maniera graduale. Sta a noi cittadini indirizzarli in una determinata maniera con le nostre azioni, con il nostro voto, con le nostre rimostranze. A patto che queste ultime siano formulate con cognizione di causa e non per il superficiale e deleterio gusto di polemizzare con la classe politica, di qualunque segno essa sia. Del resto, a qualsiasi livello, i nostri amministratori sono tali perché qualcuno li ce li ha messi. Per questo prima di abbandonarci all'arte che conosciamo meglio, quella del "cittadino criticone", di tanto in tanto guardiamoci allo specchio.