La città
Peter si racconta: la vita “colorata” di un omosessuale a Barletta
Tra rapporto di coppia e amicizie, tra pregiudizi ed emancipazione
Barletta - martedì 3 giugno 2014
L'omosessualità, la vita, l'amore, il lavoro, tra pregiudizi ed emancipazione viaggia il percorso di chi come Peter si è riscoperto gay a 23 anni, dovendo affrontare un mondo nuovo e tante piccole grandi sorprese. Peter ha scelto un nome di fantasia per raccontarsi e raccontarci il suo viaggio tra Bari, città in cui è nato, e Barletta, città in cui vive da più di un anno per lavoro e per amore, traendo il suo nome per quest'intervista dal suo personaggio preferito dei cartoni: Peter Pan, l'eterno bambino. Un mondo colorato il suo, che riesce a trascinare nella bellezza dell'essere se stessi, attraverso la fortuna di essere amati e la gioia delle piccole cose quotidiane.
Quando e in che modo è iniziata la tua esperienza di vita nel mondo dell'omosessualità?
«L'ho scoperto a 23 anni, tramite un amico, ex collega di lavoro, omosessuale che nutriva dei dubbi su di me, chiamandomi "velato" come ci si chiama amichevolmente tra omo quando non si ha ancora una conoscenza diretta di se stessi. Grazie a lui ho conosciuto un altro amico con il quale ho intrapreso un rapporto, riscoprendomi quindi omosessuale».
Questa scoperta inizialmente ti ha turbato o affascinato?
«Io fortunatamente, come tanti altri, non ho vissuto la fase di "repressione" della scoperta, anzi questa è stata la migliore risposta che potessi darmi alle tante domande che da sempre, da bambino, nell'adolescenza e nel rapportarmi con gli altri ragazzi, mi ponevo».
All'epoca vivevi ancora a Bari, trasferendoti a Barletta il tuo essere omosessuale ha condizionato il tuo relazionarti con la gente o le tue esperienze?
«Facendo un viaggio nel passato sicuramente in principio ricordo di aver avuto un po' paura a rapportarmi con la società in generale, così a Barletta come a Bari. Adesso sarà l'età o l'esperienza di vita che ho maturato, ma ho preso pienamente posizione nella mia omosessualità, poi devo dire che nel passaggio da Bari a Barletta, nonostante si possa immaginare che una città più piccola abbia una mentalità più chiusa, io non ho subito scossoni, sia a livello morale che sociale. In fondo non avevo dubbi che sarei stato tranquillamente accettato, essendo oggigiorno l'omosessualità una cosa molto diffusa».
Nella sfera amicale credi che il tuo essere gay possa essere pregiudizievole nella scelta o nel crearsi dei rapporti?
«Sicuramente non influenza me ma influenza chi ho di fronte. E' molto più facile che mi rapporti con un individuo di sesso femminile che maschile, perché può accadere che nell'uomo sia presente ancora oggi quello strascico di omofobia».
Definisci quella omosessuale come una "vita colorata", perché?
«La vita dell'omosessuale fa moda dai tempi dei tempi, tanti gay sono stilisti, tanti artisti sono omosessuali, tanti cuochi lo sono e tanti altri che fanno diversi lavori. L'omosessuale sicuramente nella società è una figura predominante, perché si lancia, ci crede, è egocentrico, diversamente da chi nasce etero che prevede, nella maggior parte dei casi di mettere su famiglia e tutto ciò che ne consegue, mentre l'omosessuale è diverso, nasce, vive e vive, vive, vive».
Si potrebbe immaginare che chi nasce o si scopre gay debba possedere necessariamente una mentalità aperta. Pensi ci possa essere invece un gay con una mentalità chiusa?
«Assolutamente si, perché l'omo è vario così come l'etero, ci sono ovviamente diverse sfaccettature di carattere. Io sono stato fortunato, la mia famiglia ha accettato sin da subito la mia natura, magari tanti altri ragazzi meno fortunati non sono stati accettati sin da subito, vivendo quindi in una condizione mentale o un'educazione familiare che li ha portati ad essere un po' chiusi».
Cosa sentiresti di dire a queste persone "velate"?
«E' difficile, io ho conosciuto una persona che aveva paura di scoprirsi, che avrebbe voluto da un giorno all'altro svegliarsi ed essere diverso. So che i consigli si danno dalle esperienze fatte, io ripeto, la mia esperienza è stata molto positiva perciò in queste situazioni ho le mani legate. E' difficile dire a qualcuno che vive ancora nel baco "esplodi, diventa farfalla", l'unica cosa che si può dire è "vivete", non è perché si viene "pre-giudicati" che ci si deve sentire necessariamente accusati».
Il tuo corpo è molto colorato grazie ai tatuaggi, sicuramente porta i segni delle tue esperienze di vita, se dovessi scegliere di quale parleresti?
«Tutti hanno un valore molto importante, ma nella mia esperienza omosessuale sicuramente ce n'è uno, un mini pony, che rappresenta in principio i sei colori dell'arcobaleno, come i miei sei nipoti, inoltre quei colori sono sulla bandiera LGBT, quindi questo è stato per me un punto di forza. L'ho tatuato non per etichettarmi ma quando si sta bene con se stessi è anche bello che lo sappiano gli altri ed essendo io molto solare questo tatuaggio mi rappresenta in tutto e per tutto».
In che modo vivi la tua vita di coppia a Barletta?
«Sono qui oltre che per il lavoro anche per poter vivere la mia vita sentimentale. Posso dire finora di non aver mai vissuto screzi con la società, qui si vive abbastanza bene e diversamente da quello che pensavo Barletta è abbastanza aperta nei confronti di diverse problematiche, forse anche più della mia città stessa».
Se ti dovessi definire in poche frasi cosa diresti di te stesso?
«Io sono un ragazzo determinato, come tanti sognatore anche se per certi aspetti molto impulsivo, anche sbagliando su questo. Dire egocentrico sarebbe scontato, ma questo fa parte del "colore". In una sola parola direi determinato ma sotto certi aspetti purtroppo poco riflessivo».
Cosa credi che diranno i nostri lettori dopo aver letto la tua intervista?
«Io vivo di pregiudizi purtroppo, sapendo che nonostante io ne abbia vissuti molti questo non significa necessariamente che io stesso non ne debba avere, sapendo che nella vita si sbaglia e s'impara in continuazione. Che dire, sono curioso, mi aspetto tanti giudizi negativi ma anche tanti positivi perché credo di essere tra i pochi che si aprono in questo modo alla società».
Quando e in che modo è iniziata la tua esperienza di vita nel mondo dell'omosessualità?
«L'ho scoperto a 23 anni, tramite un amico, ex collega di lavoro, omosessuale che nutriva dei dubbi su di me, chiamandomi "velato" come ci si chiama amichevolmente tra omo quando non si ha ancora una conoscenza diretta di se stessi. Grazie a lui ho conosciuto un altro amico con il quale ho intrapreso un rapporto, riscoprendomi quindi omosessuale».
Questa scoperta inizialmente ti ha turbato o affascinato?
«Io fortunatamente, come tanti altri, non ho vissuto la fase di "repressione" della scoperta, anzi questa è stata la migliore risposta che potessi darmi alle tante domande che da sempre, da bambino, nell'adolescenza e nel rapportarmi con gli altri ragazzi, mi ponevo».
All'epoca vivevi ancora a Bari, trasferendoti a Barletta il tuo essere omosessuale ha condizionato il tuo relazionarti con la gente o le tue esperienze?
«Facendo un viaggio nel passato sicuramente in principio ricordo di aver avuto un po' paura a rapportarmi con la società in generale, così a Barletta come a Bari. Adesso sarà l'età o l'esperienza di vita che ho maturato, ma ho preso pienamente posizione nella mia omosessualità, poi devo dire che nel passaggio da Bari a Barletta, nonostante si possa immaginare che una città più piccola abbia una mentalità più chiusa, io non ho subito scossoni, sia a livello morale che sociale. In fondo non avevo dubbi che sarei stato tranquillamente accettato, essendo oggigiorno l'omosessualità una cosa molto diffusa».
Nella sfera amicale credi che il tuo essere gay possa essere pregiudizievole nella scelta o nel crearsi dei rapporti?
«Sicuramente non influenza me ma influenza chi ho di fronte. E' molto più facile che mi rapporti con un individuo di sesso femminile che maschile, perché può accadere che nell'uomo sia presente ancora oggi quello strascico di omofobia».
Definisci quella omosessuale come una "vita colorata", perché?
«La vita dell'omosessuale fa moda dai tempi dei tempi, tanti gay sono stilisti, tanti artisti sono omosessuali, tanti cuochi lo sono e tanti altri che fanno diversi lavori. L'omosessuale sicuramente nella società è una figura predominante, perché si lancia, ci crede, è egocentrico, diversamente da chi nasce etero che prevede, nella maggior parte dei casi di mettere su famiglia e tutto ciò che ne consegue, mentre l'omosessuale è diverso, nasce, vive e vive, vive, vive».
Si potrebbe immaginare che chi nasce o si scopre gay debba possedere necessariamente una mentalità aperta. Pensi ci possa essere invece un gay con una mentalità chiusa?
«Assolutamente si, perché l'omo è vario così come l'etero, ci sono ovviamente diverse sfaccettature di carattere. Io sono stato fortunato, la mia famiglia ha accettato sin da subito la mia natura, magari tanti altri ragazzi meno fortunati non sono stati accettati sin da subito, vivendo quindi in una condizione mentale o un'educazione familiare che li ha portati ad essere un po' chiusi».
Cosa sentiresti di dire a queste persone "velate"?
«E' difficile, io ho conosciuto una persona che aveva paura di scoprirsi, che avrebbe voluto da un giorno all'altro svegliarsi ed essere diverso. So che i consigli si danno dalle esperienze fatte, io ripeto, la mia esperienza è stata molto positiva perciò in queste situazioni ho le mani legate. E' difficile dire a qualcuno che vive ancora nel baco "esplodi, diventa farfalla", l'unica cosa che si può dire è "vivete", non è perché si viene "pre-giudicati" che ci si deve sentire necessariamente accusati».
Il tuo corpo è molto colorato grazie ai tatuaggi, sicuramente porta i segni delle tue esperienze di vita, se dovessi scegliere di quale parleresti?
«Tutti hanno un valore molto importante, ma nella mia esperienza omosessuale sicuramente ce n'è uno, un mini pony, che rappresenta in principio i sei colori dell'arcobaleno, come i miei sei nipoti, inoltre quei colori sono sulla bandiera LGBT, quindi questo è stato per me un punto di forza. L'ho tatuato non per etichettarmi ma quando si sta bene con se stessi è anche bello che lo sappiano gli altri ed essendo io molto solare questo tatuaggio mi rappresenta in tutto e per tutto».
In che modo vivi la tua vita di coppia a Barletta?
«Sono qui oltre che per il lavoro anche per poter vivere la mia vita sentimentale. Posso dire finora di non aver mai vissuto screzi con la società, qui si vive abbastanza bene e diversamente da quello che pensavo Barletta è abbastanza aperta nei confronti di diverse problematiche, forse anche più della mia città stessa».
Se ti dovessi definire in poche frasi cosa diresti di te stesso?
«Io sono un ragazzo determinato, come tanti sognatore anche se per certi aspetti molto impulsivo, anche sbagliando su questo. Dire egocentrico sarebbe scontato, ma questo fa parte del "colore". In una sola parola direi determinato ma sotto certi aspetti purtroppo poco riflessivo».
Cosa credi che diranno i nostri lettori dopo aver letto la tua intervista?
«Io vivo di pregiudizi purtroppo, sapendo che nonostante io ne abbia vissuti molti questo non significa necessariamente che io stesso non ne debba avere, sapendo che nella vita si sbaglia e s'impara in continuazione. Che dire, sono curioso, mi aspetto tanti giudizi negativi ma anche tanti positivi perché credo di essere tra i pochi che si aprono in questo modo alla società».